L’etnologo siciliano Serafino Amabile Guastella (1819-1899) rivela una personalità poliedrica, fortemente critica e di formazione illuminista con sostanziali aperture alla cultura europea grazie alle quali ha maturato la convinzione che la letteratura non è semplice consolazione dello spirito, ma un modo per conoscere la realtà.
A partire da questa vigorosa convinzione, la sua attività si manifesta in una scrittura pluricompositiva.
Dapprima, negli anni giovanili, si accosta alla poesia animato da una chiara suggestione romantica sul rinnovamento della coscienza giovanile, poi convoglia le energie nell’impegno civile espresso nel giornale Fra Rocco, condotto dal 15 settembre 1860 al 7 maggio 1862, e successivamente, a seguito della delusione unitaria di cui era stato un convinto assertore come intellettuale liberal-progressista, si riconoscerà nel tracciato della ricerca folclorica.
L’asse Chiaramonte Gulfi-Modica è nevralgico per le opportunità che ha di alternare le sue esplorazioni nella psiche collettiva con la funzione di educatore animato da una autentica passione civile e pedagogica, insegnando lettere italiane per meriti letterari e non per titoli accademici quando in Sicilia essere barone generalmente significava condurre una vita per lo più parassitaria e accidiosa.
Quello fu il periodo più fecondo della sua produzione.
La produzione narrativa di Serafino Amabile Guastella
Per inquadrarne alcune linee di tendenza, a questo punto pare opportuno accennare alla nuova dimensione culturale come si stava affermando in Sicilia che si affiatava con la cultura europea: quella del folklore, termine questo che indica l’insieme di conoscenze popolari quali ad esempio leggende e racconti, proverbi e indovinelli, superstizioni, giochi, canti, feste profane e religiose.
Tutto un patrimonio artistico, narrativo e figurativo, cui fino allora nessuno aveva fatto attenzione, veniva così ripescato con la tecnica dell’intervista e della successiva trascrizione nel rispetto dei caratteri fonetici e morfosintattici del vernacolo. L’indagine riflette la visione positivistica dell’epoca che, sostituendosi all’eroe romantico, vuole fare parlare la realtà senza intermediari.
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Intanto particolare attenzione cominciava ad acquistare la “Questione meridionale” con le pagine di Sidney Sonnino, di Pasquale Villari e con la Relazione finale dell’inchiesta agraria di Stefano Jacini, il Nostro intellettuale-aristocratico con la sua scrittura d’ambiente offriva una profonda testimonianza ideologico-comportamentale del contadino negli Iblei e per estensione nell’Ottocento siciliano. Le strade e le case, i conventi, i riti quotidiani e l’accidia amministrativa che dilapida le finanze locali a danno delle opere pubbliche, il gioco del lotto come espediente contro la malasorte nel romanzo Padre Leonardo (1885, ma scritto nel 1875), nonché i modelli culturali delle classi subalterne con le loro credulità superstiziose, sono gli ingredienti più rilevanti da cui emergono gli affetti, le credenze e il senso morale dei villani.
Serafino Amabile Guastella: le opere
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Come studioso di tradizioni popolari, a Modica nel 1876 pubblica i Canti popolari del Circondario di Modica, raccolta sconosciuta che, oltre a un pregevole, dotto “Preambolo”, contiene cinque sezioni da cui, affiorando la fisionomia d’una società legata alla sua origine tardo-medievale con una identità precisa sui rapporti di proprietà regolati dalla censuazione delle terre, nonché da un ordinamento giuridico basato sulle consuetudini e sugli statuti delle maestranze: conoscenze socio-storiche vi si alternano dunque con testimonianze autobiografiche sulla scoperta del folclore come poesia e si sviluppano lungo il tracciato di usi e costumi fino a indicazioni di metrica popolare.
Nel 1877 con L’antico Carnevale della Contea di Modica, opera ristampata a Ragusa nel 1887 coi tipi eleganti della tipografia Piccitto e Antoci, si segnala anche come vivace e suggestivo scrittore. In questo frastagliato laboratorio di ricerca, egli almeno per due motivi si distingue dagli altri folcloristi del tempo, avendo molto di più.
Sul versante sociologico va oltre l’idillio sentimentale del folclore e il merito consiste nell’aver mostrato l’antagonismo tra le classi sociali, radicando nel processo storico le tradizioni popolari: a una rapida esemplificazione, potrei citare le contrapposizioni delle mascherate di nobili e plebei, i proverbi sociali o il canto della mietitura oppure l’apologo della “distribuzione dei beni e dei mali” dove cavalieri, preti e villani, sono visti secondo il vecchio schema feudale della società tripartita. Il suo maggior pregio è di avere rielaborato il materiale folclorico nell’inventività del racconto, le cui incisive e vivacissime descrizioni fanno toccare con mano la resa artistica del mondo contadino.
Le informazioni non sono soltanto esposte nella nuda e cruda obiettività, ma risultano vivificate, a partire dal poemetto vernacolare Vestru (1882), da una satira giocosa e nel contempo sferzante e a fosche tinte. A prevalere insomma è lo scrittore che sa armonizzare strutture conoscitive e procedimenti inventivi con una personalissima cifra di un significativo prosatore; l’innovazione consiste in un diverso modo di guardare alle tradizioni popolari assunte adesso nell’alveo della letteratura.
