Visioni e volti. Opera completa
- Autore: M. Vasalis
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2020
La casa editrice romana Ensemble ha pubblicato nel maggio di quest’anno l’opera completa della poetessa olandese M. Vasalis, con testo a fronte: Visioni e volti (traduzione di P. Filia).
Vasalis (1909-1998) è lo pseudonimo di Margaretha Leenmans, neuropsichiatra attiva professionalmente ad Amsterdam e autrice di quattro raccolte di versi (Parchi e deserti, La fenice, Visioni e volti, La vecchia linea costiera), composte a partire dagli anni ’30, molto popolari e pluripremiate nei Paesi Bassi.
Apparentemente semplici, dal linguaggio sobrio e diretto, le poesie antologizzate si connotano sia per un deciso, ma certamente non autocelebrativo, biografismo, sia per una forte tensione speculativa e spirituale.
Il primo esile volume, pubblicato nel 1940, è improntato a una visione leggera e garbata dell’ambiente naturale e umano che circonda la giovane autrice, con descrizioni di animali (asini, anatre, tacchini, ragni) e della vegetazione, nei colori mutanti del volgere delle stagioni. Ma si accenna anche ai turbamenti adolescenziali di chi deve affrontare i primi impegni della vita adulta:
"Ho avuto paura di quasi tutto: / del buio, di figure sulla coperta, / del silenzio, del grido rauco / dell’ambulante della sera, di una festa, / del guardare sul tram e di me stessa".
Sette anni dopo, la tragedia della guerra, il matrimonio e la perdita di un figlio di appena un anno avevano già indirizzato la scrittura di Vasalis verso tematiche più complesse e coinvolgenti: il dolore di un distacco, l’amore che sconvolge o delude, la consolazione della preghiera:
"Ben sapevo che l’apparenza tradisce / e le candele ardevano bianche e rette / come la differenza tra il bene e il male”, “Odo solo, che tutto soffre, / ammalata della moltitudine delle cose, / della loro assoluta solitudine”.
I versi compresi nelle ultime due raccolte, del 1954 e del 2002 (postuma), appaiono al lettore decisamente più articolati e formalmente sorvegliati. Il titolo Visioni e volti della prima indica appunto la predilezione per lo sguardo capace di intuire aldilà delle apparenze la tormentata realtà che si cela nelle espressioni e negli atteggiamenti delle persone, nelle emozioni ferite da un abbandono.
“Così tanti tipi di dolore, non li nomino. / Ma uno, distanziare e scindere. / E non il recidere fa così male, / ma l’essere recisi”, “Tristezza fondi le mie forze, / cosicché io diventi immota come pietra”.
Figure rattrappite e stanche di vecchi, bambini che hanno perso spontaneità e sorrisi, l’uomo amato lontano, il cielo coperto, gli alberi grondanti pioggia: chi guarda e scrive tenta di anestetizzare la propria empatia, ricorrendo a una forzata estraneità dalla vita:
“Sedevo vicino alle mie magre ed escoriate ginocchia / e guardavo oltre il lento scorrere dell’acqua, / senza pensare o sognare. / Il mio capo non spuntava per niente fuori dal tempo”.
Lo stile si fa più franto e conciso, le metafore più asciutte, la rispondenza tra turbamento interiore e contesto esterno più puntuale, in atmosfere che rievocano quelle tratteggiate da altre due grandi poetesse, Dickinson e Achmatova:
“Uscì di casa nel primo imbrunire, / il marciapiede era bianco e dal cielo affiorava / brillante e fine e come ritagli di ciglia scure / ancora neve, che rimase sospesa a turbinare”, “L’inverno e il mio caro sono via. / C’è un merlo sul tetto, / la sua gola si muove, il suo becco trema / come parlando con se stesso”.
Giusto rendere merito alla piccola casa editrice Ensemble, che ci ha fatto apprezzare una notevole poetessa pressoché sconosciuta da noi, proponendo un prodotto librario elegante e curato.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Visioni e volti. Opera completa
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