

Abbiamo visto in anteprima Leonora addio, il nuovo film di Paolo Taviani in concorso alla Berlinale 2022, unico titolo italiano in competizione.
La pellicola segna il ritorno del grande regista dopo cinque anni di assenza, per la prima volta senza l’inseparabile fratello Vittorio Taviani, scomparso nel 2018 (l’ultimo film dei fratelli Taviani risale al 2017 Una questione privata, Ndr).
La pellicola si apre con una toccante dedica scritta a mano: “A mio fratello Vittorio” che appare in rilievo sullo sfondo nero in una lunga sospensione.
Si capisce dal principio che la morte (e l’onda d’urto che la accompagna) è uno dei temi centrali in Leonora addio. Il titolo del film riprende significativamente quello di una novella scritta dal Luigi Pirandello nel 1910 Leonora, addio! contenuta nella raccolta Novelle per un anno.
È il grande drammaturgo siciliano l’indiscusso protagonista della vicenda narrata nella nuova pellicola di Taviani che ha inizio, curiosamente, proprio dalla morte di Pirandello.
Nel cast Fabrizio Ferracane, Matteo Pittiruti, Dania Marino, Dora Becker e il bravissimo Claudio Bigagli. Le musiche che fanno da colonna sonora al film sono di Nicola Piovani.
Di seguito la recensione in anteprima di Leonora addio, il nuovo film di Paolo Taviani.
Leonora addio di Paolo Taviani: la trama
Leonora addio si apre come un filmato d’epoca in bianco e nero con la consegna del premio Nobel per la Letteratura a Luigi Pirandello nel 1934. Viene dunque rappresentato il punto più alto della carriera del grande scrittore e drammaturgo italiano. L’atmosfera tuttavia non è quella di una festa cerimoniosa ed esclusiva, è venata di malinconia e di amarezza. La voce fuori campo di Pirandello osserva cupamente:
Il dolce della gloria non può compensare l’amaro di quanto è costata.
gettando così un velo d’ombra sul prestigio del Nobel. Nella scena successiva ritroviamo il grande drammaturgo sul letto di morte mentre riflette sui figli ormai invecchiati. Riflessioni che riprendono significativamente alcune pagine del romanzo pirandelliano I vecchi e i giovani (1909).
Ma è proprio con la morte di Pirandello, avvenuta il 10 dicembre 1936, che la vicenda narrata in Leonora addio ha veramente inizio.
La morte di Pirandello viene tratta da Taviani con un’ironia a tratti tagliente e spietata. Non sfugge certo la battuta sul Nobel pronunciata poco dopo la morte del grande autore: “Ah, dimenticavo, ha pure vinto il Nobel!” viene aggiunto come un ultimo sberleffo, che sembra rimarcare l’insignificanza e la transitorietà degli onori ricevuti in vita.
La regia di Taviani riprende quindi accuratamente il viaggio della bara sino all’ingresso nel forno crematorio, la potenza scenica è tanto forte e il primo piano così efficace che allo spettatore sembrerà di essere la bara data in pasto alle fiamme.
Da questo momento in poi il film segue la rocambolesca avventura delle ceneri di Luigi Pirandello che dovranno affrontare mille peripezie prima di essere sepolte secondo la volontà riportata dall’autore nel testamento:
Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. (...) Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me.
Dopo l’iniziale sepoltura nel cimitero del Verano di Roma - la tumulazione era stata imminente a causa delle tribolazioni della Seconda guerra mondiale, le ceneri di Pirandello saranno prelevate per essere condotte ad Agrigento ed esaudire così le ultime volontà espresse dall’autore.
Il viaggio dell’urna sarà un’impresa avvincente e teatrale. Lo spettatore seguirà i vari spostamenti delle ceneri di Pirandello con un senso di angoscia mescolato al sorriso suscitato da una serie di incidenti e malefatte. Il tutto condito con una certa superstizione orgogliosamente made in Sud.
Un argomento oscuro e gravoso come la morte viene trattato con inusitata leggerezza, ma anche con uno sguardo intimo e compassionevole, che solo chi l’ha vista da vicino può avere.
Non è certamente un caso che per tutta la prima parte del film, che ripercorre il lungo viaggio dell’urna, domina il bianco e nero e solo dopo l’inumazione delle ceneri il mondo torni finalmente a splendere a colori. Una volta che a Luigi Pirandello viene offerta la sepoltura da lui tanto agognata, i colori riprendono a dominare la scena. La parte restante delle ceneri dell’autore sarà quindi dispersa in un Mar Mediterraneo che quasi acceca con il suo blu.
Lo scarto tra il bianco e nero che domina nella prima parte della pellicola e il blu del mare è talmente inaspettato da risultare abbagliante. Tutta la vastità e l’infinità della superficie marina vengono messe in risalto dai colori che nel confondersi con il grigio delle ceneri disperse nel vento sembrano evocare un presentimento di rinascita. Un capolavoro della regia di Taviani.
Il chiodo: nel film di Paolo Taviani l’ultima novella di Pirandello


La seconda parte di Leonora addio è invece dedicata all’ultima novella di Pirandello, Il chiodo, scritta appena venti giorni prima della sua morte.
Tornano i colori, ma domina la lingua inglese con i dialoghi sottotitolati per rimarcare l’estraniamento vissuto dal protagonista. Il giovane Bastianeddu Edo viene strappato violentemente dalle braccia della madre, nella sua Sicilia, e costretto a seguire il padre oltreoceano alla volta di Brooklyn.
La novella Il chiodo fu ispirata a Pirandello da un reale fatto di cronaca avvenuto in America nella metà degli anni ’30 del Novecento. Il principio della vicenda ha infatti l’effetto di un thriller, quando lo spettatore viene messo a conoscenza dell’efferato omicidio compiutosi. Ma il dipanarsi della trama si fa presto più intimo e commovente consegnandoci una riflessione inaspettata.
L’ultima parte di Leonora addio vuole mostrarci la morte sotto un’altra prospettiva che non è più quella di chi la vive, ma di chi la subisce e di chi la provoca.
Ecco che dunque il viaggio dell’urna lascia il posto a una riflessione sulla colpa, la perdita e la mancanza. Nel finale, forse Paolo Taviani voleva racchiudere il significato più profondo della relazione tra morte/vita: la vita e la morte sono due realtà inconciliabili incapaci di rapportarsi l’una con l’altra, eppure sempre tese nello sforzo di comunicare e comprendersi a vicenda, nell’impossibilità di dire addio.
Leonora addio di Paolo Taviani: il trailer
Leonora addio è una produzione Stemal Entertainment con Rai Cinema – prodotto da Donatella Palermo – in associazione con Luce Cinecittà e Cinemaundici, realizzato con il sostegno della Regione Siciliana – Assessorato Turismo Sport e Spettacolo – Sicilia Film Commission con il contributo del MIC – DG Cinema e Audiovisivo.
Il film sarà nelle sale italiane a partire dal 17 febbraio 2022.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Leonora addio”: la recensione del nuovo film di Paolo Taviani ispirato a Pirandello
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