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Tanti gli spunti narrativi che si stagliano con un dirompente vitalismo e con differenti tonalità da un’opera all’altra. La tela carnascialesca dipinta con immagini fresche e ariose nelle Parità, opera del 1884, sarà sostituita dalla messa in scena di assolute crudezze sul terreno della dura lotta per l’esistenza attraverso l’egoismo e l’astuzia come autodifesa che non fa crepare di fame. Duplice il registro espressivo. Quando Guastella dà ai villani la parola, essi diventano narratori di sé stessi nella lingua dei padri. Allora il demologo o folclorista agisce in modo impersonale, limitandosi più o meno a trascrivere il “cuntu” come gli viene esposto con l’indicazione del nome di chi narra, del soprannome e del mestiere che svolge.
La strategia cambia nel momento in cui l’autore, utilizzando la lingua nazionale, riscrive e ri-narra i Cunti in modo più ampio e con procedimento discorsivo-colloquiale che gustosamente accoglie qualche cadenza del parlato dialettale.
La scrittura di Serafino Amabile Guastella
È con una scrittura elegante e ridanciana, a volte secca e brutale, che dà luogo a una galleria di personaggi insoliti, tra cui Santi bugiardi e truffaldini, i quali fanno da cornice alle leggende (storie) e agli apologhi (parità) da considerarsi come dottrina etica, come una sorta di filosofia campagnola. Per tutto questo egli non è omologabile in quanto studioso tout court di folclore e resta un intellettuale fuori della “classe” che sfugge alle consuete classificazioni, uno scrittore da leggere e da capire nel linguaggio che sorregge la rappresentazione di una condizione esistenziale tra fatalismo e ribellismo.
In effetti, il mondo dei “Berretti” non è privo del senso di rivolta collettiva prevalentemente proiettata nel poeta contadino, figura ricca di fascino e simbolo di libertà che con le sue provocazioni di disturbo del sistema si sostituisce all’eroe romantico.
Vedendo accresciuti gli abusi dopo l’arrivo dei “maledetti” piemontesi, la libertà, questi afferma, è quella di assassinare gli umili senza scrupolo di coscienza. Ma il poeta, che è sacro e intoccabile per decreto divino, non può astenersi dal tuonare contro le prepotenze: perciò, egli si dichiara pronto a esibire il coraggio della contestazione. Le sequenze narrative hanno il gusto di un raffinato procedimento teatrale.
Nel primo riquadro il villano dà ospitalità a Gesù, che, seguito dagli Apostoli, gli chiede quali siano i suoi guai per porvi rimedio. Segue la scena in cui vengono dette le angherie subite da parte a opera di un “cavaliere” del luogo, il quale non solamente gli aveva tolto la moglie, ma utilizzava ogni espediente per sottrargli il piccolo podere. Da qui la richiesta di poter proclamare “ai quattro venti” le ingiustizie.
Infine, viene rappresentata la concessione del dono della poesia, perché il villano possa parlarne senza timore. La descrizione, poi, acquista i caratteri di un vero e proprio rito d’investitura.
Gesù, dopo averlo fatto inginocchiare, gli pone le mani sul capo e, baciandolo sulle labbra, gli conferisce il dono, quasi sacerdotale, della poesia con cui gridare la rivolta, cioè la libera parola che scuote le coscienze:
“Or che sei diventato poeta, va, tuona, grida contro la prepotenza, e ti sarà resa giustizia”.
È dunque dall’angolazione d’una condizione umana che il quadro offerto da Giovanni Verga si arricchisce con le opere di Guastella, le quali documentano una realtà con un fondo di comprensione e compartecipazione specialmente nei riguardi della donna, “la vera martire della famiglia”, della crudele condizione minorile e della vecchiaia che avanza tra malanni e mortificazioni.
Le differenze con Verga
A differenza di Verga, egli non mostra una propensione nei confronti dell’impersonalità dell’arte, perché la sua scrittura dà un’altra direzione e un altro senso alla visibilità della realtà.
L’obiettività di Verga è distaccata e senza la pretesa di valutare le cose dal suo punto di vista o in modo diverso da come si presentano. In lui l’atteggiamento è quello del moralista che, commentando ed esprimendo giudizi anche all’interno del rapporto autore-lettore, partecipa con l’ “Io autobiografico” ai fatti narrati al punto da essere il protagonista principale. Diverse dunque tra i due le strategie, ma similari certe tematiche all’interno di un territorio omogeneo per contiguità e ritualità.
In definitiva, Guastella, muovendosi nel contesto del Positivismo, si mostra dotato di una splendida creatività e di un metodo realista denso di umori e di respiri terragni al punto da far prevalere lo scrittore sul ricercatore di tradizioni popolari che pure rimangono il documento fondamentale di una singolare reinvenzione letteraria, dove il barone e i villani si inseguono per incontrarsi e anche per scontrarsi.
Recensione del libro
Serafino Amabile Guastella - La vita e le opere
di Federico Guastella
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Serafino Amabile Guastella: i libri, la vita, la scrittura dell’autore moralista
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