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Storia della letteratura

In morte del fratello Giovanni di Foscolo: testo, parafrasi e analisi

In morte del fratello Giovanni è un celebre sonetto di Ugo foscolo scritto tra aprile e luglio del 1803. Vediamo insieme testo, parafrasi e analisi dell’opera.

Ilaria Roncone
Eleonora Daniel - Ilaria Roncone Pubblicato il 01-02-2020
In morte del fratello Giovanni di Foscolo: testo, parafrasi e analisi

Ugo Foscolo, tra le tante opere, è autore di In morte del fratello Giovanni, un triste sonetto scritto in seguito a un grave lutto familiare che lo ha colpito alla fine del 1801. Il fratello minore di Ugo Foscolo, Gian Dionisio detto Giovanni, muore l’8 dicembre a Venezia ad appena vent’anni. Sull’atto di morte viene registrata come causa del decesso una "febbre nervina perniciosa", ma, il giorno dopo, la sepoltura viene fissata per le 23, un orario non consueto. Questo fatto fa nascere il sospetto che si sia trattato di un suicidio: Giovanni si sarebbe avvelenato per porre fine alle sofferenze dovute alla malattia.

In questo componimento sono presenti tutte le più importanti tematiche dell’autore: il colloquio tra i vivi e i morti, il destino che rema contro e l’esilio, la famiglia, la lotta con le passioni per la ricerca della quiete...
Dopo essere stato scritto nel 1803, il sonetto è stato aggiunto all’ultima edizione di Poesie, curata dalla stamperia di Agnello Nobile.
Vediamo ora testo, analisi e parafrasi di In morte del fratello Giovanni.

In morte del fratello Giovanni: testo della poesia di Ugo Foscolo

Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo
di gente in gente, mi vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de’ tuoi gentili anni caduto:

La madre or sol, suo dì tardo traendo,
parla di me col tuo cenere muto:
ma io deluse a voi le palme tendo;
e se da lunge i miei tetti saluto,

Sento gli avversi Numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta;
e prego anch’io nel tuo porto quiete:

Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, l’ossa mie rendete
allora al petto della madre mesta.

Parafrasi

Un giorno, forse, se smetterò di vagare di paese in paese, mi vedrai seduto sulla tua tomba, fratello mio, a piangere per la tua morte prematura.
Solo nostra madre, che ora si porta dietro il peso degli anni, parla di me alle tue mute spoglie. Io, intanto, tendo le mani verso voi senza alcuna speranza, e se saluto da lontano i tetti della mia patria, percepisco distintamente l’avversità del tuo destino e gli intimi tormenti interiori che ti hanno rovinato l’esistenza, e anche io invoco la pace nella morte.
Tra le tante speranze solo questa mi rimane oggi! Genti straniere, quando morirò restituite le mie spoglie alle braccia di quella madre ormai inconsolabile.

In morte del fratello Giovanni: commento

Nel sonetto In morte del fratello Giovanni Ugo Foscolo, a distanza di un paio d’anni quasi dalla scomparsa del fratello, immagina la madre recarsi sulla sua tomba e spera un giorno, almeno dopo la sua morte, di poter tornare in patria.
La poesia si apre con la promessa del poeta al fratello: se un giorno potrà finalmente fare ritorno dall’esilio, per prima cosa riuscirà a sedersi di fronte alla sua lapide, per piangere quella giovane vita spezzata troppo presto. A partire da questo spunto Foscolo matura un’ulteriore riflessione sul fatto di essere lontano e sull’impossibilità di rivedere la propria casa o di parlare con i suoi affetti, e sul rapporto tra la vita e la morte.

Scrivendo, il poeta immagina la sua povera madre, rimasta senza i due figli, perché uno deceduto e uno esiliato. Questo pensiero sconsolato, sommato all’impossibilità di recarsi sul luogo di sepoltura del fratello, costituisce un vero e proprio tormento e una infinita delusione. L’unica cosa che gli è consentito di fare è, da lontano, allungare le proprie mani verso la terra lontana, e salutare così i propri cari.

A questa prima riflessione, legata al tormento dell’esilio, ne segue una seconda, incentrata invece sul rapporto tra la vita (con i suoi dolori e le sue sofferenze) e la morte (che invece si pone come forma massima di pace).
Lo sconforto che il poeta prova per la morte del fratello, dunque, è legato alla sua lontananza più che alla morte in sé, che non si pone come tragedia: anzi, è la soluzione alle tragedie della vita, la quiete che finalmente mette fine alla tempesta.
Il desiderio del poeta, dunque, è quello di trovare finalmente nella morte la stessa pace che ha trovato il fratello.
Interessante è confrontare il sonetto con un altro dei più famosi del poeta, Alla sera. Come la notte in Alla sera poneva fine alle "cure" del poeta, così la morte, la notte eterna, promette sollievo per le "secrete cure" del fratello Giovanni.

Infine Foscolo rivolge un appello agli stranieri, a quei paesi in cui si trova a vivere esiliato: egli chiede loro di restituire le sue spoglie, quando sarà morto, alla madre, così che lo possa piangere.
Il sonetto ha una struttura circolare: si apre con un’immagine cimiteriale (Foscolo a poter piangere finalmente il fratello) e si chiude con un’immagine analoga, quella della madre che raccoglie e abbraccia le ossa del figlio.
In quest’opera ci sono evidenti richiami a Catullo per quanto riguarda il tema funebre (l’incipit della poesia ricalca il carme catulliana Multas per gentes et multa per aequora vectus, così come il sintagma "cenere muto" si ritrova anche nel testo latino), a Petrarca e Leopardi per quanto riguarda il richiamo alla giovinezza vista come un fiore che avvizzisce.

Analisi metrica e retorica

In morte del fratello Giovanni è un sonetto e, in quanto tale, risponde a una forma metrica precisa: si tratta di quattordici versi, tutti endecasillabi, articolati in due quartine e due terzine, che rispondono allo schema di rime ABAB, ABAB, CDC, DCD.

Dal punto di vista retorico, la poesia è caratterizzata dall’uso dell’apostrofe. Foscolo si rivolge infatti prima al fratello ("me vedrai seduto" v. 2) e successivamente agli abitanti dei paesi stranieri in cui è esiliato ("straniere genti, le ossa mie rendete" v. 13).
Il sonetto è però caratterizzato da altre numerose figure retoriche. Ecco le principali, seguite da alcuni esempi:

  • Allitterazioni: l’atmosfera di tormentata tristezza del testo è resa anche grazie all’insistenza sulle consonanti r e t (un esempio su tutti: "tardo traendo" al v. 5).
  • Enjamebements: "gemendo / il fior " (vv. 3-4), "secrete - cure" (vv. 9-10).
  • Iperbati e anastrofi: "il fior de’ tuoi gentili anni caduto" (v. 4), "ma io deluse a voi le palme tendo" (v. 7).
  • Metafora: "il fior de’ tuoi gentili anni caduto" (v. 4)
  • Sinestesia: "cenere muto" (v. 6)
  • Analogia: "le secrete / cure che al viver tuo furon tempesta" (vv. 9-10)
  • Metonimia: "pietra" (v. 3)
  • Sineddoche: "le palme" (v. 7), "i tetti" (v. 8), "ossa mie" (v. 13)
  • Ipallage: "deluse a voi le palme tendo" (v. 7)
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In morte del fratello Giovanni di Foscolo: testo, parafrasi e analisi

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