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Recensioni di libri

La spia che cercò di fermare una guerra di Marcia e Thomas Mitchell

HarperCollins Italia, 2021 – Il libro che ha ispirato il film “Official secrets - Segreti di Stato”, basato sulla vicenda vera di Katharine Gun, agente dei servizi britannici nella seconda guerra del Golfo contro Saddam nel 2003.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 25-01-2022
La spia che cercò di fermare una guerra

La spia che cercò di fermare una guerra

  • Autore: Marcia e Thomas Mitchell
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: HarperCollins
  • Anno di pubblicazione: 2021

Cosa avreste fatto al posto di Katharine Gun? Rischiato tutto, come lei, per evitare il conflitto in Iraq nel 2003, più ingiusto di qualsiasi altro? Firmato da Marcia e Thomas Mitchell e pubblicato nel nostro Paese da HarperCollins Italia, La spia che cercò di fermare una guerra (agosto 2021, 332 pagine, traduzione di J. De Angelis) è il libro che ha ispirato il film Official secrets - Segreti di Stato, con Keira Knightley, Matthew Goode e Ralph Fiennes. Una pellicola realizzata nel 2019 da una produzione indipendente, d’intesa con la stessa Gun, di cui ricostruisce il processo.

Tutto per un’email top secret inviata il 31 gennaio 2003 dall’Agenzia di sicurezza americana NSA all’omologa britannica, nel Government Communications Headquarters (GCHQ) di Cheltenham. Traduttrice per l’Agenzia inglese di spionaggio e controspionaggio nelle comunicazioni, Katharine è tra i destinatari del messaggio. Oggetto: “Riflessioni sul dibattito sull’Iraq. Voti ONU. Iniziative RT + possibilità di contributi correlati”. Il contenuto è un esplicito invito alla cospirazione, propone di indurre anche con mezzi illegali i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a votare a favore dell’azione militare, secondo gli obiettivi del presidente americano Bush jr. e del premier inglese Blair, che miravano deporre e liquidare Saddam Hussein.

La protagonista. Allora trentottenne, Katharine Gun lavorava nel GCHQ e ha appreso dell’operazione coperta della National Security Agency per guadagnare consensi all’invasione dell’Iraq. Un progetto inizialmente minoritario, tra quelli ipotizzati per la coalizione internazionale contro il terrorismo internazionale e le armi di distruzione di massa attribuite al regime iracheno. Scossa, la Grun fa filtrare la notizia alla stampa. Il “caso” si scatena, ma non ferma la seconda guerra del Golfo e Katharine finisce dietro le sbarre per avere violato la legge sul segreto di Stato.

Sette anni dopo l’apertura nel Regno Unito di un’inchiesta governativa sulla guerra in Iraq, il lungo rapporto della Commissione Chilcot ha destato attenzione nel luglio 2016, a tredici anni dall’arresto e otto dalla prima edizione del libro. Concludeva che la guerra in Iraq non era stata necessaria. Fondata su notizie d’intelligence non attendibili, aveva destabilizzato l’area, aprendo un dopoguerra caotico e desolante, che sarebbe stato non solo preferibile, anche possibile evitare.

Per la commissione d’indagine presieduta da sir John Chilcot, l’intervento militare voluto dal presidente USA e dal primo ministro britannico era stato quantomeno controverso e mai approfondito in modo soddisfacente. In altre parole: quella guerra non si doveva fare.

Fin dall’indomani del tragico attentato al World Trade Center dell’11 settembre 2001, George Bush aveva deciso di disfarsi di Saddam Hussein e coinvolto nella macchinazione un Tony Blair inizialmente riluttante. Tra gennaio e marzo del 2003, consulenze compiacenti e complotti erano stati determinanti nel consentire a Bush di ottenere dall’ONU l’avvio delle operazioni della coalizione internazionale per la caduta di Saddam.

Due capi di Stato avevano tramato in segreto l’invasione e una giovane donna inglese partecipava, come molti altri, alle manifestazioni contro il conflitto in Medio Oriente. Ma Katherine non si è limitata a protestare. Ha denunciato un’operazione di spionaggio della NSA statunitense ai danni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per legittimare l’invasione dell’Iraq, facendo sì che i componenti votassero a favore della guerra.

“Alcuni hanno definito quest’operazione degli Stati Uniti un ricatto, altri hanno scomodato l’espressione giochi sporchi. Comunque si voglia chiamarla, fu in ogni caso un’operazione illegittima”.

Mentre i legali della Procura della Corona incentravano il processo penale a Katharine sulla condivisione di informazioni segrete, la Grun volle che al centro dell’attenzione figurassero invece proprio quelle informazioni segrete, spinta dall’obiettivo che l’opinione pubblica capisse quanto i due Governi stavano tramando e chi ne avrebbe subito le conseguenze. Prevedeva l’alto numero di vittime che una guerra non necessaria avrebbe potuto provocare.

La tesi della difesa, secondo cui aveva agito nella convinzione che la guerra in Iraq fosse illegale, sarà suffragata dal Rapporto Chilcot, alcuni anni più tardi. Ma c’erano voluti altri cinque prima che venisse avviata la Commissione d’indagine che ha poi redatto quel voluminoso documento, di portata storica.

Gli autori. La giornalista Marcia Mitchell, autrice pluripremiata di opere di saggistica e successivamente anche di gialli, è stata componente e fa parte tuttora di commissioni in materia di parità di genere, patrimonio artistico e materie umanistiche. Il marito Thomas ha lavorato per diciassette anni nell’Intelligence USA durante la Guerra Fredda, collaborando strettamente con Edgar Hoover, lo storico direttore dell’FBI. Nel corso della carriera ha risolto diversi casi celebri di spionaggio ed è stato in contatto con le spie internazionali più famose.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La spia che cercò di fermare una guerra

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