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Curiosità per amanti dei libri

Cos’è il questionario di Proust? In libreria in una nuova edizione a cura di Eleonora Marangoni

Sembra un testo di Proust, ma non lo è, perlomeno non esattamente. Scopriamo significato, origine e storia del “questionario di Proust”, ora in libreria in una nuova edizione a cura di Aliberti editore.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 07-06-2022
Cos'è il questionario di Proust? In libreria in una nuova edizione a cura di Eleonora Marangoni

Dal titolo potrebbe sembrare un testo di Marcel Proust, ma non lo è, perlomeno non esattamente. In realtà ciò che oggi è conosciuto come Il questionario di Proust era in origine un antico gioco letterario praticato nell’alta società inglese di epoca vittoriana.
Ma come mai ha assunto il nome del grande autore de La Recherche? Vi raccontiamo la sua storia, con l’annuncio che Il questionario di Proust torna oggi in libreria in una nuova edizione pubblicata da Aliberti editore e curata da Eleonora Marangoni.

È un libro, ma è anche un quaderno: Il questionario di Proust è un prodotto editoriale ibrido e curioso composto da pagine “proustiane” da leggere e da altrettante pagine bianche che il lettore può compilare in un appassionante esercizio metaletterario. Oltre a essere un libro, è anche un gioco che si può rinnovare all’infinito assumendo a ogni lettura una diversa prospettiva.

In ogni caso nelle pagine del Questionario di Proust potrete trovare lo zampino dell’autore della Recherche.

Scopriamo la storia e il significato del famoso questionario tanto amato dai lettori.

Il questionario di Proust: la storia

Nell’Inghilterra di fine Ottocento c’era un passatempo molto in voga tra i giovanotti dell’alta società: un libretto compilabile intitolato Album to Record Thoughts, Feelings & c. (Confessioni. Un album per trascrivere pensieri, sentimenti & co, Ndr). A quanto pare faceva letteralmente impazzire la gioventù del tempo; del resto ogni epoca ha le sue mode.
Il famoso libello conteneva una serie di domande da sottoporre ad amici e parenti: lo spazio per le risposte era breve e, queste ultime, dovevano essere immediate e trascritte compiutamente così come venivano riferite. Le domande erano pre-formattate e per la maggior parte molto generiche, quesiti simil-esistenziali del tipo: “Dove vorresti vivere?”

Ebbene, ora immaginate queste stesse domande da quiz poste a un gigante della letteratura come Marcel Proust e provate a prevedere le risposte. Anche Proust è stato giovane un tempo e, come tanti altri ragazzini della sua età, rispose al famoso questionario.
Aveva quindici anni quando le trenta domande dell’Album to Record Thoughts, Feelings & c. gli furono poste dall’amica Antoinette Faure, figlia del futuro presidente francese.
Proust stette volentieri al gioco. Ovviamente si trattava pur sempre di uno dei maggiori scrittori del Novecento e dunque le sue risposte appaiono ancora oggi sorprendenti e brillanti. Di fatto il genio di Marcel Proust non risultò affatto sminuito dalla piccolezza dei suoi quindici anni.

Per esempio, alla domanda postagli da Faure:

Dove vorresti vivere?

Il quindicenne Marcel Proust rispose:

Nel paese dell’ideale, o meglio, del mio ideale.

Nel 1924, dopo la morte del grande scrittore francese, lo psicanalista André Berge - figlio di Antoinette - ritrovò il questionario in un cassetto della madre e riconosciute le risposte autentiche di Proust decise di farlo pubblicare su una rivista letteraria Les Cahiers du Mois.
Fu l’inizio della fortuna editoriale di quello che, da quel momento, sarebbe passato alla storia come Il questionario di Proust.

Il manoscritto originale fu venduto all’asta nel 2003 e acquistato dalla casa di moda Gérard Darel al prezzo di 120 mila euro.

