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Storia della letteratura

Giuseppe Ungaretti: le migliori poesie

L'8 febbraio 1888 nasceva ad Alessandria d'Egitto, Giuseppe Ungaretti, uno dei principali poeti della letteratura italiana del Novecento. Quali sono le migliori poesie di Ungaretti? Ecco le sue poesie più belle e i migliori componimenti che tutti dovrebbero conoscere.

Ilaria Roncone
Ilaria Roncone Pubblicato il 08-02-2022
Giuseppe Ungaretti: le migliori poesie

L’8 febbraio 1888 nasceva ad Alessandria d’Egitto, Giuseppe Ungaretti, celebre poeta, scrittore e accademico italiano.
Nelle migliori poesie di Giuseppe Ungaretti si intravede la poetica di uno dei principali autori del Novecento che ha influenzato gli autori a lui successivi ridefinendo totalmente il lavoro degli autori precedenti. Ma soprattutto nelle poesie di Ungaretti si vede la sua vita e le sue esperienze esistenziali che così tanto hanno segnato il suo percorso scrittorio. La guerra è presente in molte poesie di Ungaretti, ma soprattutto la vita e la gioia di esistere si vede nei migliori componimenti del poeta.

Giuseppe Ungaretti era un poeta, scrittore e accademico italiano che ha avuto un’influenza grandissima nel campo della poesia e nel panorama letterario a lui successivo. La ragione? Il suo virare verso l’Ermetismo. Vita e poetica di Giuseppe Ungaretti sono sempre state legate a doppio filo poiché è dalle sue esperienze personali che l’autore trae tutto il materiale utile per produrre le sue opere, soprattutto per quanto riguarda il suo vissuto in prima persona in trincea.
Nelle sue opere dedicate alla guerra Ungaretti è in grado di riportare con magistrale meticolosità, schiettezza e scelte lessicali ben precise la sofferenza provata in guerra arrivando così a fornire veri e propri mezzi espressivi per comunicarla.

Vediamo ora quali sono le sue poesie più belle, di cosa parlano, avendo cura di fornire anche analisi, parafrasi e commento di ognuna di esse.

Le più importanti poesie di giuseppe Ungaretti

Ecco le poesie più conosciute e più importanti di Giuseppe Ungaretti, quelle che a scuola vengono sempre studiate e che capita spesso siano oggetto anche di molte prove di verifica, compresa la maturità.

  • Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie, 1918: questa poesia, il cui titolo reale è “Soldati”, è stata scritta verso la fine della Prima guerra mondiale ed è famosissima per essere una delle più corte poesie al mondo veicolando però un significato molto ampio. Come accennato, Giuseppe Ungaretti si è trovato in prima linea, nelle trincee della Grande guerra, precisamente nel Bosco di Courton, in Francia. Questa brevissima frase altro non fa che descrivere l’esperienza del poeta come soldato dando vita a uno dei componimenti chiave che meglio descrivono il pensiero e la poetica dell’autore.
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  • M’illumino d’immenso, 1918: anche in questo caso il titolo originale della poesia è “Mattino”, anche se rimane maggiormente conosciuta come M’illumino d’immenso. Anch’essa tra le poesie più note dell’autore, in pochi versi Ungaretti riesce a spiegare la sua condizione esistenziale e l’intera corrente letteraria dell’Ermetismo, di cui è capostipite e uno degli autori più emblematici. Analizzando il testo emerge come il poeta altro non voglia fare se non descrivere l’esperienza di un uomo che assiste al sorgere del sole dopo la notte.
  • I fiumi, 1916: in questa poesia Ungaretti parla di un momento tutto suo sulle rive del fiume Isonzo, mentre si trova in Trincea. Il poeta decide, trasportato dalla notte, di fare un bagno e a contatto col fiume Isonzo ricorda altri tre fiumi che hanno rappresentato diverse fasi della sua vita: il Serchio le origini, il Nilo infanzia e adolescenza, la Senna gli studi e il diventare poeta e l’Isonzo, infine, la guerra e quel momento di pace in guerra.
  • Non gridate più, 1945: un breve compimento, ideato dopo il bombardamento del Verano durante la Seconda guerra mondiale. Il componimento fa parte della raccolta "Il dolore", la poesia è un grido di dolore e soprattutto una preghiera a tutti gli uomini. Nelle poche righe del componimento Ungaretti chiede agli uomini di provare un sentimento che troppo spesso si dimentica: la pietà.
  • Veglia, 1915: la poesia è stata scritta da Ungaretti nel suo periodo passato come soldato nella Prima guerra mondiale, momento che è rimasto impresso in maniera traumatica nella sua memoria. Il poeta avverte vicino a sé la morte, un elemento che gli fa paura e che lo porta a riflettere sulla sua esistenza. Una poesia che rappresenta un vero e proprio inno alla vita, mentre il soldato Ungaretti ha davanti agli occhi la morte di soldati amici e nemici.
  • Sono una creatura, 1916: in questa breve poesia Ungaretti descrive tutta l’assoluta disumanità della guerra, ma soprattutto intesse una toccante riflessione sulla sofferenza umana che fa parte della vita.
  • Fratelli, 1916: è una delle poesie più note del poeta ermetico Giuseppe Ungaretti, contenuta nella raccolta L’allegria. Nel dramma della guerra il testo di Fratelli è un inno alla solidarietà umana, scritto in uno dei momenti più duri della storia mondiale.
  • Il porto sepolto, 1916: ancora oggi questa poesia è una delle più emblematiche dell’autore, la più rappresentativa del suo modo di scrivere. Il porto del titolo è il simbolo di un viaggio dello scrittore nel suo Io più profondo. Il porto inabissato del componimento diventa un simbolo del viaggio che ciascuno dovrà fare all’interno di se stesso.
  • Risvegli, 1916: una delle poesie contenute nella raccolta Il porto sepolto, quella che maggiormente si lega alla religione e alla spiritualità. Questo componimento ancora una volta è ispirato dall’esperienza devastante che fu la guerra per lo scrittore, la poesia diventa un inno alla vita e alla bellezza di sentirsi vivi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giuseppe Ungaretti: le migliori poesie

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