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Storia della letteratura

“Sono nata il ventuno a primavera”: testo e analisi della poesia di Alda Merini

Il 21 marzo è la Giornata Mondiale della Poesia. Nasceva proprio in questo giorno, nell'equinozio di primavera del 1931, la poetessa Alda Merini. Scopriamo testo, analisi e commento di una delle sue poesie più celebri.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 21-03-2023
“Sono nata il ventuno a primavera”: testo e analisi della poesia di Alda Merini

La poetessa Alda Merini, donna simbolo del nostro Novecento letterario, in una celebre poesia si presenta con la sua data di nascita: 21 marzo, il primo giorno di primavera.
Merini nacque il 21 marzo 1931 a Milano in viale Papiniano 57, all’angolo con via Fabio Mangone, in una famiglia modesta, secondogenita di tre figli.

Oggi questa data è riconosciuta e onorata in tutto il mondo come la Giornata Mondiale della Poesia istituita durante la Conferenza Generale UNESCO nel 1999.

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Nella poesia Sono nata il ventuno a primavera, contenuta nella raccolta Vuoto d’amore (Einaudi, 1991), la poetessa dei Navigli celebra la propria data di nascita ma non solo, sembra condensare in un breve componimento di soli nove versi tutto il significato della propria esistenza. Attraverso una poesia ci dona il suo autoritratto più complesso e sfaccettato.

Ritroviamo nella lirica temi cari a Merini, come la poesia, la primavera e la follia che sembrano fondersi in un tutt’uno. Il 21 marzo, il giorno dell’equinozio, è data simbolo di rinascita, di vita e quindi di poesia che è qualcosa che richiama alla vitalità dell’essere umano e alla capacità di andare fuori dagli schemi.

Intervistata dal giornalista Luciano Minerva, Merini dichiarò:

Il 21 marzo è la festa mondiale della poesia, ma il 21 come inizio della primavera è un caso, primavera è folle perché è scriteriata, perché è generosa. Però incontra anche il demonio. E io l’ho incontrato il demonio. Era il manicomio.

Nella follia scriteriata della primavera che si annuncia all’improvviso e tutto travolge, la poetessa dei Navigli sembrava riconoscere se stessa. E oggi non possiamo pensare il 21 marzo, l’inizio della primavera, senza celebrare il suo nome.

Scopriamo testo, analisi e commento della celebre poesia di Alda Merini.

Sono nata il ventuno a primavera: testo

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

Sono nata il ventuno a primavera: analisi

Nella poesia Alda Merini sostituisce significativamente il mese di marzo con la stagione che esso inaugura: la primavera. Non vi è nessun riferimento a marzo nel testo, eppure il richiamo è implicito e palese agli occhi del lettore. Il “ventuno a primavera” che dà il titolo al testo può dunque essere letto come una figura retorica: la metonimia, che si fa simbolo della cosa designata.

Il componimento si apre con due versi endecasillabi, per poi alternare una serie di versi liberi che tuttavia rivelano una struttura a circolo.
Gli endecasillabi in apertura vengono chiusi dagli ottonari finali, e nella parte centrale della lirica un equilibrio di assonanze e allitterazioni che donano un ritmo sereno, cadenzato quasi consolatorio al testo.

La poesia di Merini è densa di metafore e si apre a molteplici letture. Nell’apertura la poetessa identifica la propria data di nascita con la primavera e subito, dal secondo verso, introduce il tema della follia che l’ha accompagnata per tutta la vita. “Non sapevo” si schermisce innocentemente Merini con un rimando alla sua emotività che in lei venne sempre prima del raziocinio.
Nel terzo verso è invece più evidente l’evocazione della stagione primaverile e del risveglio della natura: la primavera, come la follia, apre le zolle della terra rendendole pronte per l’aratura. L’arrivo della primavera sembra rompere la crosta dura dell’inverno e scatena tempesta perché sembra porre a contatto il mondo sotterraneo degli Inferi con l’esterno: il mondo degli uomini.

Il riferimento al mito di Proserpina è capitale. Proserpina, rapita da Ade, vive nel mondo degli Inferi e ancora piange ignara di cosa abbia scatenato quella tempesta nella sua vita. Possiamo cogliere un’identificazione tra la Dea agreste e Merini stessa: sono le annunciatrici della primavera, eppure entrambe piangono il proprio dolore segreto che sembra avere radici demoniache provenienti dal profondo degli Inferi.

Il nome Proserpina deriva dal verbo latino “proserpere”, che letteralmente significa “emergere” e rimanda alla crescita del grano. L’ipermetaforicità del componimento è sottolineata anche dai sottili, quasi nascosti, rimandi linguistici.
Vedendo piovere sulle erbe la figlia di Demetra (Dea delle messi e dei frumenti secondo i greci, Ndr) è colta dal pianto, poiché si dispiace per la sofferenza di colei che l’ha generata e non comprende le ragioni di quella tempesta.
Merini addolcisce il testo con degli aggettivi che sembrano richiamare la mitezza caratteristica della primavera: Proserpina è lieve e i suoi frumenti sono gentili.
Infine le lacrime di Proserpina si fanno preghiera rimandando a una dimensione trascendente.

La preghiera di Proserpina per Alda Merini è la poesia che appare come una forma di riscatto dalla drammaticità e dall’insensatezza dell’esistenza.

Sono nata il ventuno a primavera: commento

La poesia diventa per Alda Merini un’occasione per meditare sulla sua presunta “follia”. La pazzia di Merini non è che un riflesso della sua assoluta libertà. Innocentemente la poetessa di domanda perché “aprire le zolle”, cioè vivere fuori dagli schemi prescritti dalla società e dal buon costume, possa provocare scandalo.

Merini rivendica la forza della primavera, che a volte può essere spietata, ma ha la facoltà di scacciare l’oscurità dell’inverno e far rifiorire la vita. Nella stagione primaverile, come del resto nella sua follia, Alda Merini riconosce una facoltà vitale e di rigeneratrice.
Il pensiero di Merini, del resto, non si è mai molto discostato da questa forza propulsiva dedita al rinnovamento. Era lei stessa, nata il 21 marzo 1931, una donna in anticipo sul proprio tempo che sembrava farsi portatrice - come la primavera - di una libertà femminile senza schemi che veniva direttamente dal futuro.

La cantante Milva fece un’intensa trasposizione in musica della poesia Sono nata il ventuno a primavera di Alda Merini. Il brano è contenuto nell’album Milva canta Merini, pubblicato nel 2004 nel quale la cantante riprendeva i componimenti della poetessa in un’innovativa antologia musicale.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Sono nata il ventuno a primavera”: testo e analisi della poesia di Alda Merini

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