La Giornata nazionale per la promozione della lettura è un’ottima occasione per riscoprire un prezioso saggio di Marcel Proust intitolato Sulla lettura che contiene tutto quanto si possa umanamente affermare sul “piacere di leggere” e la più accurata descrizione del rapporto tra lettore e libro.
Marcel Proust lettore
Prima di essere uno degli autori più illustri della letteratura mondiale Proust fu infatti un grande lettore. I libri erano il suo unico credo.
La passione per la lettura in lui venne prima di quella per la scrittura che avrebbe contraddistinto in modo particolare la sua maturità. Marcel Proust infatti iniziò a scrivere il capolavoro de La Recherche, all’età di trentotto anni, dopo decenni di silenzio sulla scena letteraria. Il primo romanzo dell’autore francese Jean Santeuil , scritto in giovane età, rimase infatti incompiuto e fu pubblicato postumo nel 1952 grazie a un minuzioso lavoro filologico.
Proust aveva abbandonato i vezzi letterari per dedicarsi all’attività più prolifica di traduttore e di saggista. Scriveva per diletto di cronache mondane e alcuni pastiches letterari ricalcando lo stile narrativo di altri scrittori. A partire dall’inizio del 1900 iniziò a dedicarsi alle meticolosa traduzione dell’opera dello scrittore, poeta e pittore britannico John Ruskin.
Il lavoro sull’opera di Ruskin tenne impegnato Proust per oltre sei anni e la forte impronta che l’autore britannico ebbe sulla mente ancora acerba dello scrittore si può riscontrare in diversi passaggi e descrizioni de La Recherche. Proprio mentre rifletteva su Ruskin, in particolare mentre lavorava alla traduzione del suo libro Sesamo e i gigli (Sèsame et les Lys, Ndr) Marcel Proust scrisse di getto un saggio di una sessantina di pagine intitolato Sur la lecture, sulla lettura.
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Il 15 luglio 1905 il saggio fu pubblicato sottoforma di articolo sulla rivista letteraria La renaissance latine. L’anno seguente fu riedito e inserito come prefazione alla traduzione di Sèsame et les Lys di John Ruskin.
Nel testo infatti Marcel Proust rispondeva, idealmente, ai Tresors des Rois di Ruskin, una conferenza sulla lettura tenuta a Rusholme nel dicembre 1864 per contribuire alla fondazione di una biblioteca.
Oggi il saggio di Proust Sulla lettura è pubblicato singolarmente (in italiano si trova l’edizione Einaudi Il piacere della lettura, Ndr), come una delle più belle testimonianze saggistiche dell’autore francese. In poche, ma densissime pagine, Marcel Proust ci ricorda che la lettura è la fedele e indissolubile compagna della scrittura, ne costituisce la palestra essenziale.
A maggior ragione affascina pensare che Proust scrisse questo saggio prima di essere il Marcel Proust che oggi tutti noi conosciamo. Quando pubblicò il trattatello Sur la lecture infatti Proust non aveva ancora iniziato a scrivere la sua opera monumentale La Recherche: sarebbe potuto passare alla storia semplicemente come un grande lettore, un intellettuale aristocratico appassionato di lettura, mentre si è rivelato uno dei maggiori scrittori del Novecento, e non solo.
Il legame tra lettura e scrittura
Leggendo bene tra le righe del testo Sulla lettura è inoltre possibile cogliere dei germogli della Recherche che lentamente iniziava a fiorire nella mente dello scrittore come un’idea, un abbozzo, che tre anni dopo sarebbe stato portato su carta.
Nel breve saggio scritto da Proust nel 1905 si può trovare la stessa sinfonia del tempo che sarebbe stata alla base di Alla ricerca del tempo perduto. Il saggio, come il primo volume della Recherche, inizia analizzando la felicità infantile della lettura, custodita tra le pagine di un libro letto in anni lontani, che si sovrappone imprevedibilmente alla memoria adulta del lettore.
La lettura dunque fu il primo veicolo della Recherche, l’embrione che avrebbe dato vita alla scintilla capace di generare l’opera mondo della letteratura occidentale.
Sulla lettura di Marcel Proust
Il saggio di Proust si configura come un’appassionata risposta a John Ruskin e alle sue idee. L’autore francese infatti parte dalle tesi di Ruskin sulla lettura per contestarle e sottolineare quali siano a suo giudizio le virtù e i limiti di questa attività umana.
Come di consueto Proust parte dall’infanzia, analizzando i primi approcci con il mondo dei libri e le letture giovanili che per lui sono un dolce ricordo. Di pagina in pagina si può riscoprire la voce del cantore del tempo perduto e lo stile peculiare, le frasi lunghe e fluide, infinite che creano una suggestione intensa nella mente del lettore. La scrittura si muove sempre tra passato e presente fondendo ricordi e rimpianti, emozioni e impressioni.
L’intento saggistico e non narrativo del testo è tuttavia evidente fin dal principio. In aperta polemica con Ruskin, Proust sostiene che la lettura non può sostituire la conversazione perché è comunque un’attività a essa estranea.
