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Storia della letteratura

Perché Giovanni Verga è un narratore contemporaneo

Dopo le dichiarazioni della scrittrice Susanna Tamaro al Salone del Libro di Torino si è aperto un dibattito sull'insegnamento di Giovanni Verga nelle scuole. Noi siamo dalla parte di Verga, e vi spieghiamo perché è un autore ancora contemporaneo.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 25-05-2023
Perché Giovanni Verga è un narratore contemporaneo

Dopo le dichiarazioni rilasciate dalla scrittrice Susanna Tamaro al Salone del Libro di Torino si è aperto un dibattito sull’insegnamento di Giovanni Verga nelle scuole: basta con Verga in classe, oppure la letteratura dello scrittore verista è ancora capace di parlare agli studenti?
Noi siamo dalla parte di Verga, e vi spieghiamo perché è un autore contemporaneo.

L’anno scorso si sono celebrati i 100 anni dalla morte di Giovanni Verga e lo scrittore siciliano è stato ricordato attraverso eventi, manifestazioni, nuove opere di saggistica a lui dedicate. Sino a un anno fa tutti sottolineavano la straordinaria attualità di Verga, oggi d’improvviso se ne rivendica l’inattualità, alcuni ammettono che in effetti è “noioso” e i ragazzi si appassionerebbero più volentieri alla letteratura leggendo altre opere, altri ribadiscono che è uno scrittore “difficile” e spesso complicato da comprendere.

Dalla parte di Verga: perché studiarlo a scuola

Viene spontaneo ora interrogarsi mettendo in atto il ragionamento opposto: immaginiamo una scuola senza Verga.
Immaginiamo i ragazzi seduti con i gomiti sui banchi, che non leggono più di Rosso Malpelo “che si chiamava così perché aveva i capelli rossi, e aveva i capelli rossi perché era cattivo”; che non sappiano nulla dall’avaro Mazzarò protagonista della Roba; che non riflettano sul grido di rivolta della folla contadina che inneggia alla Libertà. E, soprattutto, come sarebbe povero il loro mondo se non conoscessero la storia terribilmente umana dei Malavoglia e dei loro lupini, se non assistessero al naufragio di quella barca malandata chiamata “Provvidenza” che appare come la necessaria smentita della morale ottocentesca manzoniana.
Il peschereccio della “Provvidenza” si fa emblema di una condizione esistenziale, diventa il ritratto concreto di una speranza vana, ormai affondata: quel naufragio deve essere letto, perché si scolpisce nel cuore di ogni studente come un fatto imperdonabile e irrimediabile che suscita un profondo senso di rivalsa nei confronti di un’ingiustizia. L’evento ci viene narrato senza preamboli da una voce esterna, impersonale, fredda che ci spiazza perché ha il potere di annichilirci. Se la letteratura ci raccontasse solo storie a lieto fine non andremmo da nessuna parte.

Senza Verga non avremmo la spaccatura del Novecento, non assisteremmo alla nascita di quel movimento straordinario chiamato Verismo che dimostrò che la letteratura doveva parlare della realtà e che, soprattutto, poteva intervenire sulla realtà. Con Giovanni Verga la scrittura diventa improvvisamente fotografica e sembra anticipare quella materia che poi diverrà propria del giornalismo, la convinzione che la vita debba essere riportata sulla carta così com’è, come cronaca, senza cercare di correggerla o di abbellirla.

A ben vedere lo scrittore siciliano è stato il precursore di un racconto che continua ancora oggi ed è più vivido che mai, poiché non ha perso un briciolo della sua attualità. Il Ciclo dei Vinti è una narrazione contemporanea, che ci parla di eroi moderni e disillusi che si affannano ma vengono costantemente travolti dall’onda lunga del progresso. Non è confortante la visione di Verga, ma riflette la realtà: tutti gli individui, nessuno escluso, sono afferrati da un’ambizione, da un desiderio, dalla ricerca ostinata del proprio benessere. Quando si riferisce ai “Vinti” lo scrittore non parla solo dei poveri e degli emarginati, ma anche dei borghesi, dei ricchi, degli avari: ognuno infine soccombe alla propria inquietudine. Leggere le pagine di Verga significa capire anche questo, intravedere nei suoi personaggi la sintesi più rappresentativa della condizione umana.

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Nei suoi romanzi e nelle sue novelle l’autore verista parla di sfruttamento sul lavoro, di evasione scolastica, di povertà, di emigrazione, di esclusione sociale e diversità, di sconfitte e di rapporti umani violenti. Non sono forse letture rassicuranti, ma sono strettamente collegate al mondo in cui viviamo e ci ricordano, nonostante lo scorrere inarrestabile degli anni, che narrare è un modo per comprendere le grandi contraddizioni del nostro tempo: I Malavoglia di Verga che naufragano a bordo della Provvidenza non sono poi molto diversi dai migranti che perdono la vita (e il futuro) a poche miglia dalle nostre coste.

