Alla deriva
- Autore: Maria Messina
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2017
“Alla deriva” (Edizioni Croce, 2017, prefazione di Elena Stancanelli, a cura di Salvatore Asaro) di Maria Messina (Palermo, 14 marzo 1887 - Pistoia, 19 gennaio 1944), pubblicato per la prima volta nel 1920 dalle edizioni Fratelli Treves di Milano, viene ora rieditato dalla casa editrice romana.
“Ha la grazia di una Katherine Mansfield siciliana”.
Con questa sintetica frase nel 1981 Leonardo Sciascia descriveva l’autrice a Elvira Sellerio proponendo all’amica editrice di ripubblicarne i romanzi. Sciascia inoltre scrisse di Maria Messina:
“Ci meraviglia che nell’attuale urgenza delle rivendicazioni femminili e femministe, nell’attenzione delle scrittrici del passato e nel tentativo di costruire principalmente attraverso la loro opera una rappresentazione della condizione femminile nel mondo, in Italia e particolarmente nel Meridione, non pochi suoi libri e il suo nome stesso siano rimasti del tutto ignorati”.
Un ingiusto oblio quello perpetrato nei confronti di questa sensibile autrice, occorreva dunque
“strappare via l’edera che nasconde i bei libri e ritirarli fuori”
come sottolinea nella prefazione al testo Elena Stancanelli.
Così hanno fatto la Edizioni Croce con questa riedizione accompagnata dalla raffinata copertina che ritrae un particolare di un dipinto di John Ruskin, “Blenheim Orange Apple” datato 1873. Tanto singolare quanto sommessa, è stata la parabola di vita di Maria Messina, nata a Palermo da Gaetano, ispettore scolastico, e da Gaetana Valenza Traina, discendente di una famiglia baronale di Prizzi. A causa del lavoro del padre Maria fu costretta a seguire la famiglia nei continui trasferimenti: prima a Messina, poi in Umbria, Toscana, Marche e infine a Napoli, dove si stabilì definitivamente nel 1911. Di aspetto fragile ma di una forza d’animo non comune, come molte giovinette del suo tempo, Maria non frequentò scuole ma ricevette un’istruzione domestica aiutata dalla madre e dal fratello maggiore, che incoraggiò la sua precoce vocazione letteraria.
“Son vissuta sempre sola nella mia piccola famiglia; non sono andata neanche a scuola. I miei maestri sono stati mia madre, quand’ero piccola, e il mio unico ed amato fratello che mi ha additato un ideale. Son dunque vissuta sola, pur non sentendo bisogno d’alcuno, restando un po’ selvatica, un po’ estranea alla vita, pure osservando la vita”.
Maria aveva solo vent’anni quando venne colpita da una malattia che non perdona: la sclerosi multipla. All’incirca in quel periodo Maria Messina iniziò una fitta corrispondenza con Giovanni Verga e grazie al sostegno dello scrittore, tra il 1909 e il 1921, pubblicò una serie di racconti. Inoltre una sua novella uscì sull’importante rivista letteraria La Nuova Antologia, mentre un’altra, La Mèrica uscita su Donna, vinse il premio Medaglia d’Oro. Le maggiori opere letterarie di Messina: “Piccoli gorghi” (1911), “Le briciole del destino” (1918). “Alla deriva” (1920), “Il guinzaglio” (1921) con il quale la scrittrice raggiunse la fama nazionale e “L’amore negato” (1928), il suo ultimo romanzo, scritto sotto dettatura dalla sua infermiera, raccontano la cultura siciliana. Il tema dominante della scrittura limpida e sobria di Messina, è l’avvilente condizione della donna della sua terra d’origine. Isolata, oppressa, resa schiava e spesso picchiata, quella di Messina fu anche e soprattutto una letteratura di denuncia delle reali condizioni di vita delle sue coetanee. L’autrice indagò anche le complicate relazioni sentimentali tra uomini e donne, è il caso di questo romanzo, dove il protagonista Marcello Scalia, un siciliano emigrato in Toscana per completare i propri studi universitari s’innamora di Simonetta una ragazza diversa da lui per ceto sociale e carattere. L’unione matrimoniale che ne seguirà non sarà felice, anzi. È una deriva silenziosa, ma non meno deflagrante, quella che descrive in queste riuscite pagine Maria Messina, che dimostra:
“Alla deriva va dunque l’esistenza quando ostinatamente si ignora quello che ci regala, e la si disattende”.
Morta a Pistoia nel 1944 nell’oblio e dimenticata da tutti, oggi le opere di Maria Messina, tradotte e apprezzate all’estero, sono tornate argomento di studio e dibattito.
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