

Una strega pasticciona
- Autore: Daniele Tenzon
- Genere: Libri per ragazzi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Daniele Tenzon: se non è veneto lui... è nato infatti nel Vicentino, quarant’anni anni fa (ancora da compiere), ha studiato nell’IIS Rosselli-Sartori di Lonigo e vive ad Alonte (VI). Scrive da dieci anni a questa parte, nel tempo libero da un impiego presso un’azienda. Pubblica romanzi dal 2018, già sei, con il più recente, Una strega pasticciona, dato alle stampe da Pathos Edizioni a fine anno (Torino, dicembre 2024, 222 pagine).
Letizia ha sedici anni nel 1985, è una ragazzina goffa e spilungona, bullizzata e solitaria; spicca sulla testa delle altre e anche degli altri, che non fanno niente per coinvolgerla, anzi la stuzzicano in tutti i modi, usano la magia contro di lei, piccole cose ma fastidiose. Nel 2023, Letizia è una signora, anche una mamma, e si entra nel vivo del romanzo. Narrativa divertente, non vi spaventate, tutt’altro che complicata, ma non per questo disimpegnata o priva di significato. Ha qualcosa dentro, Daniele Tenzon, che vuole trasmettere e riesce a comunicare: una morale sulla vita, sulla nostra realtà, una riflessione in tono divertente, non certo una lezione.
La storia che racconta è parecchio intinta nel fantastico, fa simpatia, accompagna intelligentemente i giovani lettori ai quali è principalmente destinata, perché il target del romanzo sono gli adolescenti, maschi e femmine, per quanto gli over venti e ben oltre non siano affatto banditi da queste pagine. I lettori non teenager sono i benvenuti per l’autore, che ha tenuto a definire la sua una commedia in costume fantasy, non quella epico-avventurosa di cavalieri, fortezze, elfi, orchi o case nobiliari e troni di spade, ma la school story della Rowling, di Harry Potter, maghetti e magheggi vari. Low fantasy, per intenderci, niente di tenebroso: è alla luce del sole la magia di Tenzon e del mondo di Letizia, che poi è il nostro, solo un po’ diverso. Niente di stregonesco, tutto soft.
La magia si vede in ogni luogo attorno: passeggini sospinti con la sola forza del pensiero mentre le mamme frugano nella borsetta alla ricerca di oggetti appena visti ma introvabili; matite fatte volare in aria in classe da ragazzi annoiati dalla lezione; insegnanti che con una semplice strizzata d’occhi scaldano la sedia di alunni disattenti... Ma dalle radio risuonano le canzoni dei Dire Straits e prima ancora dei Baltimora. Tutto regolare. Come dicevamo: è il nostro mondo, con qualcosa di più. Low fantasy fatta e finita, appunto, fenomeni magici sviluppati in un contesto quotidiano, ordinario.
Nello sviluppo della trama si troverà qualcosa dei film “Aiuto! ho ristretto...”, ma evitiamo di scivolare in qualche spoiler, fermiamoci qua. Una cosa è certa: tutti i lettori s’ innamoramento della Letizia ragazzina: timida e introversa, disastrosa nelle relazioni personali, si mantiene appartata e apre la bocca solo se interrogata, per quanto accada di rado, quasi mai. L’aspetto fisico non l’aiuta; alle superiori è la studentessa più alta della scuola, e se per tante rappresenta un motivo d’orgoglio, a lei crea soltanto problemi. Sul corpo magrissimo, i vestiti spiovono come appesi alle grucce, per di più sotto una massa di capelli neri eternamente spettinati. La chiamano spaventapasseri; gli adolescenti non hanno pietà e non esitano a usare la magia per mortificarla. Quando va bene, spingono il cestino della carta straccia fluttuante sulla sua testa, per rovesciarglielo addosso, ma riscuote un certo successo anche fare spalancare la porta del gabinetto mentre lei è dentro.
Poi c’è Andrea, il peggiore bullo della scuola. Massiccio, antipatico, la perseguita. Le ha inflitto la più becera umiliazione pubblica, all’intervallo: con un guizzo della mano, l’ha fatta levitare in alto nel cortile e le ha fatto scendere i pantaloni di fronte all’intera scolaresca, mentre lei gridava agitando vanamente gambe e braccia. Per fortuna, Letizia possiede uno stupendo pianoforte a coda, nero, lucidissimo. Lo studia da dodici anni e quando suona si trasforma. La goffaggine sparisce lasciando il posto a una sicurezza quasi assoluta. Si destreggia tra le note con eleganza e leggerezza. Le dita lunghe non toccano la tastiera, l’accarezzano.
“Suona bene? Madonna!!”
Ilse è provvidenziale per Letizia; lei ed anche la magia. È la giunonica bidella capo, di origini austriache. Assiste all’ennesimo scherzo ai danni della lunga sedicenne solitaria, le si accosta e le suggerisce: chi d’arma ferisce, dalla stessa arma può essere colpito. Se usano la magia contro di lei, perché non la usa lei contro di loro? La ragazza replica con un sussurro imbronciato che per i suoi genitori ricorrere alla magia è come pilotare un’auto da corsa, esaltante ma troppo pericoloso. Ilse insiste, si offre, se vuole, d’insegnarle qualche trucchetto. Però vuole farsi promettere che non lo rivelerà a nessuno. Deve restare un loro segreto. La magia è soprattutto divertimento. Presa una salvietta di carta e passata la mano davanti, trasforma all’istante il colore da bianco in verde. La magia è concedersi qualche piccola distrazione. Ora il colore cambia in giallo. La magia è un’evasione dalla monotonia della realtà. Riporta il fazzoletto al bianco originale. Le propone di provare, almeno. Ogni incantesimo, prima di manifestarsi nella realtà, si deve formare nella testa. Occorre avere ben chiaro cosa si vuole. Certo non è facile e non riesce nemmeno al primo colpo. Letizia decide d’impegnarsi, di mettercela tutta. Dopotutto, s’è riuscita a suonare il pianoforte tanto mirabilmente... vuoi vedere che? Come no? Madonna!!”.

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