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Recensioni di libri

Via dall’Aspromonte di Pietro Criaco

Rubbettino, 2019 - Il racconto si svolge ad Africo, villaggio arroccato sulle pendici dell’Aspromonte, che negli anni ’50 è completamente isolato e privo dei servizi essenziali, per questo la comunità decide di costruire da sé una strada, ma il progetto è ostacolato e la storia si complica per la presenza di un malavitoso e del sindaco.

Francesca Ferraro
Francesca Ferraro Pubblicato il 16-12-2019
Via dall'Aspromonte

Via dall’Aspromonte

  • Autore: Pietro Criaco
  • Genere: Storie vere
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2019

La voce narrante del romanzo di Pietro Criaco, Via dall’Aspromonte (Rubbettino, 2019), è quella di un bambino, Andrea, che vive ad Africo, un villaggio inerpicato sulle montagne calabresi, nelle ultime propaggini della catena appenninica che assumono forme superbe e inaccessibili con l’Aspromonte.
Africo è un luogo che offre ai bambini tante occasioni per stare assieme, per giocare immersi nella natura e Andrea, così come suo padre, è fortemente attaccato alla sua terra. Ma i disagi, negli anni ’50, rendono il territorio inaccessibile e privo dei servizi essenziali: non c’è la corrente elettrica, è inesistente una strada di collegamento con altri luoghi e, soprattutto, con il comune di Bocca Marina, da cui dipende la frazione di Africo. Tutto ciò rende complicata la vita, manca il medico condotto, le forze dell’ordine sono lontane, il prete non vive stabilmente nella parrocchia e anche il maestro ha difficoltà a mantenere una presenza continua.

La popolazione di Africo si sente sfruttata e abbandonata, consapevole di assolvere ai propri doveri con le tasse, abbandonata e privata di tutti i diritti, anche di quelli essenziali che riguardano la salute e l’istruzione. Per questo la protesta esplode in maniera vigorosa quando una donna, non curata durante le ultime fasi della sua gestazione, muore e partorisce durante un avventuroso tentativo di portarla dal medico a Bocca Marina. La comunità di Africo ha trovato la sua compattezza e, dopo aver fatto di tutto per salvare la partoriente, si reca in massa dal sindaco per protestare.
La forza del gruppo riesce, in qualche modo, ad ottenere l’impegno per il presidio medico, ma osserva Andrea:

Eravamo tutti consapevoli che il sindaco non avrebbe mantenuto le promesse ma la nostra azione ci aveva reso più convinti che qualcosa si doveva fare, questo era chiaro a tutti.

E la cosa da fare viene individuata nella realizzazione di una strada che gli abitanti di Africo iniziano con entusiasmo e passione a costruire da sé. La decisione, però, è fortemente contrastata dal sindaco e da Don Totò, un malavitoso che vive nelle montagne dell’Aspromonte.
Ci sono pagine del romanzo Via dall’Aspromonte bellissime nelle quali si racconta l’entusiasmo della gente nel progettare e costruire la strada, ma le vicende si complicano e prendono una piega che modifica il corso delle cose e Andrea cresce e matura anche nei sentimenti che prova nei confronti di suo padre e nel giudizio sulle persone, imparando a sue spese a comprendere la complessità del suo ambiente.
Il libro documenta e racconta in modo poetico un mondo arcaico nel quale è facile essere trasportati e coinvolti, guardando con occhi diversi gli stereotipi che riguardano paesi isolati e marginali, ricchi di valori di solidarietà e di condivisione.
Il libro ha ispirato il film di Mimmo Calopresti “Aspromonte, la terra degli ultimi” che, al pari del romanzo, è capace di appassionare lo spettatore.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Via dall’Aspromonte

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