La lettura, al contrario della conversazione, consiste, per ognuno di noi, nel ricevere un pensiero nella solitudine, continuando in pratica a godere dei poteri intellettuali che abbiamo quando siamo soli con noi stessi e che invece la conversazione vanifica
Marcel Proust individua nella lettura non un dialogo ma un confronto tra lettore e scrittore. Afferma che lo scrittore non inserisce nel libro alcuna verità assoluta e che spetti invece al lettore trovare la propria verità.
La verità - l’autore vuole forse sottintendere la nostra interpretazione del mondo - la dobbiamo ricercare noi stessi: il libro può offrirci nuovi occhi per vedere il mondo, ci dà dei nuovi desideri ma non delle risposte.
Lo scrittore francese afferma che la lettura può condurci sulla soglia del mondo spirituale, ma non sostituirsi ad esso. È la chiave che ci permette di scendere nelle regioni più profonde di noi stessi, di esplorare la nostra coscienza. Il vero viaggio di scoperta però spetta al lettore affrontarlo.
In conclusione Marcel Proust sostiene che la sensibilità e l’intelligenza sono già dentro di noi e che spetta a ciascuno di noi, in quanto essere umano, coltivarle. La lettura tuttavia ci permette di entrare in contatto con altre coscienze e pensieri ed educare, di conseguenza, il nostro spirito.
Una profonda dichiarazione d’amore per i libri e la letteratura scritta da uno degli scrittori più immensi della nostra storia letteraria.
Le frasi di Marcel Proust sulla lettura
Scopriamo alcune frasi di Marcel Proust contenute nel saggio Sulla lettura:
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La lettura è la soglia della vita spirituale, può introdurci in essa ma non costituirla.
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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso.
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Forse non ci sono giorni della nostra adolescenza vissuti con altrettanta pienezza di quelli che abbiamo creduto di trascorrere senza averli vissuti, quelli passati in compagnia del libro prediletto.
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Quando la lettura è per noi l’iniziatrice le cui magiche chiavi ci aprono al fondo di noi stessi quelle porte che noi non avremmo mai saputo aprire, allora la sua funzione nella nostra vita è salutare. Ma diventa pericolosa quando, invece di risvegliarci alla vita individuale dello spirito, la lettura tende a sostituirsi a essa.
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Con i libri, niente convenevoli. Trascorriamo la serata con loro, perché ne abbiamo veramente desiderio. E spesso non li lasciamo che con rimpianto. E, quando li abbiamo lasciati, nessuno di quei pensieri che guastano le amicizie: “Che avran pensato di noi? – Non avremo mancato di tatto? – Saremo piaciuti?” e nessuna paura di essere dimenticati per un altro!
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Sembra che il gusto dei libri cresca con l’intelligenza, un poco sotto di essa ma sulla stessa pianta.
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Malgrado tutto, i letterati rimangono persone di qualità intellettuale, e ignorare certi libri, certe peculiarità della scienza letteraria, resterà sempre, quand’anche si tratti di un uomo di genio, un segno di rozzezza intellettuale.
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Infatti, una delle grandi e meravigliose caratteristiche dei bei libri (che ci farà comprendere la funzione a un tempo essenziale e limitata che la lettura può avere nella nostra vita spirituale) è questa: che per l’autore essi potrebbero chiamarsi “conclusioni” e per il lettore “incitamenti”.
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Uno spirito originale sa subordinare la lettura alla propria attività personale. Per lei non è altro che la più nobile delle distrazioni, soprattutto la più feconda perché solo la lettura e il sapere forniscono lo spirito di "belle maniere".
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Noi sentiamo benissimo che la nostra saggezza comincia là dove finisce quella dello scrittore; e vorremmo che egli ci desse delle risposte, mentre tutto quanto egli può fare è solo d’ispirarci dei desideri. Desideri che può destare in noi solo facendoci contemplare la bellezza suprema che il supremo sforzo della sua arte gli ha permesso di attingere.
Dalla bellezza suprema della lettura Marcel Proust ha indubbiamente attinto a piene mani, si è educato alle parole leggendo gli altri con umiltà e sollecitudine, e in seguito grazie a quelle parole altrui, ai migliaia di libri letti e sedimentati nella sua coscienza, si è approcciato alla scrittura con la consapevolezza di essere un nano sulle spalle dei giganti.
Forse la lezione più profonda di questo saggio di Proust Sulla lettura, che brilla come un diamante nella sterminata trattatistica sul tema, è proprio l’umiltà. L’umiltà di dichiararsi lettore prima che scrittore.
E oggi, nella giornata che celebra la promozione della lettura, è importante ricordarlo: che la lettura è il principio di tutto, che la scrittura si origina da lì, dalla parola letta e pensata, poi fatta germogliare nella coscienza sino a divenire idea.
Per scrivere bene bisogna leggere molto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il piacere di leggere secondo Marcel Proust
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