Avevo un fuoco dentro. Storia di un dolore che non si può dire
- Autore: Tea Ranno
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2024
Tea Ranno, famosa scrittrice di opere di grande successo, come Cenere, La sposa vermiglia, Viola Foscari, L’amurusanza, Terramarina, Gioia mia, torna in libreria con un libro molto intimo e personale, intitolato: Avevo un fuoco dentro. Storia di un dolore che non si può dire, edito da Mondadori nella collana “Strade Blu”.
Un libro che colpisce nel profondo il lettore a causa dell’intima sofferenza che vi è narrata. Una sofferenza che non urla, ma vorrebbe farlo e soprattutto vorrebbe essere compresa e curata nel migliore dei modi.
Emerge un vissuto molto personale:
Ho capito che il dolore era storia di tutte, che il non essere creduta era storia di tutte, che le diagnosi sbagliate erano storia di tante, che arrivare a morirci, di endometriosi, era storia di qualcuna … e adesso, forse, pure la mia.
Il romanzo ha un sottotitolo che fa comprendere la gravità della malattia, che recita così:
Storia di un dolore che non si può dire.
Tea Ranno è colpita da questa malattia da sempre. Di che si tratta? Si tratta di endometriosi, una malattia che colpisce le donne e che spesso viene sottovalutata, non compresa, e soprattutto non curata come si deve:
Ma non è che tu soffri di endometriosi? Sarebbe? Una malattia dell’apparato genitale. (…) È molto subdola, molto cattiva. Una parte dell’edometrio si sfalda e va a colonizzare aree che non gli appartengono. Per averne conferma, bisognerebbe fare una biopsia.(…) Ovvero può capitare che, durante il ciclo mestruale, alcune cellule endometri ali risalgano le tube, raggiungano la cavità pelvica, s’impiantino nel peritoneo e…danno vita a quelle che vengono chiamate “isole endometriosiche” che, siccome sono fatte dello stesso tessuto dell’utero sono riccamente irrorate, perciò a ogni ciclo s’inzuppano di sangue, s’infiammano e provocano dolore.
Per l’autrice la malattia con cui ha convissuto gran parte della sua vita, è stata spesso fonte di imbarazzo. Come una mattina a scuola, quando si è ritrovata con i pantaloni inzuppati, il sangue che scendeva con un rivolo lungo la gamba, e non sapeva come fare a tornare a casa. La stessa malattia e la sua sofferenza è stata spesso sottovalutata da parenti ed amici, liquidata con “ne soffrono tutte, cosa vuoi che sia, poi passa”.
Già, però non passava mai, ed era sempre peggio. Fino a che l’autrice si risveglia in ospedale:
E’ stata appena operata d’urgenza per una infezione che, partita dall’utero, è arrivata ad infuocarle l’intestino, il fegato, i polmoni. Ed è stata salvata in extremis.
Lei prende consapevolezza di essere malata, ma di potersi salvare, e soprattutto cerca di soffrire un po’ meno. Ci riuscirà? Magari passando anche attraverso la scrittura di questo libro. Mettendosi a nudo in un non facile rapporto con il proprio essere, e il proprio male interiore?
Tea Ranno, in questo memoir, si apre ai suoi lettori come non aveva mai fatto.
È doloroso parlare di se stessi, e di ciò che più ci affligge da così tanto tempo. Ma la scrittrice lo fa, aprendosi completamente, racconta di sé, delle proprie impressioni, delle proprie difficoltà, della incomprensione trovata in medici, chirurghi, ginecologi, che non capiscono e sottovalutano ciò che lei va dicendo.
E tutto parte da lei, che:
“Non è più una ragazza, il prossimo dieci maggio compirò quarantasei anni, ho due figlie – gemelle- di undici anni, un marito e una malattia che mi ha portato dove, a detta di un infermiere, mi hanno ripresa per i capelli.”
Ne scaturisce un ininterrotto flusso di coscienza, che colpisce per lo stile di linguaggio, semplice, schietto, fatto di poche, ma acute frasi; e per il contenuto.
Gli scogli da superare sono immensi, non è facile parlare di sé stessi, non si è compresi, non ci si comprende nell’intimo.
È una vicenda:
Fatta di rabbia e di impotenza, di diagnosi e cure sbagliate, della faticosa ricerca di un figlio, ma anche di amicizie e di incontri salvifici.
Il messaggio che contiene si rivolge alle donne, a tutte loro:
Cerca di dar voce a tutte loro, per aggiungere anzi la sua voce a quella di chi già sta lottando perché questa malattia non rimanga invisibile, e per ricordarci che le nostre passioni più profonde possono sempre aiutarci a uscire dall’abisso, che questo libro esiste.
Per comprendere ed aiutare tutte le donne, per guarire e curare nei miglior modo possibile. Una lettura interessante e profonda, soprattutto nei sentimenti.
Avevo un fuoco dentro. Storia di un dolore che non si può dire
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Un libro perfetto per...
Adatto a chi ama leggere storie vere legate ad una malattia.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Avevo un fuoco dentro. Storia di un dolore che non si può dire
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