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Aforismi e frasi celebri

Vladimir Majakovskij: le poesie più belle e famose per ricordarlo

Il 14 aprile 1930 moriva Vladimir Majakovskij, poeta e drammaturgo sovietico, una delle voci che ha saputo meglio raccontare la rivoluzione d'ottobre e che si è fatto interprete della cultura russa post rivoluzionaria. Per ricordarlo, le sue poesie più belle e famose.

Federica Ponza
Federica Ponza Pubblicato il 14-04-2017

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Vladimir Majakovskij: le poesie più belle e famose per ricordarlo

Vladimir Majakovskij è una delle voci poetiche più belle della Russia dei primo del Novecento: considerato il poeta della Rivoluzione, fu interprete della cultura russa post rivoluzionaria. Il poeta si suicidò sparandosi al cuore il 14 aprile 1930 e per ricordarlo vi proponiamo le sue poesie più belle e famose.

I motivi del gesto sono stati ricondotti alla delusione politica che il poeta provò per gli esiti della rivoluzione e al suo amore per l’attrice di 22 anni Veronica Polonskaj, che non accettò di divorziare dal marito per stare con lui.

Molti, però, sostengono che ci fosse ben più di questo nella morte suicida del poeta, tanto che circolano diverse teorie che mettono in dubbio il fatto che Majakovskij abbia effettivamente compiuto l’insano gesto.

Nonostante, infatti, sia stata rinvenuta la sua lettera d’addio, molti studi hanno messo in evidenza delle contraddizioni relative alla dinamica del suicidio, ipotizzando che la lettera potesse essere un falso (a sostegno di tale tesi, il fatto che riportasse la data del 12 aprile e fosse scritta a matita, quando il poeta era solito scrivere a penna) e che servisse a coprire l’omicidio di Majakovskij.

Nonostante ciò, vi riportiamo la lettera d’addio del poeta e le sue poesie più belle e famose per ricordarlo.

L’ultima lettera di Vladimir Majakovskij

Le motivazioni che hanno spinto il poeta al suicidio, sono riportate nella sua ultima lettera e, anche se non convincono molti, ve la riportiamo di seguito, per farvi comunque apprezzare la drammaticità e la disperazione contenute in essa.

"A tutti. Se muoio, non incolpate nessuno.
E, per favore, niente pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare.
Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi.
Non è una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma io non ho altra scelta. Lilja, amami.
Compagno governo, la mia famiglia è Lilja Brik, la mamma, le mie sorelle e Veronika Vitol’dovna Polonskaja.
Se farai in modo che abbiano un’esistenza decorosa, ti ringrazio. […]
Come si dice, l’incidente è chiuso. La barca dell’amore si è spezzata contro il quotidiano.
La vita e io siamo pari.
Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci.
Voi che restate siate felici."

Vladimir Majakovskij: le poesie più belle e famose

Invece di una lettera
 
Il fumo del tabacco ha roso l’aria.
La stanza
è un capitolo dell’inferno di Kruchenych.
Ricordi?
Accanto a questa finestra
per la prima volta
accarezzai freneticamente le tue mani.
Oggi, ecco, sei seduta,
il cuore rivestito di ferro.
Ancora un giorno,
e mi scaccerai,
forse maledicendomi.
Nella buia anticamera, la mano, rotta dal tremito,
a lungo non saprà infilarsi nella manica.
Poi uscirò di corsa,
e lancerò il mio corpo per la strada.
Fuggito da tutti,
folle diventerò,
consunto dalla disperazione.
Ma non è necessario tutto questo;
cara,
dolce,
diciamoci adesso addio.
Il mio amore,
peso così schiacciante ancora,
ti grava sopra
lo stesso,
dovunque tu fugga.
Lasciami sfogare in un ultimo grido
l’amarezza degli offesi lamenti.
Se lo sfiancano di lavoro, un bue,
se ne va
ad adagiarsi sulle fredde acque.
Ma, al di fuori del tuo amore,
per me
non c’è mare,
e dal tuo amore neanche col pianto puoi impetrare tregua.
Se l’elefante sfinito cerca pace,
si stende regalmente sulla sabbia arroventata.
Ma, al di fuori del tuo amore,
per me
non c’è sole,
e io non so neppure dove sei e con chi.
Se così tua avessi ridotto un poeta,
lui
avrebbe lasciato la sua amata per la gloria e il denaro
ma per me
non un solo
suono è di festa
oltre a quello del tuo amato nome.
Non mi butterò nella tromba delle scale,
non ingoierò veleno,
non saprò premere il grilletto contro la tempia.
Su di me,
al di fuori del tuo sguardo,
non ha potere la lama di nessun coltello.
Domani dimenticherai
che ti ho incoronato,
che l’anima in fiore ho incenerito con l’amore,
e lo scatenato carnevale dei giorni irrequieti
socompiglierà le pagine dei miei libri
Potranno mai le foglie secche delle mie parole
trattenerti un momento
per aspirare avidamente?
Ma lascia almeno
ch’io lastrichi con un’ultima tenerezza
il tuo passo che s’allontana.
 
