

Dopo alcune opere che hanno conquistato migliaia di persone, fra le quali Una donna può tutto e Il secondo piano, Ritanna Armeni torna in libreria con A Roma non ci sono le montagne, edito Ponte alle Grazie nel 2025.
Nelle pagine del suo nuovo romanzo, la scrittrice torna indietro verso una delle vicende più divisive della lotta contro il nazifascismo della capitale, durante il secondo conflitto mondiale.
Le vicende di via Rasella e i nomi dei suoi protagonisti
Non ci sono lapidi commemorative dell’azione di guerra portata a compimento da un gruppo di Gap, Gruppi di azione patriottica, nella stretta strada romana, via Rasella, che dal Tritone raggiunge via Quattro Fontane, il pomeriggio del 23 marzo 1944. L’azione, preparata nei minimi particolari con estrema accuratezza, aveva lo scopo di mettere un esplosivo al tritolo, contenuto in un carretto della spazzatura, per colpire, mentre marciava cantando, una compagnia di soldati tedeschi che dal poligono di tiro a Tor di Quinto avrebbero raggiunto la caserma presso il Viminale.
I soldati, muniti di pistole e bombe a mano, in pieno assetto di guerra, attraversavano la città cantando la loro canzone tedesca, per ribadire la loro assoluta padronanza della città aperta, ogni giorno alla due del pomeriggio. Il gruppo di resistenti romani, tutti giovani, studenti per lo più, volevano reagire al clima feroce che gli occupanti avevano instaurato a Roma: nel carcere di via Tasso, il colonnello Kappler torturava senza pietà i prigionieri alla ricerca di indirizzi, nomi, di quanti si permettevano di resistere alla dominazione crudele con sabotaggi, uccisioni, azioni violente contro i nazisti: solo pochi mesi prima la razzia degli ebrei nel quartiere ebraico aveva deportato ad Auschwitz oltre mille romani.
La rabbia dei patrioti era incontenibile e fra loro militavano uomini e donne decisi a non aspettare l’arrivo degli angloamericani, sbarcati ad Anzio ma ancora fermi e lontani dalla città eterna. Ecco allora Sasà Bentivegna (Paolo), Carla Capponi (Elena), Carlo Salinari (Spartaco), Franco Calamandrei (Cola), Maria Teresa Regard (Piera) che diverrà sua moglie, Mario Fiorentini (Giovanni), Lucia Ottobrini (Maria), tutti in clandestinità, pronti ad attuare l’audacissimo piano che, se riuscito, avrebbe mostrato al nord, al CLN, allo stesso Partito Comunista, di cosa fossero capaci i militanti antifascisti, pur se solo ragazzi provenienti dalla agiata borghesia intellettuale.
“A Roma non ci sono le montagne”: elementi del romanzo


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Ritanna Armeni racconta con ritmo incalzante la preparazione, la professionalità, il coraggio e la lucidità con le quali viene organizzato l’atto di guerra, che sappiamo porterà alla morte del tutto inattesa dagli occupanti, di oltre trenta uomini della compagnia Bozen, altoatesini che, in quanto italiani, erano disprezzati dal loro stesso comandante.
Lo scoppio assordante del tritolo, dopo che il finto spazzino Sasà ne aveva acceso la miccia, produrrà un terremoto fra i nazisti, che si sentirà fino a Berlino; Hitler, furibondo, chiederà l’immediata uccisione di 50 italiani per ogni soldato morto nell’azione dei “Banditen”, che si ridurranno a 10.
Herbert Kappler stesso, capo della Gestapo, organizzerà il trasporto di 335 italiani, tutti uomini, ebrei, antifascisti, militari, detenuti nelle carceri romane, che portati in una cava di pozzolana sulla via Ardeatina, poco fuori Roma, verranno uccisi con un solo colpo alla nuca, per non sprecare proiettili, e i loro corpi accatastati verranno sepolti da una enorme esplosione. Nessuno parlerà della rappresaglia fino a 24 ore dopo, quando un dispaccio dell’agenzia Stefani affermerà sulle pagine del “Messaggero” che in risposta all’“attentato”, 335 italiani sono stati condannati a morte:
L’ordine è già stato eseguito.


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Un celebre libro di Alessandro Portelli edito da Donzelli porta questo titolo.
Malgrado ciò, ricorda la Armeni nella postfazione al suo romanzo, ancora si discute e ci si divide in Italia sull’azione portata avanti dai patrioti. Se non avessero compito quella strage, non sarebbe avvenuta la mattanza delle Ardeatine, se i colpevoli si fossero presentati, se, troppi se. In realtà
è in discussione la legittimità morale della loro azione [...] Si contesta il valore militare dell’attacco in quel preciso momento storico. Ma si dimentica che gli stessi angloamericani avevano chiesto ai partigiani di intensificare le loro azioni, di colpire il più possibile, di sabotare.
Nella accurata ricostruzione di quelle ore convulse, l’autrice-narratrice di questa storia che così gravi conseguenze ebbe nel nostro paese che si protraggono, come una leggenda nera, fino ad oggi (ricordiamo l’infelice uscita del presidente del Senato che definì il drappello Bozen n assetto di guerra “una banda di musicisti pensionati”, anche se si trattava di giovani soldati della Wehrmacht che il giorno seguente avrebbero stanato dalle loro case tutti i dissidenti/resistenti antifascisti), mette in scena anche tanti personaggi che vissero da lontano quelle vicende terribili: Giorgio Amendola, Alcide De Gasperi, Giuseppe Spataro, Sandro Pertini, membri del CLN riuniti in segreto a piazza di Spagna, a pochi metri dall’azione dei Gap, e i fascisti che, insieme agli occupanti, festeggiavano l’anniversario della fondazione dei Fasci, nella sede di quello che oggi è il Ministero delle Imprese, Palazzo Piacentini.
“A Roma non ci sono le montagne”: la capitale a pochi giorni dalla liberazione
Nei pochi chilometri quadrati del centro storico di Roma avvennero eventi decisivi, dolorosi, oltremodo drammatici per le loro conseguenze, a poco più di due mesi dalla liberazione di Roma, il 4 giugno 1944. I capitoli del libro, ognuno con un suo titolo, ci accompagnano in quell’incalzare di attese, dubbi, paure, ripensamenti che attraversarono il cuore degli autori di un’azione coraggiosa e difficile.
Ci sono anche due soldati del battaglione, Arthur e Franz, che mentre marciano cantando una brutta canzone imposta dal comandante, ignorano di andare incontro alla morte. Un momento di pietà per le vittime, colpevoli di essere state coinvolte in un orribile ingranaggio di vendetta e morte.
Carla Capponi, Medaglia d’oro, Sasà Bentivegna, medaglia d’argento, Carlo Salinari, professore di Letteratura Italiana alla Sapienza, sui cui manuali molti hanno studiato nel dopoguerra, Franco Calamandrei, figlio del grande Piero Calamandrei, membro autorevole dell’Assemblea Costituente: erano quelli i giovani partigiani che, con il rischio di morte certa in caso d’insuccesso, hanno dato vita alla stagione resistenziale a Roma, che non ha montagne in cui rifugiarsi in caso di pericolo, ma solo un dedalo di strade strette e tanti portoni che si aprivano per accogliere i fuggiaschi.

Recensione del libro
A Roma non ci sono le montagne
di Ritanna Armeni
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’attentato di via Rasella nel nuovo romanzo di Ritanna Armeni
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