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Il Nabucco: il significato occulto dell’opera di Giuseppe Verdi

Stasera 4 agosto 2022 andrà in onda alle ore 21 e 20 su Rai 3 di Giuseppe Verdi per il tradizionale appuntamento con la grande opera all’Arena di Verona. Scopriamo il vero significato del celebre canto "Va, pensiero".

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 04-08-2022
Il Nabucco: il significato occulto dell'opera di Giuseppe Verdi

Stasera giovedì 4 agosto 2022 andrà in onda alle ore 21 e 20 su Rai 3 Il Nabucco di Giuseppe Verdi per il tradizionale appuntamento con la grande opera all’Arena di Verona.
Si tratta dell’opera lirica che portò il compositore italiano al successo, fu messa in scena per la prima volta il 9 marzo 1842 l’opera presso Il Teatro La Scala di Milano. Verdi, originario di Le Roncole di Busseto un paesino in provincia di Parma, aveva allora soli ventotto anni.

Il Nabucco fu composto sulla base del libretto di Temistocle Solera ed è tuttora considerata l’opera più risorgimentale di Giuseppe Verdi. Gli italiani potevano cogliere infatti dei parallelismi tra gli ebrei ridotti in schiavitù a Babilonia e la difficile situazione politica dell’epoca che vedeva il popolo italiano sottomesso al dominio straniero. Nelle menti degli italiani iniziavano a già fermentare le idee rivoluzionarie che avrebbero condotto ai moti del 1848, Il Nabucco di Verdi fu la miccia che accese l’orgoglio patriottico sopito.

L’ispirazione biblica dell’opera di Verdi

L’ispirazione per l’opera derivò in realtà da un episodio biblico, menzionato nel Libro di Daniele. Nel 587 a.C. infatti il re di Babilonia aveva conquistato la città di Gerusalemme, causando la prima deportazione del popolo ebraico. La sottotrama biblica divenne quindi il pretesto per sfuggire alle maglie della ferrea e intransigente censura austriaca. Gli ebrei di oltre duemilacinquecento anni fa incarnavano gli stessi ideali, le stesse speranze e infine il pianto del popolo italiano che viveva sottomesso allo straniero.
Nel nord d’Italia, in particolare, la situazione era particolarmente critica: la città di Milano, dove Il Nabucco venne messo in scena per la prima volta, si trovava sotto l’assedio degli austriaci dal 1815. Il coro del Nabucco divenne quindi il simbolo di una lotta condivisa da tutto il regno Lombardo-Veneto.

Nabucodonosor (questo il titolo originale dell’opera poi italianizzata in “Nabucco”, Ndr) racconta l’assedio di Gerusalemme da parte dell’omonimo Re babilonese. Gli ebrei fanno prigioniera la figlia del Re, Fenena, e la affidano in custodia al figlio del Re di Gerusalemme. Ismaele tuttavia è innamorato di Fenena e farà di tutto pur di risparmiarle la prigionia. Giunge però Abigaille, l’altra figlia di Nabucodonosor, che accusa Ismaele di aver tradito la patria per una babilonese. In realtà Abigaille è innamorata di Ismaele e, spinta dalla gelosia, vuole vendicarsi del suo amore non ricambiato. Dice di essere pronta a salvare il suo popolo se Ismaele accetterà la sua mano; ma quest’ultimo rifiuta. Allora Abigaille si impossessa del regno e ordina la deportazione e lo sterminio degli ebrei.

Nella quarta scena del terzo atto si assiste a uno dei canti più belli dell’intera opera, il Va, pensiero intonato dal popolo ebraico sulle rive del fiume Eufrate.

Va, pensiero, sull’ali dorate
Va, ti posa sui clivi, sui colli
Ove olezzano tepide e molli
L’aure dolci del suolo natal!

Pare che Temistocle Solera scrisse il malinconico canto ispirandosi al salmo 137 della Bibbia, intitolato Super flumina Babylonis (Sopra i fiumi di Babilionia, Ndr).
La struttura metrica è tutta in endecasillabi, con accento regolare che cade sempre sulla terza, sesta e nona sillaba, e il testo è diviso in quattro quartine regolari.
Dal punto di vista musicale l’opera è scritta in Fa diesis maggiore e sembra evocare sonorità sommesse e misteriose.

Nel riferimento alla “patria sì bella e perduta” il popolo italiano del Risorgimento poteva cogliere un riferimento alla bella Italia disunita e sottomessa agli austriaci. Giuseppe Verdi divenne così il simbolo dell’unità nazionale e sui muri delle città del nord Italia iniziò a capeggiare la scritta Viva Verdi! . L’invocazione in realtà celava un sottotesto occulto e patriottico, rappresentava infatti l’acronimo di: “Viva-Vittorio-Emanuele-Re-d’-Italia”.

Il canto del Nabucco è un inno allo stoicismo e alla fermezza del popolo ebraico, ma anche un elogio sommesso al popolo italiano che intendeva battersi per l’unità della propria patria così bella e perduta. Con Verdi la musica si faceva per la prima volta portavoce dei valori rinascimentali, segnando l’inizio di un periodo di radicale rinnovamento politico e sociale.

Con Il Nabucco l’opera di Verdi inoltre prevede inaspettatamente un lieto fine: come a dimostrare che esiste una speranza per tutti coloro che si battono in nome di un ideale nobile, come la Libertà.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il Nabucco: il significato occulto dell’opera di Giuseppe Verdi

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