

Antigone, variazioni sul mito
- Autore: Sofocle, Anouihl, Brecht
- Genere: Classici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Marsilio
Chiunque si applichi allo studio di una qualche disciplina artistica (e il teatro non fa certo eccezione, anzi!) si rende presto conto di come la maggior parte dei grandi drammi sia generata da rivisitazioni di storie già scritte e già sentite, magari fino a quel momento non molto conosciute, la cui origine sarebbe persino difficile stabilire con precisione. Se in musica si sente spesso teorizzare che “le note sono sette” (affermazione, peraltro, non vera, ma che serve benissimo a rendere l’idea: quanti cosiddetti “plagi” scopriamo in continuazione, perfino nell’ambito della musica classica!), in letteratura e drammaturgia sono più che frequenti le rielaborazioni, che a volte conducono a risultati eccellenti e il cui livello si colloca sullo stesso piano dell’originale.
Da questa consapevolezza è nata, in casa Marsilio, l’idea di una collana dedicata alle “Variazioni sul mito”, che mette a confronto diversi testi il cui, o la cui, protagonista è lo stesso personaggio, immaginario e molto noto al grande pubblico. Non si parla solo di mitologia classica, ma anche, per esempio, di Romeo e Giulietta o Don Giovanni. In questo caso prendiamo in analisi il mito della ribelle Antigone, narrato nel volume a cura di M.G. Ciani Antigone, variazioni sul mito (Marsilio, 2000).
Paladina della giustizia divina che sovrasta quella degli uomini, protofemminista, giovane ribelle desiderosa di autoaffermazione o solamente donna talmente distrutta dalla morte del fratello da agire in modo incosciente, Antigone è un personaggio complesso al quale si possono attribuire centinaia di pensieri diversi. Figlia incestuosa di Edipo e Giocasta, insieme alla sorella Ismene e ai fratelli Eteocle e Polinice sconta sulla propria pelle la colpa inconsapevole del padre, che, nella migliore tradizione della tragedia greca, non vale certo meno di quella consapevole.
Ed ecco che i fratelli, che intendevano dapprima condividere “ad anni alternati” il regno di Tebe, entrano in contrasto quando Eteocle si rifiuta di passare la mano: Polinice dichiara guerra al fratello, ma i due si uccidono a vicenda. Lo zio Creonte, diventato sovrano, intima che a Polinice, indicato come nemico della città, sia negata degna sepoltura. Antigone contravviene al suo ordine, sostenendo che la legge degli uomini non può sovrastare quella degli dei; Creonte la fa seppellire viva, ma, al proprio ripensamento, la trova morta insieme al proprio figlio Emone, suo promesso sposo.
Dopo la versione di Sofocle del 442 a.c. circa, viene proposta quella di Jean Anouihl del 1942, e a finire quella di Bertold Brecht del 1947. Fiera sostenitrice della legge divina per Sofocle, la Antigone di Anouihl è piuttosto una ragazzina che si oppone allo zio non per le divinità né per il fratello, ma “per sé stessa”, mentre quella di Brecht assume una connotazione di paladina della pace che le altre due non conoscono.
Creonte, sovrano testardo e un po’ capriccioso in Sofocle, intento solo ad affermare la propria insindacabile autorità, per Anouihl è una sorta di uomo politico tutto opportunismo e diplomazia, che non amava nessuno dei due nipoti ma aveva bisogno di un buono da onorare e un di cattivo da deplorare, e si mostra perfino comprensivo verso Antigone, la cui trasgressione vorrebbe far passare sotto silenzio; in Brecht, invece, diventa uno spietato uomo di guerra, che ha ucciso con le proprie mani Polinice perché, davanti alla morte del fratello, è scappato con orrore, e che piange la morte del proprio figlio solo in quanto ha perso un valido condottiero.
Tre visioni diverse della stessa vicenda: quella classica di Sofocle, per il quale il destino della stirpe è segnato dall’inconsapevole trasgressione di Edipo, e non può essere cambiato neppure dal tardivo pentimento di Creonte, convinto dall’indovino Tiresia; quella di Anouihl, forse la più moderna di tutte, pervasa da un’atmosfera di “teatro nel teatro”, che vede il sacrificio di Antigone quasi come un “rito di passaggio”, e dona ai personaggi una triste consapevolezza che non prevede il ricorso alla divinità (non appare il personaggio di Tiresia, e Creonte tratta i riti funebri come superstizioni); quella di Brecht, più legata al mito classico ma segnata dall’esperienza nazista (rimarchevole il primo prologo, con due sorelle che escono da un rifugio), nella quale non si intravede alcuna speranza né una minima idea di pentimento.
Tre capolavori da leggere, rileggere, confrontare.
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Un libro perfetto per...
Ovviamente ad appassionati di teatro, ma non è un testo adatto solamente a chi lo studia: chiunque lo ami e sia incuriosito dalla vicenda di Antigone può usare il confronto fra i testi come base per una profonda riflessione.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Antigone, variazioni sul mito
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