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Storia della letteratura

“Italia”, la poesia patriottica di Giuseppe Ungaretti

“Italia” è l'ultima lirica contenuta nella celebre raccolta "Il porto sepolto" (1916) di Giuseppe Ungaretti. Una poesia dall'alto valore patriottico che si pone l'obiettivo di far riflettere le generazioni future. Scopriamone testo e analisi.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 02-06-2022
“Italia”, la poesia patriottica di Giuseppe Ungaretti

Mentre il tradizionale tricolore torna ad adornare i balconi e le facciate degli edifici in occasione della Festa della Repubblica del 2 giugno come un orpello, un addobbo natalizio impolverato da tirare fuori per l’occasione, ecco che diventa una prerogativa essenziale celebrare lo spirito patriottico attraverso la poesia italiana.
Se nel tempo forse il patriottismo l’abbiamo dimenticato, sentendoci sempre più cittadini del mondo, per fortuna ci sono i poeti a ricordarci l’affetto vivo per la patria che diventa specchio identitario dell’individuo, voce stessa della sua libertà e del vivere democratico.

La poesia Italia fu scritta da Giuseppe Ungaretti molto tempo prima del 2 giugno 1946, tuttavia rappresenta una lirica dall’alto valore patriottico capace di far riflettere sull’unità della nazione e del popolo italiano.

Il componimento reca in calce l’indicazione di un giorno e di un luogo precisi (“Locvizza, il 1° Ottobre 1916) e fa parte della più celebre raccolta di Ungaretti Il porto sepolto.

Scopriamone testo, analisi e commento.

Italia di Giuseppe Ungaretti: testo

Sono un poeta
un grido unanime
sono un grumo di sogni

Sono un frutto
d’innumerevoli contrasti d’innesti
maturato in una serra

Ma il tuo popolo è portato
dalla stessa terra
che mi porta
Italia

E in questa uniforme
di tuo soldato
mi riposo
come fosse la culla
di mio padre.

Italia di Giuseppe Ungaretti: analisi

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Quella di Ungaretti è un’invocazione struggente alla patria, che viene nominata una sola volta ma con un affetto così trasparente da apparire una personificazione: “Italia”.
La lirica venne inserita dal poeta, non a caso, in chiusura della raccolta. È la penultima poesia contenuta in Porto sepolto e sembra chiudere, simmetricamente, le proemiali Porto sepolto e In memoria. A parlare è ancora una volta l’Io lirico, il soldato-apolide rappresentato da Ungaretti, che solamente nel finale sembra confondersi nella grande moltitudine di soldati italiani al fronte in un “grido unanime”.

Della guerra Ungaretti ha gridato il massacro, la sofferenza, la bocca digrignata del compagno volta al plenilunio, ma ecco che ora ne decanta - infine - gli ideali. Il patriottismo che animò i soldati nella Grande guerra palpita e vibra nelle parole rapite del poeta ermetico.
Ungaretti sin dall’incipit di Italia dice Io, seguito dalla parola “poeta” che lo definisce e contraddistingue. Mette in chiaro da subito che sta parlando di se stesso, ma in quanto italiano la sua voce si confonde con quella di migliaia di altri individui anche loro partiti soldati per il bene comune, della patria.
Con l’ossimoro “grumo di sogni” (che oppone la materialità del grumo, un amalgama di materia, all’astrattezza dei sogni, Ndr) Ungaretti vuole indicare le speranze, i desideri, i sogni di futuro che hanno animato tutti gli italiani nel corso della guerra.

Nella seconda strofa il poeta si paragona a un frutto maturato su una pianta piena di innesti. Quella pianta è metafora della patria, l’Italia, nella quale Ungaretti è nato e cresciuto. La serra cui infine fa riferimento è allegoria della guerra che ha travolto la nazione in quell’epoca come una condizione inoppugnabile.
Il poeta si apre dunque dalla dimensione individuale a quella collettiva, affermando di essere parte della terra e del popolo che la abita. Rivela dunque la sua condizione di italiano che lo pone in uno stato di uguaglianza con molti altri uomini. Infine l’invocazione solenne all’Italia, nominata una sola ed unica volta, appare come un’affermazione di fratellanza, che rivela una profonda unità di intenti.

Nel finale solenne Ungaretti si identifica con l’uniforme di soldato, da lui a lungo disprezzata. Smette di essere apolide, girovago senza patria, ma si radica a un preciso tempo e a un luogo. Sembra inchinarsi dinnanzi all’Italia come di fronte a una regina e si dichiara senza troppi preamboli: “tuo soldato”.
E forse per la prima volta il poeta, dopo tante sofferenze e fatiche, trova riposo come nel grembo di una madre. La patria diventa, tramite una similitudine, la culla che lo accoglie come se fosse appena nato. Il riferimento alla “culla di mio padre” ribadisce le origini italiane di Ungaretti, che in realtà era nato ad Alessandria d’Egitto. Il poeta si riconcilia con le sue radici, sente nel profondo di sé il suo “essere italiano”, e lo rivela in un grido di liberazione fortemente patriottico.

Italia di Giuseppe Ungaretti: commento

Tutto il canto è pervaso da un sentimento patriottico struggente, da un senso di appartenenza che travolge il lettore con forza commovente. Nel ricordare di essere italiano Giuseppe Ungaretti sembra abbracciare un intero popolo e, con esso, tutti i soldati che hanno combattuto e persino coloro che sono morti in nome della patria.

In realtà Italia non è affatto una poesia di guerra, un’invocazione belligerante, ma una poesia d’amore. Non una chiamata alle armi dunque, ma un grido appassionato a indicare l’abbraccio di comunione fraterna con un intero popolo. Il senso del patriottismo, dell’essere italiani, in fondo è anche questo.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Italia”, la poesia patriottica di Giuseppe Ungaretti

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