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Recensioni di libri

L’archivio del diavolo di Pupi Avati

Solferino, 2020 - Torna Pupi Avati con un noir dalle sfumature gotiche, dove riprende antiche situazioni mai chiarite.

Cristina Biolcati
Cristina Biolcati Pubblicato il 06-01-2021

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L'archivio del diavolo

L’archivio del diavolo

  • Autore: Pupi Avati
  • Genere: Gialli, Noir, Thriller
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2020

Scheda e prezzo libro:

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Pupi Avati è un grande regista, per cui è logico che la sua prosa sia accattivante e immediata, quasi si stesse guardando un film. Ne L’archivio del diavolo, edito da Solferino nel settembre 2020, ritroviamo quelle atmosfere gotiche da Casa delle finestre che ridono, anche se l’opera intende essere un continuum con Il signor diavolo, un’occasione per chiarire i tanti misteri rimasti in sospeso. Anzi, addirittura il secondo libro di una trilogia che potrebbe sviluppare nuove sfaccettature sul tema principale, ovvero la presenza del Maligno, inteso come corruzione estrema in una comunità di uomini che non si rivelano mai davvero innocenti, nessuno escluso. Omuncoli, come direbbe qualcuno, preda delle loro debolezze, vittime di ricatti o ricattatori, dove vige il principio che bisogna mettere sempre tutto a tacere. Però il male esiste, quello vero, con la M maiuscola. E la fine che il regista-scrittore fa fare ai suoi personaggi inquieta.

In questo romanzo ritroviamo alcuni soggetti conosciuti ne Il signor diavolo e ne impariamo la sorte; soltanto che non sarebbe un noir a tinte gotiche se non ci si mettesse di mezzo quell’incredibile volgersi degli eventi che ha del soprannaturale, che non può essere veramente spiegato senza tirare in ballo la superstizione del nordest contadino degli anni Cinquanta.
Furio Momentè era il funzionario ministeriale inviato da Roma nel piccolo paese del Polesine di Lio Piccolo, scomparso mentre stava indagando sull’omicidio di un ragazzino, figlio di una ricca famiglia veneziana, i Vestri Musy. Ucciso dalla superstizione, da un coetaneo istigato dagli adulti a credere che lui fosse l’incarnazione del diavolo. Dopo avere lasciato una valigia di documenti compromettenti, Momentè ricompare magicamente a Roma, al suo posto esatto, nell’archivio situato nei sotterranei dei Ministero di Grazia e Giustizia. Come nulla fosse, un fantasma che lavora anche di notte, ma per cercare quale verità? E soprattutto, si chiede il lettore, come avrà fatto a liberarsi dall’ossario di quella cripta a cui i servitori del maligno lo avevano condannato?

A Lio Piccolo, da tempo senza un parroco, viene inviato don Stefano Nascetti, non per sua scelta, bensì per espiare una sorta di affronto perpetrato ai danni del questore Carlo Saintjust, la corruzione che ancora una volta vede disarmati di fronte ai potenti.
Coinvolto in una storia di omicidio camuffato da suicidio, con la quale Saintjust ricatta il prete e lo tiene in pugno, e non di certo esente al fascino femminile della maestra Silvana, don Stefano troverà in un certo senso la maniera di riscattarsi. Il ritrovamento di due cadaveri indurrà il procuratore Malchionda a riaprire un caso che era stato chiuso in maniera troppo frettolosa.

Inframezzato a questa storia, ma legato alla vicenda dei Vestri Musy, c’è anche un romanzo che uno dei personaggi sta scrivendo, incentrato sulla paura che aveva Gogol’, il grande drammaturgo russo, della cosiddetta morte apparente. Di risvegliarsi chiuso nella bara. E a tal proposito aveva preteso un coperchio speciale, fabbricato a Venezia. Il fatto che Gogol’ sia stato riesumato girato sul fianco e privo della testa, ha aggiunto sfumature macabre all’intera vicenda. Così come le allucinazioni ipnagogiche inserite, che tengono alta l’attenzione sul mistero. In parole povere, avviarsi verso il sonno può dare origine a variegate esperienze sensoriali. Immagini che hanno la peculiarità di non essere riconducibili a chi le ha originate.

”Tornando al nostro racconto, abbiamo voluto immaginare che in quel grande bacino siano conservati anche gli ultimi istanti di vita di Furio Momentè, prigioniero nella cripta della chiesa di Santa Maria della Neve a Lio Piccolo. Che in quel non luogo siano trattenuti gli ultimi disperati istanti della sua esistenza e le ultime grida che lanciò Gogol’ nel ridestarsi serrato nella sua bara di intagli veneziani.”

Pupi Avati è un intero genere, che si ama e difficilmente si odia. Per questo chi lo ama, sin da quelle ridenti finestre e la leggenda inquietante del prete donna, non dovrebbe perdersi questa sua ultima fatica, in attesa di vedere prossimamente L’archivio del diavolo sul grande schermo.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Un libro perfetto per...

Per chi ama le atmosfere gotiche, dove in agguato ci sono sempre ombre che nessuno aveva notato.

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’archivio del diavolo

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