In una celebre poesia dal titolo Arrivederci fratello mare, Hikmet saluta il mare dicendo “arrivederci” e non “addio”, consapevole che la prima fosse la parola più adatta e struggente perché contiene la promessa del ritorno. “Arrivederci” sembra prolungarsi in un tempo indefinito che presuppone il desiderio inappagato e l’incertezza dell’attesa.
Se ci sono parole per dire la nostalgia Nazim Hikmet le ha sicuramente trovate. C’è sempre una nota nei componimenti del poeta turco che commuove e stritola il cuore in una morsa indescrivibile di rimpianto. Forse vi scorre sottotraccia la tragica esperienza dell’esilio e la dura prova del carcere che certo influenzarono la sua visione del mondo.
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Quando sei privato a lungo della libertà inizi a guardare il mondo con altri occhi, a comprendere la bellezza di ogni particolare e la poesia di Hikmet riflette proprio questo perpetuo senso di meraviglia che si traduce in una tenace forma di attaccamento alla vita. È impossibile leggere i suoi versi senza avvertire un principio di struggimento: non importa che siano stati scritti nel buio della cella di un carcere, nel centro di Istanbul, oppure sulla riva del mare in una sera d’estate, il loro effetto è identico e sembra prolungarsi nell’animo del lettore come una sinfonia malinconica, un quartetto lento di violini.
Arrivederci fratello mare riporta in calce una data “Varna, 1951”. Il poeta la scrisse sulla riva del Mar Nero nella città che è considerata la perla della Bulgaria. In quella città straniera il poeta sentiva più forte il richiamo della natale Istanbul e delle rive del Bosforo di cui ogni onda sembrava riportare l’eco. Dicendo “arrivederci” al mare di Varna probabilmente Hikmet sognava di rivedere un’altra riva lambita sempre dalle stesse acque.
Scopriamo testo, analisi e commento della poesia.
Arrivederci fratello mare di Nazim Hikmet: testo
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po’ della tua ghiaia
un po’ del tuo sale azzurro
un po’ della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino mare
eccoci con un po’ più di speranza
eccoci con un po’ più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.
Arrivederci fratello mare di Nazim Hikmet: analisi e commento
È la poesia del commiato ma anche del ritorno. Hikmet inizia descrivendo un moto alterno che sembra riflettere il percorso dell’onda che lambisce la riva e poi torna indietro in un lento risucchio. Sta per andarsene per tornare da dove è venuto e la parola più adatta per descrivere questa separazione è “arrivederci”.
Il poeta si rivolge al mare con un appellativo fraterno e dialoga con lui in una conversazione sommessa. Dell’infinita superficie marina Hikmet sembra accogliere dentro di sé soprattutto i grandi contrasti: bellezza e tristezza, infinità e infelicità. Sono sensazioni che appartengono anche al suo vissuto d’uomo. È come se il poeta e il mare si confidassero un segreto nell’attimo del congedo, si sono scambiati qualcosa di profondo che Hikmet sembra portare con sé nelle sue tasche di eterno viandante.
Nella conclusione però il poeta fa riferimento alla saggezza. È come se il mare gli avesse elargito un prezioso consiglio di cui deve fare tesoro, un insegnamento di vita. Due versi emblematici affermano:
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino mare.
Il mare ha intessuto il suo racconto per il poeta, cantato come dal fondo di una conchiglia rovesciata, che parla dell’eternità. Ed è con questa consapevolezza che Hikmet si allontana dal suo amico fraterno, con la promessa di un ritorno. Ci sono cose che solo il mare può dirci: il flusso ininterrotto delle sue onde e l’oscurità dei suoi abissi valgono più di mille parole. Nazim Hikmet cerca di portare con sé il segreto del mare immortalando l’infinità di quell’azzurro in una poesia che ha il sapore eterno di un’estate.
Nel finale Hikmet ripete quella parola, la più poetica e malinconica in assoluto, “arrivederci” che sembra dilatarsi in un tempo sconfinato, e ancora ci comunica l’attesa inesausta di un sogno esaudito.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Arrivederci fratello mare”: la speranza del ritorno nella poesia di Nazim Hikmet
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