Zigulì. La mia vita dolceamara con un figlio disabile
- Autore: Massimiliano Verga
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2012
Massimiliano Verga è un sociologo e di libri sulla sua materia ne ha scritti davvero molti, ma è in una notte e su un tram che è nato “Zigulì”, il suo primo romanzo che non è altro che un insieme di racconti delle sue giornate che hanno come protagonista il piccolo Moreno, suo figlio.
Moreno è nato normale, ma è diventato disabile dopo pochissimi giorni di vita.
Il titolo “Zigulì” sembra perfetto per un libro che vuole parlare di un bambino e quasi nasconde la crudezza e la lealtà di queste pagine. Perché Zigulì?
“Se Moreno potesse leggere o capire quello che ho scritto, avrebbe tutto il diritto di incazzarsi con me. Ma, per mia fortuna, non può leggere, perché è cieco. E neppure capire, perché la Zigulì che ha sotto i capelli gli consente di riconoscere soltanto le tre parole che servono per sopravvivere: pappa, acqua, nanna.”.
Non vi è retorica, non vi è buonismo e neanche autocommiserazione, ma solo ironia e rabbia nelle pagine di questo padre tra i padri che ogni giorno combatte.
Spiazza e spiazza seriamente leggere le parole dure di un uomo che attraversa il confine tra il più grande degli amori e la più grande delle maledizioni. C’è disperazione nelle parole dell’autore e non c’è ossigeno. Non c’è lieto fine e non c’è alcuna volontà di voler nascondere dietro falsità perbene la dura realtà delle cose.
“Moreno incarna l’idea di figlio che nessuno vorrebbe avere”
Verga lo scrive con coraggio e a testa alta.
Un libro vero che tocca quasi schiaffeggia e rompe, una volta che non sarà purtroppo per tutte, l’ipocrisia della parola “delicato” riferita ad un argomento che è duro, durissimo.
La realtà supera la retorica e per un attimo fa sentire il lettore maledettamente umano.
Zigulì. La mia vita dolceamara con un figlio disabile
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Un testo che fa riflettere, pensare, assaporare ciò che ogni giorno è scontato e naturale. Toccante l’autenticità di un padre che esprime il suo amore anche con la rabbia e la sofferenza.
GRAZIE a Massimiliano per essere stato "vero"
Condivido pienamente cio che scrive, essendo mamma di un bimbo disabile, prrovo tutte le stesse emozioni e sofferenze...questo mi fa sentire come lei Massimiliano.
Massimiliano Verga, quarantadue anni, è docente all’Università Bicocca di Milano e padre di tre figli: Jacopo, Cosimo, Moreno. Moreno, otto anni, nato sano è però diventato disabile in poco tempo " perché lui non può vedere e ha il cervello grande come una Zigulì". Verga pubblica la propria storia di genitore con un figlio affetto da grave disabilità, parlandone senza voler impietosire nessuno: anzi, il problema ci viene squadernato in tutta la sua sgraziante e pesante realtà. Questo libro non è catalogabile in uno specifico genere letterario: né romanzo - sulla falsariga di "Nati due volte" di Giuseppe Pontiggia - né saggio. Definiamolo, allora, una raccolta di riflessioni, considerazioni, ricordi, su stati d’animo e sensazioni di chi vive la malaugurata esperienza di avere un figlio colpito da forte handicap. Lo stile è telegrafico, tagliente, sboccato, frontale, sarcastico, tuttavia senza mai piangersi addosso. Non c’è spazio per fronzoli, poesia, morbidi costrutti linguistici, ma siamo difronte allo sfogo doloroso di un padre, urlato in modo crudo, senza ipocrisie, spesso anche con una venatura ironica, tragicamente ironica. La quotidianità di trovarsi a vivere con un figlio in stato quasi vegetativo, bisognoso di assistenza in tutto e per tutto, ci viene riportata in chiave disarmante, priva di inutili pudori, con una potenza espressiva dirompente che potrebbe disorientare o infastidire qualche lettore. Quando, per esempio, si racconta di rigurgiti e di minestrine sputate in faccia dal piccolo Moreno; quando si parla della vasca da bagno lorda dei suoi escrementi, tutta da pulire; quando vengono rammentate le passeggiate per le strade di Milano attirando gli sguardi curiosi, compassionevoli, imbarazzati dei passanti. Nonostante l’abisso di sofferenza in cui Zigulì è calato, questo resta soprattutto un libro d’amore che colpisce dritto al cuore. A costo di sconfinare nel campo della banalità, mai come in questo caso si può dire che siamo davanti a una vicenda straziante che fa molto riflettere. Un’annotazione particolare, poi, sento di riservarla alla foto in primo piano di Massimiliano Verga, riprodotta sulla quarta di copertina: parole e didascalie, qui, non servono perché il volto dell’autore parla da sé, dove si leggono non solo afflizione e tormento vissuti con dignità, ma anche tanta dolcezza e tanto amore per quel figlio sfortunato.