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“Marzo”: la poesia di Vincenzo Cardarelli che celebra la primavera

Celebriamo la Giornata Mondiale della Poesia e l'inizio della primavera con la lirica “Marzo” di Vincenzo Cardarelli, una poesia dedicata alla primavera e al suo risveglio. Scopriamo testo e analisi del componimento.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 21-03-2022
“Marzo”: la poesia di Vincenzo Cardarelli che celebra la primavera

Il risveglio della primavera è un tema caro ai poeti e in occasione del 21 marzo, la Giornata Mondiale della Poesia, merita di essere celebrato.
La poesia si trasfonde nella primavera e viceversa donando a questa giornata un significato peculiare che va al di là della semplice ricorrenza assumendo un forte senso evocativo.

Marzo è una lirica di Vincenzo Cardarelli contenuta nella silloge Poesie Nuove (Venezia, 1946). Rientra tra i numerosi componimenti del poeta dedicati al variare del tempo e delle stagioni, tra i quali possiamo ricordare Febbraio, Estiva, Saluto di stagione, Autunno.

La poesia di Vincenzo Cardarelli si distingue per la forte attitudine descrittiva che si esprime attraverso un linguaggio discorsivo, colloquiale, che tuttavia cela un’impetuosa profondità. Le stagioni e i giorni nelle liriche di Cardarelli assumono una dimensione allusiva che diventa allegoria della vita umana e, al contempo, espressione di sentimenti, stati d’animo.

Scopriamo testo, parafrasi e analisi della poesia.

Marzo di Vincenzo Cardarelli: testo

Oggi la primavera
è un vino effervescente.
Spumeggia il primo verde
sui grandi olmi fioriti a ciuffi
ove il germe già cade
come diffusa pioggia.

Tra i rami onusti e prodighi
un cardellino becca.
Verdi persiane squillano
su rosse facciate
che il chiaro allegro vento
di marzo pulisce.

Tutto è color di prato.
Anche l’edera è illusa,
la borraccina è più verde
sui vecchi tronchi immemori
che non hanno stagione,
lungo i ruderi ombrosi e macilenti
cui pur rinnova marzo il greve manto.

Scossa da un fiato immenso
la città vive un giorno
di umori campestri.
Ebbra la primavera
corre nel sangue.

Marzo di Vincenzo Cardarelli: parafrasi

Oggi la primavera è vitale come un vino frizzante. Come schiuma di mare il verde primaverile invade i primi germogli che spuntano a ciuffi sui grandi olmi. L’involucro dei germogli (il germe) cade abbondantemente tanto da sembrare quasi una pioggia abbondante di fiori.
In mezzo ai rami carichi e generosi di frutti, un cardellino trova il suo cibo. Le persiane verdi spiccano sulle facciate dipinte di rosso delle case ripulite dal vento frizzante di marzo.
Tutta la natura viene coinvolta in questo improvviso rinascere, anche l’edera si illude di vivere una nuova vita (si illude perché è un sempreverde, Ndr).
La borracina (pianta erbacea perenne, Ndr) che ricopre i tronchi degli alberi secolari e i resti antichi (la città è Roma, Ndr) che restano nell’ombra consumati dall’antichità, viene come rinnovata nel suo verde dalla primavera.
Investita dal vento di marzo la città intera è immersa per un giorno nei profumi della campagna.
L’ardore spumeggiante della primavera entra improvvisamente nelle vene di tutti gli uomini rendendoli ubriachi di una nuova vitalità.

Marzo di Vincenzo Cardarelli: analisi

Nella poesia Marzo Cardarelli celebra il risveglio della primavera e la sua vitalità esuberante che sembra avvolgere ogni cosa.
La lirica si compone di ventiquattro versi liberi che dunque non seguono uno schema ritmico definito.

Nella prima strofa la vivacità della nuova stagione viene paragonata a un vino frizzante che entra nelle vene e rende l’uomo ebbro di vita. La primavera è come un vino che spumeggia fuoriuscendo dal bicchiere e invade la natura risvegliandola con la sua ninfa vitale.
Lo sguardo di Cardarelli descrive in maniera limpida e idilliaca il risveglio della natura che lentamente si ricopre di verde come di una nuova veste. I rami sono carichi di frutti e gli uccellini fanno a gara cinguettando, felici di trovare tanta abbondanza di cibo.

Il colore verde fa da padrone e viene ripreso più volte dal poeta nell’arco del componimento. Verde è infatti simbolo di rinascita, di speranza e di rinnovamento. Anche le persiane delle case sono verdi e rinforzano, con la loro tinta vivace, l’atmosfera serena del primo giorno di primavera. Cardarelli usa il verbo “squillano” per indicare il modo in cui risplendono tramite un’efficace sinestesia: il colore verde è infatti così abbagliante che risuona come uno squillo di trombe.
Persino l’edera, osserva il poeta, si illude di rifiorire: e il lettore sa bene che si tratta di un paradosso, perché l’edera è un sempreverde.
Nominando l’edera e la borraccina, piante erbacee simili al muschio, Cardarelli allude ai ruderi della Roma Antica che pure sembra rinnovarsi in un’eterna rinascita. L’edera che ricopre le rovine è “grave”, con questo aggettivo il poeta sembra sottolinearne la solennità e rendere omaggio all’immortalità della Storia.

Nella quarta strofa il vento di marzo sembra trasportare, proprio durante il primo fatidico giorno di primavera, una vivacità di umore dalla campagna sino alla grande città animandola così con i suoni e le atmosfere campestri. Nell’ultimo verso il poeta fa riferimento alla gioia che la primavera porta nel cuore degli uomini ispirando in loro un senso di rinascita.

Parlando dell’ebbrezza portata dalla stagione primaverile Cardarelli allude anche alla dimensione del tempo che, ciclicamente, nasce, fiorisce, muore con l’inverno e poi ritorna a sbocciare in una nuova primavera. Il rinnovarsi delle stagioni si riflette anche nel cuore dell’uomo, diventando allegoria del destino umano.
Ogni primavera è carica di promesse e di un senso profondo di rinascita, osserva il poeta, e porta l’essere umano in uno stato di beatitudine così intenso da rasentare l’euforia.
Nella lirica Marzo il poeta ci restituisce proprio quella promessa spumeggiante e carica di nuovi inizi che l’equinozio di primavera ogni anno porta con sé.

Marzo di Vincenzo Cardarelli: figure retoriche

  • Metafora: vv. 1-2 "la primavera è un vino effervescente" paragonando la primavera al vino si celebra la vitalità, la gioia insita nelle giornate primaverili.
  • Metafora: v. 3 "spumeggia il primo verde" questa volta riferita ai primi germogli degli olmi che ricoprono i tronchi come spuma di mare.
  • Allitterazione: v. 3/4/5/6 ripetizione consonantica della lettera “g” (spumeggia, grandi germe, già, pioggia)
  • Similitudine= v. 6 "come diffusa pioggia"
  • Sinestesia= v. 9 "verdi persiane squillano"
  • Iperbato= v. 11 "il chiaro allegro vento"
  • Personificazione= v. 11 “allegro vento”; v. 14 “l’edera è illusa”; v. 16 “tronchi immemori” le piante nell’immaginario del poeta diventano persone coscienti.

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Commenti: 1

  • Giuseppe Belmondo
    24 marzo 2022, 10:51

    Mi è piaciuta più la parafrasi che la poesia stessa, pomposamente chiamata lirica. Ne deduco quanto sia facile proclamarsi poeti: basta scrivere un testo qualsiasi, metterne le parole in un bicchiere ed estrarle a caso...
    Et voilà, fatta la poesia!

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