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Storia della letteratura

“In questa notte d’autunno”: testo e analisi della poesia di Nazim Hikmet

Le prime notti d'autunno portano con sé le parole eterne di una splendida poesia di Nazim Hikmet, “In questa notte d'autunno”, citata anche in un celebre film di Ferzan Özpetek. Scopriamone testo, analisi e commento.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 03-10-2022
“In questa notte d'autunno”: testo e analisi della poesia di Nazim Hikmet

Nelle notti d’autunno l’oscurità sembra dilatarsi e inglobare l’universo intero, evocando significati occulti. Il buio avanza rapido al sopraggiungere del tramonto rosicchiando il giorno pezzo a pezzo sino ad assorbirlo nel suo immenso manto notturno.
C’è una malinconia soffusa al calar della sera che odora di terra bruciata e di rugiada. Le notti d’autunno sono piene di silenzi carichi di attesa, gravidi di dichiarazioni non pronunciate, sono come abissi spalancati sullo stupore primigenio del mondo.
Rievochiamo questa peculiare atmosfera attraverso una poesia scritta dal grande poeta e drammaturgo turco Nazim Hikmet.
In questa notte d’autunno celebra la forza delle parole, unico faro luminoso nella vita dello stesso Hikmet e veicolo inviolabile di libertà.

La lirica è giunta all’attenzione del grande pubblico in Italia grazie al film Le fate ignoranti di Ferzan Özpetek, in cui viene declamata. Nella pellicola del regista turco appare ancora più tangibile il legame imperscrutabile che unisce la vita e la morte, saldandole insieme nello spazio eterno del ricordo. La poesia sembra spalancare un portale temporale in grado di unire passato e presente nell’oscurità immota di una notte d’autunno.
Perché la vita se ne va in un soffio, ma le parole restano. Quelle parole che Nazim Hikmet aveva saputo trasformare in materia, come pietre preziose. Erano pensieri, idee, sogni di futuro, erano un grido umano di libertà: le sue parole erano uomini.

Scopriamo testo, analisi e commento della sua famosa poesia In questa notte d’autunno.

In questa notte d’autunno di Nazim Hikmet: testo

In questa notte d’autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.

Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.

Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini.

(traduzione di Joyce Lussu)

In questa notte d’autunno di Nazim Hikmet: analisi e commento

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Innanzitutto diamo un contesto. Hikmet scrisse questa poesia nel 1948, rinchiuso nel buio di una cella in una prigione dell’Anatolia. Il regime turco lo considerava un personaggio scomodo per le sue idee politiche troppo libertarie, in aperto contrasto con la dittatura di Kemal Ataturk. Fu accusato di incitare i marinai alla rivolta tramite le sue poesie.
Venne condannato a ventotto anni di carcere, ne scontò dodici: fu liberato grazie all’intercessione di una commissione internazionale formata da scrittori e intellettuali. Per lui da quel momento ebbe un inizio una pena di altro genere, quella dell’esilio.

Uscì di prigione nel 1950, due anni dopo aver scritto questa lirica profonda e struggente che sembra fuoriuscire dall’origine del tempo.
Persino nella notte più oscura, disumana, crocifisso nel buio di una cella Hikmet non aveva tradito la sua natura di poeta, di scrittore: le parole erano rimaste con lui, gli avevano indicato la via, ricordandogli il significato della libertà. Le parole lo avevano strappato dal tempo della prigionia che doveva apparire eterno, confortandolo in quell’antro buio e maleodorante.
Toccando il fondo del dolore Nazim Hikmet aveva ricordato la sua forza incommensurabile, la sua essenza di essere umano: era un’inviolabilità dell’anima e non del corpo. Tutto questo si esprimeva attraverso la forza delle parole che diventavano ali capaci di condurre la sua mente oltre le sbarre da cui era imprigionato.
Le parole - questo il poeta lo sa - non basteranno a farlo uscire dal carcere, ma saranno sufficienti per liberare il suo spirito.

In questa notte d’autunno di Nazim Hikmet è una poesia d’amore?

In questa notte d’autunno è solitamente annoverata tra le Poesie d’amore di Hikmet. Il poeta infatti nel componimento rievoca le parole pronunciate dalla donna amata; parole piene di speranza che sono capaci di liberarlo dal martirio fisico e spirituale cui è condannato.
Ma siamo sicuri che il significato sia solo questo? In questa notte d’autunno è anche una poesia civile, una poesia politica che trasforma le parole in metafore di resistenza esistenziale. Hikmet descrive la forza della parola che diventa veicolo di un’emozione, di una sensazione precisa, trasfondendosi così in pura energia. Ecco che allora le parole non sono solo parole; ma figli, amici, madri, mani tese per sostenere e curare. Si può leggere, tra le righe del testo, anche una precisa dichiarazione di poetica.
L’enigmatico verso finale della poesia racchiude questa insondabile verità: l’attaccamento vitale e necessario dell’uomo al mondo, un inno alla bellezza e alla vastità del creato.

Le poesia di Nazim Hikmet ne “Le fate ignoranti” di Ferzan Özpetek

I versi della poesia di di Nazim Hikmet sono riportati anche in un celebre film di Ferzan Özpetek, Le fate ignoranti. La magistrale interpretazione di Margherita Buy, che recita la poesia a memoria in un appassionato monologo nel buio di una notte romana, ha di certo contribuito a diffondere la fama del poeta turco nel nostro Paese.
Nel contesto del film la lirica di Hikmet assume un significato diverso, meno civile e patriottico forse, ma legato a doppio filo a una nostalgia impalpabile nel confine estremo tra morte e vita. Sono parole d’amore, tese come mani nella notte, nel tentativo disperato di resuscitare un fantasma. E non v’è dubbio che riescano nel loro intento, se non altro per l’illusoria vacuità di un istante.

A distanza di anni dalla loro composizione, le poesie di Nazim Hikmet riescono ancora a evocare presenze. In ogni contesto, in ogni tempo, le parole del poeta turco “sono uomini” e sembrano camminare verso il paese di domani mentre vengono lette e tramandate di bocca in bocca, assumendo un significato diverso per ogni persona che vi si accosta.

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