Aida, l’opera lirica che narra la tormentata storia d’amore tra la principessa etiope e il comandante egizio Radames, è considerata uno dei capolavori di Giuseppe Verdi.
Ogni rappresentazione dell’opera - l’ultima al Teatro dell’Opera di Roma per la regia di Davide Livermore - è un sicuro successo. Ma qual è il segreto dell’Aida, cosa la rende una delle opere liriche più celebrate e popolari?
C’è chi imputa le ragioni dell’imperitura gloria dell’Aida all’ambientazione esotica - scenari sontuosi con piramidi e sfingi - e alla bellezza delle sue arie più celebri, come la Marcia Trionfale, il duetto Celeste Aida o il gran finale O terra addio.
Di certo l’altissima magnificenza della musica gioca un ruolo fondamentale, ma non è da meno il libretto di Andrea Ghislanzoni basato sull’ispirazione di Auguste Mariette, considerato il padre della moderna egittologia scientifica.
Il capolavoro verdiano è un’opera in grado di toccare la sfera emotiva di ciascuno perché tratta le passioni umane: c’è la favola d’amore, certo, ma anche la gelosia, la vendetta, la sete di potere. Ogni personaggio è la rappresentazione di un preciso tipo umano ed è contrassegnato dalla propria sofferenza, dalla propria pena, il che conferisce ad Aida, Radames, Amneris, Ramfis, il re Amonasro, un volto autentico e molto lontano dalla costruzione caricaturale tipica della rappresentazione drammaturgica.
Scopriamo la vera storia dell’Aida, come fu realizzata e quando, e alcune curiosità sulla celebre opera di Verdi.
Aida: l’origine dell’opera verdiana
Nel 1870 è il kedivè d’Egitto, Ismail Pascià in persona, a scrivere a Giuseppe Verdi per chiedere al compositore di realizzare un’opera che celebrasse l’apertura del Canale di Suez. L’inaugurazione del canale aveva un’importanza simbolica: difatti celebrava l’apertura dell’Egitto all’Europa e, di conseguenza, al moderno mondo occidentale.
Per dare al momento la solennità che meritava Pascià voleva puntare su un evento memorabile.
Anni prima aveva assistito alla rappresentazione del Don Carlos all’Opéra di Parigi e ne era rimasto a tal punto stregato da sviluppare un’autentica adorazione per il Maestro italiano. Il primo novembre dell’anno precedente inoltre era stata proprio un’opera di Verdi, Il Rigoletto tratto dal dramma di Hugo, a inaugurare la stagione del nuovo teatro lirico del Cairo, il Khediviale. L’ammirazione di Ismail Pascià per Giuseppe Verdi aveva raggiunto l’apice: il sovrano voleva, a ogni costo, che fosse la musica di Verdi a celebrare l’apertura del Canale di Suez. Ma Verdi, nonostante il lauto compenso offerto, rifiutò.
Il Maestro ormai aveva raggiunto i sessant’anni: era stanco e fermamente deciso a non scrivere più musica e componimenti d’occasione.
Ma non aveva fatto i conti con la perseveranza di Ismail Pascìà che - per avere l’opera gloriosa che bramava - aveva già messo in moto il mondo intero. Il kedivè d’Egitto infatti aveva già contattato l’esperto egittologo francese Auguste Ferdinand Mariette chiedendogli di scrivere un soggetto che avesse come sfondo l’Antico Egitto. Doveva essere un soggetto, ribadì fermamente Pascià, strictement égyptien.
Mariette si mise al lavoro scomodando tutta la sua scienza: consultò libri, manuali, saggi, si basò sulla propria personale esperienza di archeologo, per creare un soggetto che sapesse coniugare al meglio cultura, politica e storiografia. Nacque così l’Aida, la tragica storia della principessa etiope fatta prigioniera in Egitto che si innamora del prode guerriero Radamès. Si tratta di una storia d’amore e di guerra, forse Mariette trasse ispirazione dalla decriptazione di un antico papiro - così almeno narra la leggenda. Di fatto tutti i nomi dei personaggi erano autentici e mutuati dalla storia egiziana, tranne quello di Aida che in origine doveva essere “Aita” ma fu poi modificato per ottenere una sfumatura più melodica.
In ogni caso il soggetto dell’Aida era pronto: ma mancava la musica.
E qui entra in gioco Camille Du Locle, il direttore dell’Opéra di Parigi. Mariette mise in mano il tema del libretto a Du Locle nella speranza che lui potesse musicarlo.
Il direttore dell’Opéra fu subito colpito da quella misteriosa storia d’amore e guerra e, per la sua realizzazione, meditò un piano diabolico.
Du Locle approfittò della visita di Verdi a Parigi nell’aprile del 1870. Lo fece accomodare, gli strinse solennemente la mano, si complimentò blandendo la sua autostima e poi gli mise sotto il naso il libretto dell’Aida. Pare che Du Locle per convincere il Maestro usò l’astuzia: gli disse che l’opera altrimenti sarebbe stata commissionata a Richard Wagner. Forse fu il pungolo della vanità ferita, oppure il lauto compenso promesso - ben 150mila franchi, una cifra faraonica - a convincere Giuseppe Verdi.
Sta di fatto che l’anziano Maestro cedette e finalmente disse sì. Fu così che l’Aida di Mariette divenne l’Aida di Giuseppe Verdi: un connubio irripetibile di parole e musica.