La guerra è dichiarata
 
«Edizione della sera! Della sera! Della sera!
Italia! Germania! Austria!»
E sulla piazza, lugubremente listata di nero,
si effuse un rigagnolo di sangue purpureo!
 
Un caffè infranse il proprio muso a sangue,
imporporato da un grido ferino:
«Il veleno del sangue nei giuochi del Reno!
I tuoni degli obici sul marmo di Roma!»
 
Dal cielo lacerato contro gli aculei delle baionette
gocciolavano lacrime di stelle come farina in uno staccio,
e la pietà, schiacciata dalle suole, strillava:
«Ah, lasciatemi, lasciatemi, lasciatemi!»
 
I generali di bronzo sullo zoccolo a faccette
supplicavano: «Sferrateci, e noi andremo!»
Scalpitavano i baci della cavalleria che prendeva commiato,
e i fanti desideravano la vittoria-assassina.
 
Alla città accatastata giunse mostruosa nel sogno
la voce di basso del cannone sghignazzante,
mentre da occidente cadeva rossa neve
in brandelli succosi di carne umana.
 
La piazza si gonfiava, una compagnia dopo l’altra,
sulla sua fronte stizzita si gonfiavano le vene.
«Aspettate, noi asciugheremo le sciabole
sulla seta delle cocottes nei viali di Vienna!»
 
Gli strilloni si sgolavano: «Edizione della sera!
Italia! Germania! Austria!»
E dalla notte, lugubremente listata di nero,
scorreva, scorreva un rigagnolo di sangue purpureo.
 
All’amato me stesso
 
Quattro. Pesanti come un colpo.
 
"A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio".
 
Ma uno come me dove potrà ficcarsi?
 
Dove mi si è apprestata una tana?
 
S’io fossi piccolo come il grande oceano,
mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l’alta marea,
accarezzando la luna.
 
Dove trovare un’amata uguale a me?
Angusto sarebbe il cielo per contenerla!
 
O s’io fossi povero come un miliardario.. Che cos’è il denaro per l’anima?
Un ladro insaziabile s’annida in essa:
all’orda sfrenata di tutti i miei desideri
non basta l’oro di tutte le Californie!
 
S’io fossi balbuziente come Dante o Petrarca...
Accendere l’anima per una sola, ordinarle coi versi...
Struggersi in cenere.
E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:
pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto
le amanti di tutti i secoli.
 
O s’io fossi silenzioso, umil tuono... Gemerei stringendo
con un brivido l’intrepido eremo della terra...
Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.
 
Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,
gettandosi a capofitto dalla malinconia.
 
Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti
s’io fossi appannato come il sole...
 
Che bisogno ho io d’abbeverare col mio splendore
il grembo dimagrato della terra?
 
Passerò trascinando il mio enorme amore
in quale notte delirante e malaticcia?
 
Da quali Golia fui concepito
così grande,
e così inutile?
 
Ascolta
 
Gettami in viso la parola terribile.
Perché non vuoi udire?
Non senti che ogni tuo nervo contorto
urla come una tromba di vetro
l’amore è morto...
l’amore è morto...
ascolta
rispondimi senza mentire...
come due fosse
in viso ti si scavano gli occhi...
lo so che già consumato è l’amore.
Ormai
a più d’un segno vi riconosco la noia
 
Non ho bisogno di te
 
Tanto lo so
tra breve creperò
se davvero tu esisti
o dio
o mio dio
se fossi tu a tessere il tappeto stellato
se questo tormento ogni giorno moltiplicato
è per me un tuo esperimento
indossa la toga curiale.
La mia visita attendi
sarò puntuale
non tarderò ventiquattr’ore.
Ascoltami
altissimo inquisitore!

Quali sono le tue poesie preferite di Vladimir Majakovskij? Scrivile nei commenti a questo articolo.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Vladimir Majakovskij: le poesie più belle e famose per ricordarlo

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