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Storia della letteratura

Natale di Giuseppe Ungaretti: testo, parafrasi e analisi della poesia

La poesia "Natale" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti a Napoli, il 26 dicembre 1916. Contenuta nella raccolta "Allegria di naufragi", è oggi considerata un classico del periodo natalizio. Ma qual è il suo significato?

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 25-12-2021
Natale di Giuseppe Ungaretti: testo, parafrasi e analisi della poesia

Giuseppe Ungaretti è una delle figure cardine del Novecento letterario italiano e uno dei precursori della corrente poetica dell’Ermetismo.
Le sue poesie sono caratterizzate dalla forte centralità espressiva della parola, la “parola nuda” di cui Ungaretti recupera il valore assoluto trasformandola in verso.

La poetica di Giuseppe Ungaretti

Le liriche di Ungaretti sono spesso formate dalla centralità della parola che brilla nella sua perfetta molteplicità di significato: le strofe delle poesie sono frammentate, hanno un ritmo spezzato, nel quale spesso è la parola da sola a comporre il verso suscitando nel lettore suggestioni e richiami.
Nelle poesie spesso le parole-verso si alternano a degli spazi bianchi che intendono indicare in modo eloquente delle pause di silenzio.

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La poetica di Giuseppe Ungaretti

Secondo Giuseppe Ungaretti la “parola poetica” doveva nascere:

"Nella tensione espressiva che la colmi della pienezza del suo significato”.

Questa tecnica della “parola-verso” è ravvisabile in tutte le poesie di Ungaretti, divenendo il suo più autentico tratto stilistico.
Nella poesia Natale, scritta il 26 dicembre 1916 in un momento di congedo dal fronte della prima guerra mondiale, la frammentazione del discorso e ancora più evidente. Le strofe sono infatti prive di significato autonomo, i versi a tratti appaiono come sospesi nel vuoto bianco della pagina.

Ungaretti scrisse i versi di Natale a Napoli dove si trovò a soggiornare presso alcuni amici. Nella celebre lirica il poeta più che celebrare la festività del Natale si sofferma sui sentimenti di stanchezza e sollievo da lui provati nei giorni di congedo dal fronte italo-austriaco.
Quel 26 dicembre Ungaretti infatti si lasciava alle spalle i giorni drammatici vissuti a San Martino del Carso dove aveva assistito alla morte di molti commilitoni e alla distruzione di interi villaggi. La sua visione del Natale è dunque estremamente soggettiva e interiore.

Natale di Giuseppe Ungaretti: testo

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare.

Natale di Giuseppe Ungaretti: parafrasi

Non ho voglia di camminare in un groviglio di strade.
Ho molta stanchezza sulle spalle. Voglio essere lasciato solo così come un oggetto posato e dimenticato in un angolo.
Qui non si sente altro che il caldo consolatore del caminetto acceso.
Rimango vicino al calore del camino con le quattro volute create dal fumo a farmi compagnia.

Natale di Giuseppe Ungaretti: analisi e commento

Nei versi di Ungaretti si coglie il fantasma oscuro del trauma lasciatogli dalla guerra. Già nel primo verso c’è una forte antitesi tra il Natale (momento gioioso, sereno e spensierato per antonomasia) e la stanchezza provata dal poeta.
Ungaretti non vuole uscire nella folla cittadina, perché l’assembramento gli ricorda la confusione delle trincee belliche.

Ogni riferimento rimanda all’esperienza della guerra che ha segnato fortemente l’animo del poeta: Ungaretti è stanco nel fisico e segnato nell’anima, Il rimando a "una cosa posata e dimenticata" ricorda il corpo dei compagni massacrati e caduti nello scontro (argomento ampiamente trattato nella struggente lirica Veglia).

Il ritmo del testo è scandito da frequenti enjambements che spezzano i versi, e da allitterazioni (in particolare dei suoni s e f) che contribuiscono a dare alla poesia una certa musicalità.

Il poeta chiede dunque di rimanere in casa: c’è infatti questa esigenza di sottolineare il “qui” in contrapposizione a un non detto, ma implicito là, delle trincee dove infuria la battaglia italo-austriaca.
In conclusione il poeta chiede di poter stare accanto al “caldo buono del focolare” che ha una funzione ristoratrice in contrapposizione con il gelo terribile e feroce patito in battaglia che gli si è insinuato nelle ossa.
Infine c’è la giocosa analogia tra le “quattro capriole del focolare” che ricordano i giochi divertiti dei bambini nei giorni di festa. Il poeta paragona le volute di fumo alle capovolte dei bambini, concedendo uno spiraglio di allegria a una giornata, il Natale, che nell’infanzia doveva avere un significato lieto.

Non c’è un augurio particolare che Giuseppe Ungaretti affida alla sua poesia, né tantomeno una morale o particolare un messaggio religioso.
Il Natale è inteso nella lirica come un momento di tregua, un riposo meritato dalle atrocità della prima guerra mondiale, e infonde nell’animo la serenità data da un giorno speciale.
Tuttavia ci sono dei versi della poesia Natale di Ungaretti che sono cari anche a noi lettori, che non abbiamo vissuto la terribile esperienza del fronte.

Quanti di noi vorrebbero vivere il Natale come un momento di pace, senza doversi tuffare nella frenesia della vita cittadina (un gomitolo di strade) e liberandosi finalmente della stanchezza accumulata nei lunghi e duri giorni di lavoro?
Tutti in fondo abbiamo assimilato il verso di Ungaretti “Lasciatemi come una cosa posata in un angolo e dimenticata” in senso positivo, come un riferimento al riposo e alla serenità interiore, al non avere nulla urgente di cui occuparsi e nessuna preoccupazione almeno nel giorno di Natale.

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