Tutti i questionari compilati da Marcel Proust

Non fu tuttavia l’unico questionario compilato dallo scrittore francese. Proust si sottopose di nuovo al questionario all’età di ventidue anni, scrivendo di suo pugno sulla copertina “Marcel Proust par lui-même” .
Le risposte, questa volta, appaiono molto diverse rispetto all’occasione precedente. Forse l’autore del libro più introspettivo ed esistenziale della storia della letteratura coglieva nel questionario un importante strumento di autoanalisi e di indagine di sé.

Una terza versione delle risposte proustiane, datate 25 giugno 1887, fu scoperta per caso dal libraio antiquario Laurent Coulet nel 2018. Si trattava di un fascicoletto di sei pagine con le domande prestampate, intitolato Mes Confidences.
Il terzo Questionario di Proust, trascritto da Proust medesimo, è stato di recente autenticato dallo studioso francese Jean-Yves Tadié, massimo biografo dello scrittore. Il professore della Sorbona, all’epoca ottantaduenne, si trovò di fronte la scoperta della vita. Dopo svariate e attente analisi, il professore non ebbe più alcun dubbio: era davvero il giovane Proust l’autore della trascrizione. Il manoscritto rappresentava quindi un viaggio nella mente di Marcel Proust prima che diventasse Marcel Proust.

Jean-Yves Tadié ne fu conquistato: le domande potevano essere scontate e generiche, ma le risposte dello scrittore non lo erano affatto. Lo studioso osserva che alla domanda banale del questionario:

Quale colore preferisci?

Proust, all’epoca quindicenne, rispondeva poeticamente:

Quello degli occhi della persona che amo.

La versione originale del questionario di Proust, il manoscritto contenente la trascrizione diretta delle risposte dell’autore, fu venduto all’asta al Salon du Livre Rare, presso il Grand Palais di Parigi, con un prezzo di partenza di 250 mila euro.

Il questionario di Proust oggi

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La fortuna del Questionario di Proust in realtà non è mai venuta meno. Ancora oggi possiamo ritrovare il medesimo schema del celebre questionario in molti quiz pre-formattati pubblicati da riviste cartacee, oppure online. Spesso il medesimo formato viene utilizzato anche come modello per intervistare personaggi famosi cui vengono poste alcune domande generiche e svagate senza lasciare loro troppo tempo per pensare a una risposta articolata. Questo piace ai lettori perché permette loro di identificarsi con i gusti, le abitudini e le manie dei loro idoli senza troppo sforzo: diventa un veicolo di empatia e connessione mentale. Le domande del questionario mettono a nudo l’interlocutore dandogli una forma più umana, riducendo il suo pensiero all’essenziale.

Sembrerà assurdo ma lo schema immediato “domanda-risposta” promosso dal Questionario di Proust rappresenta anche un’interessante forma di analisi psicologica per i lettori stessi. Rispondendo alle stesse domande - ma a distanza di anni - si possono rilevare dei cambiamenti nelle nostre abitudini, oppure nel nostro modo di pensare che forse erano sfuggiti alla nostra stessa percezione.

Il questionario di Proust nella nuova edizione di Aliberti editore

La nuova edizione del questionario di Proust, pubblicata da Aliberti editore, si presenta come un elegante quaderno in cui le risposte del grande autore francese si alternano a pagine bianche compilabili.
La versione originale delle Mes Confidences, con le sue trenta domande di rito, si alterna dunque alla scrittura dell’autore della Recherche e infine si apre al nuovo lettore contemporaneo che può quindi mettersi in gioco - in prima persona - confrontandosi con lo scrittore.

Un’indagine introspettiva strettamente letteraria che, in fondo, ha molto a che vedere con Alla ricerca del tempo perduto, come osserva la stessa Eleonora Marangoni - esperta e studiosa di Proust - nella prefazione alla nuova edizione del Questionario pubblicata da Aliberti editore:

Un’indagine sull’umano che ricomincia ogni volta dove l’abbiamo lasciata. E allora forse un po’ di Proust ci è finito davvero, in quelle righe.

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