5 motivi per leggere Giovanni Verga

Vediamo ora più schematicamente perché Giovanni Verga è un narratore contemporaneo, ve lo spieghiamo in 5 punti:

  • 1. Verga parla di sfruttamento sul lavoro: il lavoro è uno dei grandi temi delle narrazioni di Giovanni Verga. I suoi protagonisti sono spesso sfruttati, oppure svolgono del “lavoro in nero,” sono schiacciati e sottomessi dalla volontà dei padroni. Ci descrive il buio senza scampo delle miniere, la fatica dei contadini, il sudore delle raccoglitrici di olive, la frustrazione dei pescatori, la solitudine dei pastori.
  • 2. Verga parla di emigrazione: Verga stesso abbandonò la Sicilia per la più industriale Milano, che ebbe un ruolo cardine nella sua formazione di scrittore. In molte sue opere lo scrittore affronta la “questione meridionale”, e la condizione di esilio patita da chi era costretto ad abbandonare il Sud per il più ricco Nord. Una situazione che oggi è ancora presente e merita di essere analizzata. L’immagine finale dei Malavoglia, lo ricordiamo, ci mostra un giovane che se ne va e parte alla ricerca di un possibile riscatto dalla povertà.
  • 3. Verga parla di esclusione sociale: l’autore dà voce a personaggi insoliti, emarginati, che spesso presentano una qualche “diversità” e appaiono in conflitto con l’ambiente sociale in cui vivono. Una condizione di cui oggi si parla molto cercando di favorire una società più “inclusiva”: leggere Verga potrebbe essere il primo passo per maturare un sentimento oggi spesso estinto che si chiama empatia.
  • 4. Verga parla degli umili: I Malavoglia, il capolavoro verghiano, è una narrazione corale della condizione di vita degli umili. L’autore dà voce agli oppressi, ai vinti, ai non eroi, a coloro che hanno combattuto e hanno perso. Nella nostra società competitiva e performante ricordarci di questi personaggi potrebbe aiutare a riconsiderare le cose dando loro il giusto valore, ricordandoci che c’è una virtù anche nel fallimento.
  • 5. Verga parla di memoria: viviamo proiettati al futuro, in una continua e sfrenata rincorsa, ma Giovanni Verga ci ricorda il peso inestimabile del passato. Nelle pagine del suo capolavoro, I Malavoglia, l’autore ci redarguisce:

I giovani hanno la memoria corta, e hanno gli occhi per guardare soltanto a levante; e a ponente non ci guardano che i vecchi, quelli che hanno visto tramontare il sole tante volte.

Per interpretare il futuro dobbiamo conoscere il passato, e la letteratura di Giovanni Verga ci ricorda che c’è un tesoro nascosto nelle parole, nella loro capacità di interpretare la realtà e trasformarla in una cosa vera, tangibile, da metterci sotto gli occhi e dire: “ecco, questo è”. Pensare alle opere di Verga è respirare questo alito di verità e indignarsi e battere i pugni sui banchi sino a dire: “Ma perché il mondo non è cambiato?” E poi cercare nella letteratura la risposta. Non vorrei che gli studenti di oggi perdessero questa voglia di cercare, di interrogarsi e, soprattutto, di indignarsi per una realtà che non è mai giusta come vorremmo che sia.

Voi trovate altre motivazioni per cui è importante leggere Verga? Scrivetele nei commenti, vi aspettiamo.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Perché Giovanni Verga è un narratore contemporaneo

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Commenti: 7

  • ambretta vecchietti
    25 maggio, 22:49

    Uno su tutti: per il solo fatto che la Tamaro dice di non farlo!

  • Antonina
    26 maggio, 00:06

    Sono pienamente d ’accordo con lei, sostituire Verga.... Per???? Ma stiamo scherzando?

  • Floriana Tedone
    26 maggio, 10:01

    Magnifica disamina dell’opera di Giovanni Verga, attuale oggi più che mai!
    Ho insegnato per 42 anni ed i ragazzi entravano nel suo mondo e si immedesimavano nei suoi personaggi con considerazioni niente affatto banali.
    Complimenti!!!

  • Paola Elia
    26 maggio, 11:57

    Un’altra fondamentale ragione per continuare a leggere e studiare Verga è legata allo stile narrativo, al ruolo innovativo del suo narratore calato nella realtà che descrive, al tentativo dell’autore di dare voce alle ragioni esistenziali e culturali dei cosiddetti "ultimi". Un grandissimo autore, forse a volte faticoso per un ragazzo di oggi ma fondamentale. Chi l’ha detto poi che leggere non debba comportare anche un po’ di fatica?

  • Giovanna Casapollo
    26 maggio, 14:50

    Risposta alla Tamaro sulla letteratura a scuola

    Il piacere della lettura è un’altra cosa dello studio della letteratura che richiede impegno e a volte fatica.
    Mi dispiace per lei, non doveva essere una brava allieva

  • fabio
    28 maggio, 10:51

    Verga rischia di diventare un’altra vittima di questa società che vive solo di attualità e futuro. Oggi si inseguono i leader ma non si vogliono i maestri, quelli che ti insegnano a pensare con la tua testa e non a seguire ciecamente il loro pensiero. Oggi si vorrebbe proporre ai ragazzi solo letture di intrattenimento e che non richiedano sforzi di riflessione. Forse non dovremmo chiederci che cosa Verga abbia da dire ai giovani ma che cosa questi ultimi abbiano da imparare dallo scrittore. Leggendo questo autore e altri dello stesso spessore i giovani imparerebbero che certi temi, come lo sfruttamento, l’esclusione e la povertà non sono affatto attuali ma vecchi quanto il mondo. I grandi autori non sono soggetti all’inattualità perché i loro argomenti non si esauriscono mai. Tra un po’ se la prenderanno anche con Dante, Manzoni, Boccaccio e Omero.

  • Anna Sposati
    30 maggio, 23:10

    È nato un dibattito tra insegnante di letteratura e alunni, la prof argutamente ci ha fatto notare un errore, per la quale un nostro compagno di classe ha dato la risposta esatta, che LA CIAULA CHE SCOPRE LA LUNA non è di Verga ma di Pirandello.
    Saremo felici che questo errore abbia a provvedere la modifica del testo e dell’articolo, per evitare a studenti di incappare a notizie non appropriate che possono indurre all’errore.
    Ringraziamento per il vostro lavoro e la letteratura italiana ❤️

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