Spacefood. La nuova gastronomia siderale
- Autore: Andrea Coco
- Genere: Libri da ridere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
«Non appena scendiamo dallo shuttle, incontriamo Mario, il gestore del locale, seguito dal maître di sala, un robot in smoking.
«Benvenuti miei attesi ospiti,» esordisce con un tono sussiegoso. «Siete arrivati in un posto fantastico e mangerete in modo favoloso. Sarà una sera di San Valentino indimenticabile.»
Una serata senza dubbio indimenticabile per Aner Sims, che aveva scelto “La Taverna Galattica di Mario” per trascorrere con la fidanzata Net O’Moore una cena romantica.
Ma, tra clienti veri, finti e imbucati, la cena di San Valentino prenderà una piega avventurosa e si concluderà in tribunale. Una soluzione imprevista comunque apprezzata dagli sfortunati clienti del ristorante, sfuggiti ai pirati soltanto grazie al fortuito intervento del comandante della flotta astrale Augusto Rock Parboni.
E questo è solo l’inizio, “il Prologo” di Spacefood, un romanzo di fantascienza umoristica scritto da Andrea Coco, pubblicato in una seconda edizione, rivista e curata dalla casa editrice Tabula Fati (2020).
Protagonisti di questo tumultuoso avvio, la parodia di una recensione giornalistica, sono Net O’Moore del nobile casato dei Conti di New Drogheda, “donna raffinata, senza dubbio, la persona più adatta a valutare il ristorante per quanto riguarda l’arredamento”, e Aner Sims, giornalista enogastronomico, che cura la rubrica Ristoranti Novità per il giornale "The Times of Hibernia" del pianeta omonimo.
Personaggio principale dell’opera, Aner è un apprezzato critico gastronomico che, a dispetto della sua fama, deve difendersi dai colleghi, reali e virtuali, che lo sottostimano e da Augusto, sempre alla ricerca di un buon locale dover mangiare.
Ed è proprio il Comandante Augusto Rock Parboni, “dal fiero cipiglio sul volto, in testa i capelli a spazzola color dell’argento, un incarnato rosa porcello e l’occhio azzurro limpido stralunato”, a trascinare a forza il povero Aner Sims in una nuova terribile avventura, proprio al termine di una giornata bella quanto il tramonto, dove tutto era filato liscio e nessuno lo aveva chiamato per lamentarsi del suo lavoro. E…
“Preso dai suoi pensieri, non si accorse che un incrociatore leggero intergalattico stava atterrando di fronte al grattacielo.”
Perché il buon Augusto, “un amante della buona cucina, disposto a tutto pur di gustare buoni piatti, e con una naturale tendenza a combinare disastri”, ha trovato il modo di entrare nel più che celebre “Ristorante che non c’è”, una struttura situata in un universo parallelo dove persone di tutte le razze e nazioni s’incontrano per mangiare e parlare liberamente senza farsi condizionare dalle proprie culture.
Impresa eccezionale, ma tutt’altro che disinteressata. Augusto vuole conquistare Cubana, la vedova di un ammiraglio, e per riuscirci vuole portarla a cena al Ristorante. Ma, memore di quanto è successo ad Aner, prima di invitarla vuole accertarsi che il locale sia all’altezza della sua fama e per questo ha bisogno del suo aiuto. Come non bastasse, arrivare al celebre locale è tutt’altro che facile: bisogna trovare il passaggio, nascosto in un pub irlandese, e varcare la soglia temporale che si apre solo a chi dispone di un adeguato lasciapassare. Augusto ovviamente lo possiede, mentre Aner ne è sprovvisto e per non fare una brutta fine dovrà vincere una gara a chi racconta la storia più assurda.
Raggiunto il Ristorante, Aner e Augusto riescono, ovviamente, a cacciarsi in nuovi pasticci, perché hanno rubato l’invito a un esclusivo pranzo ai “coniugi O’Riordan, cittadini Keniani naturalmente belli ed eleganti”. E, come non bastasse, qualcuno vuole uccidere Aner, perché ha scoperto che il giornalista pur di entrare nel locale ha raccontato delle frottole: ha detto di esser stato palombaro, di aver conosciuto il Grande Maestro dei Palombari, Octavius von Bathtub, il quale gli ha raccontato la versione sottomarina dell’origine dell’umanità.
