Lord Byron ci racconta l’incanto dei boschi senza sentiero mostrandoci la Natura come rifugio e conforto per l’anima. Con l’abilità di un pittore, Byron ritrae attraverso le parole l’idillio di un paesaggio naturale, facendoci avvertire il frusciare di ogni foglia nell’ombra e la profondità di un silenzio incontrastato.
Il grande poeta inglese, scomparso a soli 36 anni il 19 aprile 1824 sull’isola greca di Missolungi, era un amante della contemplazione e dei paesaggi naturali vasti e sconfinati che meglio rispondevano alla sua indole romantica.
Ricordiamo che la wilderness, il trionfo della Natura sull’uomo, era uno dei temi cardine del Romanticismo, e nelle opere byroniane emerge all’estrema potenza.
Byron si propone come un grande ritrattista di paesaggi naturali: nelle sue poesie la Natura prende il sopravvento e, al suo cospetto, l’uomo si smarrisce, si fa piccolo, diventa una parte infinitesimale del tutto.
Non è difficile immaginare Lord Byron nei panni de Il viandante sul mare di nebbia ritratto nel celebre quadro di Caspar David Friedrich del 1818. Il pittore tedesco si serviva dell’espediente della Rückenfigur, la figura vista di spalle che si immergeva nella contemplazione della Natura favorendo così la sovrapposizione della visuale dello spettatore con quella del soggetto dipinto.
Come il protagonista del quadro, Byron sembra stagliarsi in primo piano ergendosi sulla cima del precipizio roccioso: noi lo vediamo di spalle, con i capelli scompigliati dal vento, respiriamo la sua inquietudine che si fa tempesta muovendo l’aria come un uragano. Nella sua poesia più celebre There is Pleasure in the Pathless Woods (Vi è un incanto nei boschi senza sentiero, Ndr), tratta dal quarto canto del suo poema-capolavoro Childe Harold’s Pilgrimage, ritroviamo proprio questa immagine: l’uomo solo, smarrito, al cospetto della wilderness.
Ma, come suggerisce il titolo della poesia Vi è un incanto nei boschi senza sentiero, Lord Byron non ci restituisce l’inquietudine della contemplazione, anzi, ce ne fa percepire l’incanto che nel testo originale inglese viene reso da una perfetta orchestrazione di assonanze e allitterazioni “pleasure, pathless, woods”, una nenia dolce che ci culla e ci conforta facendoci sentire parte di un disegno più vasto, come figli custoditi nel grembo della Grande Madre Natura.
Scopriamone testo, analisi e commento.
“Vi è un incanto nei boschi senza sentiero” di Lord Byron: testo
Vi è un incanto nei boschi senza sentiero.
Vi è un’estasi sulla spiaggia solitaria.
Vi è un asilo dove nessun importuno penetra
in riva alle acque del mare profondo,
e vi è un’armonia nel frangersi delle onde.
Non amo meno gli uomini, ma più la natura
e in questi miei colloqui con lei io mi libero
da tutto quello che sono e da quello che ero prima,
per confondermi con l’universo
e sento ciò che non so esprimere
e che pure non so del tutto nascondere.
“Vi è un incanto nei boschi senza sentiero”: testo originale inglese
There is a pleasure in the pathless woods,
There is a rapture on the lonely shore,
There is society, where none intrudes,
By the deep Sea, and music in its roar:
I love not Man the less, but Nature more,
From these our interviews, in which I steal
From all I may be, or have been before,
To mingle with the Universe, and feel
What I can ne’er express, yet cannot all conceal.
“Vi è un incanto nei boschi senza sentiero” di Lord Byron: analisi e commento
Nella poesia di Byron si riflette uno struggente desiderio di solitudine e pace. Come tutti gli animi romantici il poeta è certo di poter trovare la quiete solamente nel colloquio muto, silenzioso, e profondo con la Natura. Il bosco diventa quindi un tempio, un luogo in bilico tra mondo reale e sovrannaturale, una sorta di “soglia della coscienza”. Come il viandante di Friedrich, Lord Byron sembra trovarsi al limite estremo dei confini del mondo umano e proprio lì, quasi sull’orlo del precipizio, assalito dalla vertigine del vuoto trova in sé la forza conferitagli da un’enorme libertà.
In questi versi Byron rovescia la connotazione negativa della ‘solitudine’ - spesso concepita come un sentimento gravoso da sopportare - e la accosta a una gioia profonda che sconfina nell’estasi mistica. L’essenza stessa della solitudine si traduce qui in un’immagine capace di infondere una profonda pace: il poeta la ritrae come il sentiero di una foresta che, infine, si affaccia su uno specchio di mare profondo le cui onde sembrano suonare una strana musica. Tra le righe possiamo scorgere anche l’elogio della“strada non presa” teorizzata dal’americano Robert Frost nella celebre lirica The road not taken: anche Byron, anticipando l’intuizione di Frost, proponeva di seguire il sentiero più impervio, la strada solitaria senza gente, poiché era la via migliore per conoscere sé stessi.
La bellezza di questa poesia, Vi è un incanto nei boschi senza sentiero, considerata non a caso una delle più belle di Lord Byron, risiede proprio nella sua capacità di spiegare “l’inspiegabile”. Il poeta inglese non parla semplicemente di “pace” o di “solitudine”, ma ci avvicina, attraverso i suoi pathless woods, a un sentimento ancora più inesprimibile di infinito che sconfina in un frammento di eternità.
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