Una storia chiusa
- Autore: Clara Sereni
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2012
Uno scorcio sulla nostra storia passata, attraverso gli occhi e la vita vissuta degli ospiti di una casa di riposo. Domande inevase e perché irrisolti, passato e presente che scorrono nelle pagine di un libro dalla trama originale e bellissima.
“Una storia chiusa” di Clara Sereni, una delle scrittrici più riconosciute nella nostra narrativa contemporanea, pubblicato nel 2012, con i racconti in prima persona dei protagonisti e le parole più amate dall’autrice quali memoria e storia, sembra essere stato scritto oggi.
Una Italia invecchiata tra speranze e delusioni, piaceri e amarezze, immobile e senza aspettative, un mondo che sta per finire e che fa volgere lo sguardo indietro alla ricerca della verità. Giovanna, un magistrato sotto copertura per aver condotto indagini sulla mafia, è costretta a rifugiarsi in un posto sicuro, come può esserlo un ospizio. Con un nuovo taglio di capelli che la invecchiano e le lenti a contatto che le colorano gli occhi, sale sulla macchina blindata che la porterà via. Ha ancora paura, anche della nuova vita che inizierà di lì a poco. Una storia è chiusa, racconta, quando la si chiude nel migliore dei modi,
“senza sofferenze, decadimento, perdita di dignità”.
Era convinta che avrebbe salvato l’Italia ma la realtà è diversa: le ingiustizie non le hanno permesso più di sperare, come l’amore che l’ha delusa tanto. L’ansia si è impadronita di lei, in questo che è un altro mondo come farà a viverci, a mimetizzarsi, a confondersi con gli altri?
“…mi adatterò a una nuova città, una nuova casa. Ad altre persone attorno a me: spero, almeno, non dovendomi chiedere ogni volta che giro le spalle se hanno in mente di uccidermi o di farmi uccidere”.
Ora il suo nome è Giulia e probabilmente sarà quello che le rimarrà per sempre, anche quando lascerà la casa di riposo sperando di non tornare alla vita di prima. Un mondo chiuso all’esterno ma inaspettatamente vivo l’attende, con i tanti protagonisti che conoscerà. Dante, “una bella testa di capelli bianchi e un bel cervello”, con la mania di ricamare con fili di seta colorata le parole degli articoli della Costituzione. Dopo aver vissuto con fatica i rapporti all’interno della famiglia, aveva deciso di starsene per conto suo. La sua storia di incomprensioni e solitudine è molto simile a quella degli altri.
Virginia, chiamata da tutti Vandaosiris, è sempre truccata e vestita di tutto punto, con i suoi tailleur tempestati di pietre e ricami e gli scialli intessuti di fili brillanti. Le sue gambe facevano perdere la testa quando si esibiva nei piccoli teatri. La rivista e l’avanspettacolo l’avevano fatta sopravvivere alla guerra e alle macerie, offrendole una vita mediocre ma agiata. Il suo arrivo è sempre preannunciato da una nube di profumo, e per lei la parola vecchiaia non va assolutamente nominata.
Margherita, “dagli occhi cerchiati e opachi e le voce rauca per le lacrime”, lavora invece ossessivamente all’uncinetto, ai suoi quadrati di lana con lo sfondo nero.
“Butta un occhio sull’intreccio, l’altro al televisore dove scorrono facce di politici, poliziotti, soldati”.
Il suo dolore è senza fondo, i suoi pensieri sono rivolti al figlio e alla sua dipendenza. Olga, invece, accende le sue candele ogni giorno a ricordo delle tante stragi che si sono consumate in Italia: da Reggio Emilia, Bologna, Portella della Ginestra, all’Italicus, Piazza Fontana, al Vajont. Poi Carlo, ex partigiano, e Federico, “fascista sempre” con una vistosa cicatrice sul volto, che ama suonare la tromba e starsene da solo seduto sulla panchina dei giardini.
“Anche se ci ho rimesso la faccia gli affetti, la vita, quello è il mondo che, allora e ancora oggi, è il mio”.
La vita dei protagonisti scorre nel ricordo del tempo trascorso, perduti nel dare un senso alla propria vita, portando con sé le colpe e le proprie ferite ancora aperte, nella loro piccola comunità nella quale Giovanna decide di voler stare, con la disperata speranza che tempi migliori possano un giorno arrivare.
“Il mondo non è più roba nostra, non ci riguarda, e finalmente ci guarda anche poco.”
Una storia chiusa
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