Una persona alla volta
- Autore: Gino Strada
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2022
Di fronte a quotidiane stragi di innocenti, denuncia Gino Strada in Una persona alla volta (libro postumo, edito da Feltrinelli nel 2022), il mondo occidentale volge troppo spesso lo sguardo altrove: un silenzio fatto di indifferenza e complicità con i governi che promuovono il conflitto armato. Eppure, dice lui, come si può “ignorare la sofferenza di un altro essere umano, anche [...] dall’altra parte del pianeta”? Una luce di speranza proviene da chi presta instancabilmente la propria opera per tendere una mano a chi vive in stato di emergenza, proprio come fanno i medici di Emergency, l’organizzazione umanitaria no-profit da lui fondata nel 1994.
Ma andiamo con ordine. Il suo ritratto è quello di un uomo cresciuto in una comunità operaia ispirata a valori come la solidarietà, la dignità del lavoro, la giustizia sociale. È in questo contesto che si forma Gino Strada, il chirurgo di guerra che tutti conosciamo. Alla base del suo operato c’è sempre stata, fin dalla giovinezza, l’insofferenza verso le disuguaglianze, la difesa dei diritti umani e la voglia di cambiare il mondo (partecipando, negli anni universitari, a movimenti studenteschi "al servizio delle masse popolari"). A tutto ciò si aggiunge il suo tratto più distintivo: un amore viscerale per la professione medica, intesa come una missione.
Anche se non ci siamo più abituati, la medicina è innanzitutto un rapporto tra un essere umano e un altro essere umano.
Lavorare per soldi non fa per lui e lo dimostra con i fatti (rinunciando, da giovane neolaureato, a una redditizia opportunità di carriera offertagli da un prestigioso centro trapianti statunitense). Da subito si fa largo in lui una vocazione diversa. Il suo ambiente naturale è la sala operatoria in Paesi afflitti dalla guerra: un luogo dove può offrire una possibilità di salvezza a chi, diversamente, non potrebbe far altro che soccombere sotto le bombe. La chirurgia rappresenta per lui uno strumento di realizzazione del diritto più importante di tutti: quello di vivere.
Emergency nasce proprio da questa premessa. Essa svolge la propria attività, dagli anni Novanta, in numerose aree del mondo nei vari continenti; oggi è presente, tra gli altri, anche in Ucraina e nella Striscia di Gaza. L’autore racconta che questo progetto, fin dal suo avvio, ha incontrato difficoltà di ogni tipo: non solo economiche e organizzative, ma anche mediatiche. Non sono mancate, infatti, pesanti critiche nei suoi confronti, la più grave e assurda delle quali è stata l’accusa di parteggiare per i terroristi. Il motivo? Negli ospedali di Emergency, i medici curano gratuitamente chiunque si presenti dinanzi a loro, senza fare domande né distinzioni di alcun tipo. Tutto questo in nome dell’etica professionale, ma anche in qualità di esseri umani che si rifiutano di lasciar morire i propri simili.
Gino Strada è stato anche ammonito di avere, in fondo, delle mire politiche. Lui non si è lasciato scalfire:
Se fare politica significa cercare un modo decente di convivere con altri esseri umani e prendersene cura, allora farò sempre politica contro l’ottusità della guerra che impone la divisione del mondo in amici e nemici.
L’orrore nei confronti della guerra è presente in ogni singola riga del libro. È un pugno nello stomaco il suo racconto di corpi orribilmente massacrati, interventi chirurgici in condizioni disperate, minori rimasti soli al mondo e mille altre strazianti tragedie a cui ha assistito, di continuo e in prima persona, tra le mura del pronto soccorso.
Come giustificare stragi in cui a soccombere sono principalmente civili inermi, spesso ignari delle dinamiche internazionali alla base del conflitto stesso? Come si può pensare che esistano ancora, al giorno d’oggi, mine antiuomo con sembianze di giocattoli, progettate appositamente per mutilare bambini innocenti?
La guerra è essa stessa terrorismo legittimato, ingiustizia assoluta, violazione irrimediabile di ogni diritto.
Essa viene inoltre paragonata a una malattia come il cancro: il fatto che sia sempre esistita non significa che si debba rinunciare a ogni instancabile tentativo di estirparla definitivamente dalla storia dell’umanità. La guerra non è solo un catastrofico errore a livello etico. L’autore suggerisce anche una prospettiva meno scontata da cui osservarla: la scelta bellica è senza dubbio la meno intelligente tra quelle possibili, in quanto (testimone, la storia) non ha mai portato alla risoluzione dei problemi preesistenti. Anche certi "nobili" pretesti, utilizzati dai governi per giustificare offensive militari, non hanno mai fatto altro che seminare odio, devastazione, morte. Un crimine non può e non deve legittimare un altro crimine. Considerando inoltre le armi moderne, in primo luogo quelle nucleari, il rischio concreto è che l’essere umano stia preparando la propria autodistruzione:
L’abolizione della guerra è un progetto indispensabile e urgente se vogliamo che l’avventura umana continui.
Le parole di Gino Strada lasciano il segno: impossibile non rimanerne colpiti, anche a distanza di qualche anno dalla sua scomparsa. Il suo non è un pacifismo fatto solo di sogni e ideali, ma affonda le sue radici in episodi reali, cruenti, tinti dal "rosso caldo del sangue" di cui lui è stato testimone per decenni.
Di fronte a scenari apocalittici, l’appartenenza a qualsiasi nazionalità, credo religioso e colore politico diventa irrilevante: la priorità assoluta è il risveglio delle coscienze per mettere la parola fine, in maniera incondizionata, alla follia della guerra. Ecco, in sintesi, il testamento spirituale lasciato da questo grande chirurgo e uomo.
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