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Storia della letteratura

“Febbraio” di Vincenzo Cardarelli: testo, parafrasi e analisi della poesia

“Febbraio” è una poesia di Vincenzo Cardarelli (1887-1957) dedicata al mese più breve dell'anno. Scopriamo parafrasi e analisi del componimento.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 01-02-2022
“Febbraio” di Vincenzo Cardarelli: testo, parafrasi e analisi della poesia

Febbraio è un componimento del poeta e giornalista italiano Vincenzo Cardarelli, oggi contenuto nella raccolta Opere. Poesie scelte dei Meridiani Mondadori che raccoglie tutti i maggiori lavori del poeta di Tarquinia.

Nella poesia Febbraio Cardarelli traccia un ritratto perfetto del mese più breve dell’anno.
Scopriamo testo, parafrasi e analisi del componimento.

Febbraio di Vincenzo Cardarelli: testo

Febbraio è sbarazzino.
Non ha i riposi del grande inverno,
ha le punzecchiature,
i dispetti
di primavera che nasce.
Dalla bora di febbraio
requie non aspettare.
Questo mese è un ragazzo
fastidioso, irritante
che mette a soqquadro la casa, rimuove il sangue, annuncia il folle
marzo
periglioso e mutante.

Febbraio di Vincenzo Cardarelli: parafrasi

Febbraio è un mese sbarazzino, irrequieto, non conosce le pause del lungo inverno (l’aggettivo “grande” in questo caso fa riferimento alla durata dell’inverno, Ndr), ma è dispettoso come l’inizio della primavera che spunta qua e là, provocante.
Non aspettarti pace dalla bora di febbraio.
Questo mese è come un ragazzo fastidioso, vivace che butta per aria tutta la casa, fa ribollire il sangue, e annuncia l’arrivo del folle mese di marzo, mutevole e pericoloso.

Febbraio di Vincenzo Cardarelli: analisi

Nel girotondo dei dodici mesi dell’anno febbraio è senza dubbio il più “sbarazzino”. Vincenzo Cardarelli individua l’aggettivo più appropriato per definire quell’unico mese che, sui dodici che lo accompagnano, obbedisce a regole tutte sue: è infatti il più breve dell’anno e si pone a ponte tra l’inverno e la primavera segnando una stagione indefinita e capricciosa.
L’uso dell’aggettivazione nel componimento non è mai a caso: ogni aggettivo dei tanti che si susseguono ha un peso ben definito, una specifica attribuzione e giunge così a delineare un disegno eloquente.

Calzante il paragone che Cardarelli effettua tra Febbraio e un ragazzino vivace, inquieto e dispettoso che giunge a personificare il mese tramite una similitudine efficace. Il ragazzo che mette in disordine la casa, cambia i piani, sembra infatti richiamare il movimento inquieto del vento, la bora di febbraio, che tutto scompiglia e non permette requie.

Infine, il poeta annuncia l’arrivo di marzo un “mese folle” che rispetto al più birichino febbraio appare più pericoloso perché scostante, mutevole e indiavolato.

La poesia di Cardarelli Febbraio si caratterizza per un tono colloquiale che sembra ricalcare il ritmo giocoso di una filastrocca, motivo per cui viene spesso letta ai bambini delle scuole primarie come esercizio. Non emergono nei componimenti i temi classici delle poesie di Vincenzo Cardarelli, quali l’identità, lo sradicamento, il viaggio. Tuttavia Febbraio appare un componimento efficace e in sé ben riuscito, che richiama la cosiddetta “restaurazione rondista” e il ritorno delle forme classiche. Inoltre la poesia sembra tessere un continuum della riflessione del poeta sui mesi dell’anno iniziata in Tempo che muta dove Cardarelli osservava il mutare dei colori delle stagioni e osservava:

Tutto nel mondo è mutevole tempo.

La volontà di descrivere e narrare il movimento delle stagioni e dei fenomeni atmosferici si accompagna in Cardarelli alla necessità di riflettere sulla transitorietà del tempo e sulla fugacità della giovinezza. Febbraio, il mese più corto dell’anno e di conseguenza il più irriverente, si prestava particolarmente a questa metafora.

Chi è Vincenzo Cardarelli?

Vincenzo Cardarelli nacque nella provincia di Viterbo, nel Lazio, il 1° maggio 1887. Fu abbandonato dalla madre in tenera età e visse un’infanzia travagliata. A diciassette anni si trasferì a Roma dove iniziò a lavorare prima come correttore di bozze e in seguito come giornalista sulle colonne dell’Avanti!. In seguito collaborò a varie testate, tra cui Il resto del Carlino, La Voce, Il Marzocco sino a fondare nel 1919 una sua rivista, La Ronda che incarnò un nuovo movimento letterario volto al restauro delle forme classiche.
La sua esistenza fu caratterizzata da grande solitudine, Cardarelli era affetto, fin dalla nascita, da una menomazione al braccio sinistro. La sua fama è legata alla sua vasta produzione poetica, in particolare alle raccolte Prologhi (1916), Viaggi nel tempo (1920), Favole e memorie (1925) e Il sole a picco (1929), quest’ultima opera fu vincitrice del premio Bagutta.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Febbraio” di Vincenzo Cardarelli: testo, parafrasi e analisi della poesia

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