Il pranzo di beneficenza pasquale al quale si sono imbucati con la compiacenza di un cyborg, Bogaz l’inflessibile, ufficialmente supervisore agli accessi alla Sala Bianca ma in realtà proprietario anche di un’agenzia di pompe funebri, “Caronte - I Viaggi dell’Oblio”, verrà interrotto da una fuga generale, provocata dall’intervento delle forze dell’ordine.
Per Aner e Augusto la situazione sembra senza via di uscita, se non fosse per l’aiuto di Scilla Aliprand, ricca possidente del pianeta di Oversturia, che lavora per la sicurezza di un’importante azienda. Scilla li ospiterà nella sua villa di campagna, dove proporrà ad Aner di cenare con lei nel famoso “Ristorante ai confini della Galassia”. Ovviamente la presenza di Parboni non è né prevista né tantomeno gradita.
Scilla, tanto bella quanto perfida, celebre per le sue battute caustiche, è così profondamente innamorata di Aner Sims che pur conquistarlo ha prenotato un weekend di charme, con due pasti nell’esclusivo ristorante situato su un pianetino che vive di turismo fin troppo slow life: Znavel.
Insomma, tutto bene…o quasi.
Perché il celebre cuoco, Apuleius, è stato rapito, colpevole, si sussurra, di essere fin troppo disponibile ad assecondare le richieste dei clienti. Fattore che ha irritato gli altri ristoratori del pianetino. I due piccioni sono sul punto di fare ritorno a casa, quando arriva Augusto, il quale convince il sindaco della cittadina-pianeta che lui, assieme ad Aner e Scilla, saranno perfettamente in grado di ritrovare Apuleius.
La terza parte di Spacefood è quindi un giallo umoristico dove i tre protagonisti dovranno interrogare i ristoratori sospettati e capire perché il pollo non fa parte del menù dei ristoranti di Znavel.
«Allora, se vuole davvero darci un’informazione utile, ci parli di polli arrosto,» intimò Augusto.
Sul viso del cameriere apparve un’espressione disgustata. «Che cibo volgare...»
«Sì, sì, abbiamo capito, niente ricette di pollo, vero?» lo interruppe Aner.
«Ma signore! Il pollo è una pietanza bandita da questo locale! È un cibo da poveri, mentre da noi... Insomma, guardatevi attorno.»
«Non c’è bisogno di guardarsi attorno. Basta guardare il menù.»
Scilla, con un gesto di stizza, chiuse di colpo il menù e lo poggiò bruscamente sul tavolo.
«Tre porzioni di tortelli di maiale con fine ratatouille di zucchine e melanzane al profumo di timo,» ordinò. «Mezzo litro di Velzna rosso superiore, e poi il conto. Pago io.»
«Pagare lei? Ma, si... Si... Si...»
«Vai, altrimenti, ora che finisci di parlare, si fanno le due.»
Spacefood è uno scoppiettante romanzo di fantascienza umoristica, che nasconde tra le pieghe una sottile satira sociale e spunti di riflessione (che cosa vuol dire vivere ai confini di una Galassia, per esempio), ma senza volersi dilungare in una lunga lezione morale. Perché ridendo e scherzando si possono dire cose serie senza annoiare il lettore. Fermo restando che l’aspetto comico rimane predominante.
È anche un omaggio all’Irlanda e agli irlandesi, alla cultura e alla storia di un popolo così tormentato in passato, e un tributo ad Achille Campanile:
"Grande scrittore italiano e il più importante umorista che l’Italia abbia avuto nel corso del Novecento. Le battute fulminanti e i giochi di parole [e alcuni personaggi presenti nel libro, nda] sono influenzati dallo stile di Achille Campanile, un artista della lingua italiana, che tutti dovrebbero leggere”
.
Infine, un omaggio alla musica in quasi tutti i suoi generi, dal jazz (San Ra), al rock progressive (Frank Zappa), al soul (Percy Sledge, Otis redding), fino ad abbracciare bande meno famose come i P70, i Greenwall e la Old City Rock Orchestra.
E come in ogni giallo che si rispetti, dopo il colpo di scena fine, c’è l’immancabile lieto fine. Tutti insieme per il pranzo di Natale. Quasi tutti…a dire il vero.
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Chi ama la fantascienza, la fantascienza umoristica, l’umorismo e la letteratura d’evasione.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Spacefood. La nuova gastronomia siderale
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