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Recensioni di libri

Il grande romanzo dei papi di Riccardo Ferrigato

Newton Compton, 2020 – Grandezza, debolezze e paradossi dei vertici della Cristianità nel corso delle vicende bimillenarie della Chiesa. Mai l’umile pescatore Pietro avrebbe immaginato d’essere il primo re.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 20-04-2021

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Il grande romanzo dei papi

Il grande romanzo dei papi

  • Autore: Riccardo Ferrigato
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Saggistica
  • Casa editrice: Newton Compton
  • Anno di pubblicazione: 2020

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Un grande Regno, con 266 sovrani in duemila anni, avviato da un sovrano che
non sapeva di esserlo e nemmeno avrebbe voluto regnare. È il primo dei paradossi della Chiesa che si apprendono nel saggio di Riccardo Ferrigato sulla bimillenaria storia del pontefici in Vaticano, Il grande romanzo dei papi. La storia della Santa Sede attraverso le vite dei successori di Pietro , apparso a novembre 2020 nelle librerie reali e virtuali. Un gran volume con la copertina flessibile (352 pagine, 12 euro) o una pratica versione digitale (4,99 euro), per i tipi della casa editrice romana Newton Compton, con cui lo scrittore, consulente editoriale e documentarista ha pubblicato anche Breve storia di Milano, sempre nel 2020.

Il primo re? Pietro l’israelita, il pescatore di Galilea, il primo apostolo, il tre volte rinnegatore perdonato, che subì il martirio a Roma nella persecuzione dei
cristiani ma chiese d’essere crocifisso a testa in giù, perché da “umile servo” del
Signore non voleva morire sulla croce a fronte alta come Gesù. Ferrigato ritiene che mai avrebbe immaginato, dalla sua modesta e ristretta prospettiva, che i successori avrebbero trasformato la sua seggiola in un trono e reso una reggia favolosa il luogo in cui si era consumato il suo destino.
Nella sua visione, l’ecclesia (assemblea popolare, in greco) avrebbe dovuto svilupparsi presumibilmente come una comunione di comunità, sul modello ebraico, non come un ente mondiale, gerarchicamente strutturato, con cardinali ricchi e cinici come principi (alcuni lo erano di nascita, ancora prima di vestire l’abito talare), vescovi veri viceré nei propri territori e un papa-re pro tempore, che da vero capo di Stato o monarca avrebbe rivendicato la sovranità politica sull’intero mondo cristiano e guerreggiato per assicurarsela, contro principi, re e imperatori.
Nella massima parte, per secoli non si sono accontentati del primato religioso sulla Cristianità, esercitato da vicari di Cristo in terra e pontefici eletti per ispirazione dello Spirito Santo sui pochi, scelti, grandi elettori. Anche i papi sono votati, dopotutto, dai cardinali, che dal XIII secolo si riuniscono in conclave, segregati del mondo e con un solo collaboratore ciascuno, fino alla scelta del nuovo successore di Pietro. Per ascendere al soglio occorre la convergenza di due terzi dei consensi. Al termine di ogni votazione, le schede usate vengono forate, unite con uno spago e bruciate in una stufa. Dal fumo che si leva dal comignolo sul tetto della sala, chi attende all’esterno è informato sull’esito della votazione: nera se non ha dato risultato, bianca solo in caso di elezione.

Francesco, papa Bergoglio, è il duecentosessantaseiesimo papa e interpreta il suo apostolato con la stessa umiltà, ma la storia del pontificato ha visto anche corruzione e concussione per succedere sul trono di Roma oltretevere, si pensi al Rinascimento. Ma qui si registra un altro paradosso: non sono stati sempre i valori positivi a fare di un papa un pontefice validi. Il non osservare una condotta specchiata e l’essere al contrario devoti e morigerati non ha affatto garantito l’effetto scontato che ci si aspetterebbe.

Un papa assume su di sé il potere spirituale e di magistero sui fedeli, ma non può sottrarsi a un ruolo di potere “storico” neanche volendo, nel periodo in cui agisce dalla Cattedra, pur senza doversi comportare necessariamente da monarca. Come suggerisce Ferrigato, nel corso della storia pontefici chiacchierati, nepotisti, gaudenti hanno saputo tenere testa con carattere e determinazione agli avversari della Chiesa, l’hanno difesa e consolidata. Allo stesso tempo, non si sfugge alla considerazione che religiosi perfetti e inappuntabili non abbiano fatto il necessario per il primato della Fede, per debolezza o distrazione. E va detto che spesso gli errori e omissioni dei papi sono stati pagati dai fedeli con le sofferenze e il sangue, quando non con la vita.
Fare nomi ed esempi sarebbe facile, ma scorretto nei confronti dell’autore, vanno cercati nelle sue pagine, insieme agli episodi ai quali si riferiscono.

Altri spunti interessanti vengono dai tanti grandi della storia entrati in rotta di collisione o andati di buon accordo col papato. Il primo è stato l’imperatore romano Costantino, che nel nome della religione cristiana e nel segno della croce aveva strappato il potere politico al rivale Massenzio, nel III secolo. È stato proprio il figlio di Costanzo Cloro e di Elena non solo a liberalizzare il culto religioso cristiano, anche a strutturare la Chiesa delle origini secondo un’impronta in qualche modo laica, affine all’ordinamento sul quale si fondava l’impero.
Si può dire che Costantino il Grande abbia gettato i semi della futura Chiesa-Stato, che tanto ha inciso sulla storia italiana, in particolare nelle fasi dell’unificazione della Nazione nel suo territorio e della presa di Roma, con il conseguente tramonto del potere temporale dei pontefici e il ritiro di Pio IX dietro le mura leonine, continuato dal settembre 1870 ai Patti Lateranensi del 1929, con momenti di maggiore o minore chiusura del Vaticano nei confronti dell’Italia dei Savoia.
Il lavoro arriva a Giovanni Paolo II, a Francesco e alla Chiesa del nuovo millennio.

Il grande romanzo dei papi. La storia della Santa Sede attraverso le vite dei successori di San Pietro

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il grande romanzo dei papi

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