La lettrice dei destini nascosti di Adriana Asti

La storia parte da uno strambo appartamento di Parigi, situato nei pressi dei giardini del Lussemburgo, in cui Augusta trascorre intere giornate in lotta con presagi, presentimenti, visioni, per culminare nel

“salotto rosso scuro pieno di porte, di libri, scrivanie e forse trabocchetti”

dove la donna viene condotta da Louis Zombeido.
Qualche tempo prima Augusta, che è una lettrice per ciechi, viene assunta in casa Zombeido per fare compagnia alla signora Maria malata terminale di cancro

“tenuto celato come un’onta rovinosa”

In questa remota stanza il vedovo Zombeido facendosi aiutare da Augusta, indistintamente innamorata dei due coniugi, davanti a un enorme specchio le svela la sua inclinazione omosessuale facendosi aiutare a vestire l’abito che fu quello che la moglie, ormai morta, ebbe a indossare per il ritratto che il pittore Peduzio le stava eseguendo.

Agli inizi del Novecento le dame di tutto il mondo si accapigliavano fra loro per avere un ritratto a firma van Dongen, uno dei più famosi è “Woman in a black hat” esposto all’Hermitage, che ritrae una donna avvolta in uno scialle verde, con in testa un cappello nero dalla tesa ampia, leggermente rialzata da un lato. Questa è l’immagine dalla quale Adriana Asti ha fatto scaturire il romanzo “La lettrice dei destini nascosti” (Edizioni Piemme, 2010).

Quando Zombeido inizia a spogliarsi, Augusta in un primo momento lo fraintende, ma poi accoglie la rivelazione

“con affetto sempre affascinata da ogni accadimento naturale”.

Giunti all’epilogo la protagonista sempre frastornata dalla propria natura che la tortura e la consola, che la imprigiona e la libera, che la deride e la rassicura, decide con coraggio di prendersi per mano e di cambiare scenario, non per interpretare un nuovo ruolo ma per continuare ad essere fedele a se stessa e alla sua impercettibile sostanza.

Adriana Asti abile come una sarta di teatro aiuta i personaggi a vestirsi e svestirsi, allestendo per loro la scena minuziosamente.
Se un libro mi significa - e non è un errore grammaticale - lo rileggo (confesso che rileggo anche perché non capisco subito tutto); amo la rilettura, mi diventa una coccola per l’anima. E ogni volta suscitano - ho deciso che la lingua la uso come voglio - nuove emozioni e nuove scoperte e mi sono da tempo arresa a un’evidenza: ciò che rende unico un libro è possedere o meno questa comunicatività emotiva. Ci sono parecchi libri scritti impeccabilmente che non dicono nulla eppure tutto fila, anzi si arriva in fondo senza fatica e però non si ritiene nulla.

Qui la Asti chiede al lettore massima attenzione, poiché nulla fila come al solito, si è chiamati a un supplemento di attenzione per entrare nel flusso della storia che prosegue con il flusso mentale della povera Augusta, creaturina inerme e strana, alla quale è toccato in sorte di diventare la protagonista di un libro e mai se lo sarebbe aspettato.

“Ma quel che fa e faceva la maggior parte degli abitanti di questa terra ad Augusta era assolutamente vietato dall’infinita intolleranza sentimentale e sociale che costellava e imprigionava in modo saldissimo la sua natura (...) La verità era che Augusta era inviolabile”

Ecco la conquista della protagonista: la sua natura di essere inviolabile che difende e riconquista ogni giorno, aliena alle istanze di una realtà fasulla, ingannevole e superficiale, realtà verso la quale Augusta prova della compassione così come per tutti gli attori che si affannano per conquistarsi un briciolo di visibilità in questo teatro degli avvenimenti.

Dall’inizio alla fine “La lettrice dei destini nascosti” fluisce dentro ad un immaginifico scenario che la Asti compone grazie ad una visione della realtà penetrata con occhio intelligente acuto libero ed eclettico; una penna allenata, elegante, composta, genuinamente originale. Per inciso ci sono qua là brani in lingua francese che danno alla storia una sonorità vraimént agréable.

Questo libro lo consigliò Corrado Augias anni fa durante una sua trasmissione televisiva; grazie. Una lettura insolita, una scrittura libera da ogni tentativo di arruffianarsi il lettore. Brava.