80 anni sono quasi un secolo, eppure la memoria di quel 16 ottobre, era il 1943, appena un mese era passato dall’armistizio con gli alleati sbarcati in Sicilia, resta viva nella città e non solo fra quanti appartengono alla comunità ebraica romana, la più antica in Italia. Un mio ricordo personale: negli anni Novanta la scrittrice ebrea Angela Levi Bianchini venne nella scuola dove insegnavo, allora Itis Carlo Levi, per incontrare i ragazzi.
16 ottobre 1943: un ricordo
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Oltre a raccontare con commozione la fuga precipitosa di sua madre Marcella che fu avvertita dalla portiera che i nazisti stavano arrivando, circostanza che la salvò dal lager, Angela Bianchini volle regalare agli studenti diverse copie del libro di Giacomo De Benedetti, dal titolo 16 ottobre 1943: il racconto quasi in presa diretta, pubblicato poco dopo la razzia, nel quale il grande critico letterario descriveva il clima nel quale era maturata la pagina più dolorosa della storia della Roma contemporanea: oltre 1000 cittadini romani ebrei, furono prelevati all’alba di un piovosa giornata di ottobre, per essere stipati nei camion che porteranno tutti, uomini, donne bambini, neonati, malati, vecchi invalidi, al collegio militare in via della Lungara.
Da lì, dopo i doverosi accertamenti, gli ebrei furono trasportati alla stazione Tiburtina, dove su un binario li aspettava un treno merci, appositamente allestito, senza finestre, tranne dei microscopici sfiatatoi, nei cui vagoni, subito piombati, furono stipati i prigionieri, che successivamente partiranno per una ignota destinazione, che noi invece conosciamo molto bene: Auschwitz Birkenau, dove li attendeva la morte, per la maggior parte di loro quasi immediata.
Tornarono solo in dodici, e fra essi solo una donna, Settimia Spizzichino, miracolosamente sopravvissuta alle torture, indomita futura testimone.
16 ottobre 1943: i libri da leggere per non dimenticare
Per i più giovani che sanno poco, per gli adulti che hanno dimenticato, suggerisco la rilettura del romanzo di Elsa Morante, La Storia (Einaudi), nelle cui pagine si trova la descrizione di quel treno visto dalla protagonista Ida, che non capisce da dove vengano quelle grida, quei lamenti, quei piccoli pezzi di carta che fuoriuscivano dalla feritoie dei vagoni in procinto di muoversi.
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Oltre al già citato 16 ottobre 1943 di De Benedetti (La nave di Teseo, 2021), ricordo anche E ora dove vado di Marcella Levi Bianchini (Edizioni associate), La parola ebreo di Rosetta Loy (Einaudi), Il secondo piano di Ritanna Armeni (Ponte alle Grazie), Portico d’Ottavia 13 di Anna Foa (Laterza), tutti i romanzi di Lia Levi, La matta di piazza Giudia di Gaetano Petraglia (Giuntina).
Inoltre, per una più ampia ricostruzione storica del 1943 a Roma, è molto interessante rifarsi a un classico, il libro del grande giornalista Paolo Monelli, dal titolo Roma 1943 che risale ai primi mesi del 1945, mentre usciva nelle sale Roma città aperta di Roberto Rossellini, ma che l’editore Einaudi ha pubblicato prima nel 1993 e nuovamente nel 2012, con edizione aggiornata e un’importante prefazione a firma dello storico Lucio Villari.
Opera di grande giornalismo e di intensa testimonianza morale resta, un modello inarrivabile di cronaca autentica, di verità essenziale che poco o nulla ha a che vedere con la tradizione spesso dissimulatrice del giornalismo italiano ( Lucio Villari).
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ottantesimo anniversario della razzia degli ebrei romani: i libri da leggere
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