Verdi si appassionò parecchio all’opera, mentre Camille Du Locle si occupava di tradurre in prosa il tema di Mariette e Andrea Ghislanzoni ne elaborava testo, dialoghi e versi. Nel frattempo Giuseppe Verdi si informava sull’Egitto, scoprendo come si vestivano i faraoni e i sacerdoti e quali fossero gli strumenti musicali utilizzati, dai sistri d’argento alle trombe. Verdi girava tutti i musei d’Italia e importunava, con una certa pedanteria, qualsiasi esperto d’Egitto. Era completamente immerso nello sforzo creativo e per lui fu un gran trionfo scoprire l’esistenza nell’antichità di una lunga tromba a un unico pistone; ne avrebbe usata una simile - denominata “clarina” - per l’esecuzione della celebre Marcia trionfale che apre il secondo atto.
In soli cinque mesi Verdi, Camille Du Locle e Andrea Ghislanzoni completarono il libretto basandosi sull’ispirazione di Mariette: ne risultò un’opera in quattro atti.
La prima rappresentazione dell’Aida fu eseguita al Teatro dell’Opera del Cairo il 24 dicembre 1871. Gli interpreti dei personaggi principali furono Antonietta Pozzoni Anastasi (Aida) e Pietro Mongini (Radamès).
Verdi tuttavia quel giorno era assente, perché non se la sentiva di attraversare il Mediterraneo mentre spiravano venti di guerra. La direzione fu affidata quindi a Giovanni Bottesini che si premurò di informare il Maestro per lettera comunicandogli il successo dell’opera: disse che la rappresentazione era stata interrotta più volte durante lo svolgimento dagli applausi del pubblico.
Per Verdi la vera prima sarebbe stata l’8 febbraio 1872 successivo al Teatro della Scala di Milano. Per l’occasione l’interprete di Aida fu Teresa Stolz, il soprano sulla cui voce Verdi aveva modellato le arie e l’intero personaggio.
Fu un trionfo assicurato che dura tuttora.
Aida: la trama dell’opera di Verdi
Il capolavoro verdiano narra della principessa etiope Aida, figlia del re Amonasr, che è stata fatta prigioniera in Egitto. La giovane ora è schiava e nessuno conosce la sua vera identità; ma la seducente fanciulla ha attirato l’attenzione del comandante egiziano Radamès. I due si innamorano perdutamente l’uno dell’altra, ma sono divisi da ragioni sociali e politiche. Inoltre Radamès è il promesso sposo dalla figlia del Faraone, Amneris.
Nel primo atto lui si presenta come guerriero promettendo di combattere per lei “Se quel guerrier io fossi” e intona la celebre aria in due quartine, la romanza: Celeste Aida, per dichiarare il suo amore alla donna fatta schiava. In questi versi le dedica i suoi trionfi in battaglia e promette di liberarla, un giorno, ridonandole il cielo della sua patria perduta.
Celeste Aida, forma divina,
Mistico serto di luce e fior;
Del mio pensiero tu sei regina,
Tu di mia vita sei lo splendor.Il tuo bel cielo vorrei ridarti,
Le dolci brezze del patrio suol,
Un regal serto sul crin posarti,
Ergerti un trono vicino al sol.
Nel frattempo il padre di Aida marcia verso l’Egitto con il suo esercito per liberare la figlia. Per respingere l’avanzata nemica viene incaricato proprio Radamès che si trova così a combattere contro il padre della sua amata.
Radamès trionfa come vincitore (viene suonata la celebre Marcia Trionfale) e il padre di Aida, Amonasr (italianizzato in Amonastro, Ndr), viene fatto prigioniero.
Per onorare la vittoria del comandante il Faraone decide di concedergli la mano della figlia, Amneris e chiede a Radamés di esprimere un desiderio. Lui allora chiede che tutti i prigionieri vengano liberati. Il sovrano acconsente, ma in realtà mantiene Amonasr e Aida come ostaggi per timore che padre e figlia possano pianificare una vendetta.
Radamès pianifica di nascosto di fuggire insieme ad Aida, e accetta di rivelare all’amata le future mosse dell’esercito egiziano. Tuttavia Amonasr lo tradisce e, una volta ottenute le informazioni che cercava, fugge con la figlia.
A quel punto Radamès, disperato per aver tradito la propria patria, si consegna prigioniero ai sacerdoti.
Il comandante viene quindi condannato a morte per alto tradimento: sarà sepolto vivo. Amneris, folle d’amore, cerca in ogni modo di salvare il promesso sposo, supplicando i sacerdoti, ma nessuno è disposto a darle ascolto.
La condanna di Radamès così si compie; ma negli ultimi istanti si accorge di non essere solo nella cripta, lo ha infatti raggiunto Aida che si è intrufolata di nascosto per morire con lui in nome del loro amore. I due si abbracciano e cantano quindi il finale “Morir! sì pura e bella!” aspettando l’alba.
Aida: le curiosità sull’opera di Verdi
Una curiosità interessante sull’Aida è legata alla sua sinfonia segreta. Pare che Verdi, in occasione della prima europea della Scala, decise di comporre una sinfonia come preludio del primo atto.
La compose, ma infine decise di non inserirla giudicandola inutile e insipida “semplicemente pleonastica”. La sinfonia segreta tuttavia rimase negli archivi della sua casa di Sant’Agata. Sarebbe stata eseguita da Arturo Toscanini il 30 marzo 1940 con la NBC Simphony Orchestra di New York. Per rispetto a Verdi - che a lungo si rifiutò di dichiararne l’esistenza - Toscanini decise di non inciderla. Sarebbe stata registrata ufficialmente solo nel 2003 da John Eliot Gardiner e Riccardo Chailly. Ma forse sarebbe stato meglio conservarne il mistero, rendendo così omaggio a una delle opere liriche più segrete ed enigmatiche della musica mondiale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Aida: la vera storia dell’opera di Verdi
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