Raccontare la fine del mondo. Fantascienza e antropocene
- Autore: Marco Malvestio
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Nottetempo
- Anno di pubblicazione: 2021
Le pere più riuscite del genere fantascientifico ci hanno preso quasi sempre. Ora che il futuro è diventato presente, e che la nostra stessa ontologia si è adattata alle coordinate di film e narrativa fantascientifici, credo si possa sostenerlo senza tema di smentita: la caratura precognitiva del genere sci-fi risulta di un’evidenza inconfutabile. Nelle declinazioni dell’iper meccanizzazione sociale, del controllo politico telematizzato, della devastazione ambientale, e persino dell’affermarsi strictu sensu del post-umanesimo, l’antropocene narrativizzato in anticipo dalla fantascienza costituisce il fedele campo lungo della nostra attualità.
L’umanità robotizzata delle megalopoli globali era già in Metropolis di Fritz Lang (1927), e l’occhio totalitario del Grande Fratello vigilava sulla condotta dei cittadini in 1984 di George Orwell (1949), per citarne due conosciuti, auspico, anche dai digiuni del genere. La provocazione è soltanto apparente: data la tracimazione degli ambiti (e le derive) globali, si potrebbe quasi azzardare, definendo la fantascienza (sociale in primo luogo) espressione aggiornata del genere verista. Non solo nella tetralogia degli elementi di James Ballard (Il vento dal nulla, Deserto d’acqua, Terra bruciata, Deserto di cristallo), ma anche nelle paranoie filosofiche di Philip Dick (per esempio) sono individuabili i segni del prima, durante e dopo la catastrofe lata e progressiva che stiamo attraversando.
Alla luce di ciò, Raccontare la fine del mondo. Fantascienza e antropocene di Marco Malvestio (nottetempo, 2021) si offre alla lettura come un saggio luminoso, in grado di trascendere l’esclusiva pertinenza del genere: da un lato gli aspetti negativi (soprattutto) della nostra attualità da fantascienza realizzata (armi atomiche, virus, cambiamento climatico, sfruttamento della natura e degli animali), dall’altro il passato-presente della narrativa fantastica di impianto e impatto sociali (Margaret Atwood, Timothy Morton, Donna Haraway, Ling Ma).
Come rimarca l’autore nell’introduzione al suo lavoro:
“Viviamo in tempi fantascientifici. Questo non è vero solo genericamente nel senso che intorno a noi accadono cose stupefacenti, che un tempo avremmo creduto impensabili – dal mondo digitale alle esplorazioni spaziali fino al proliferare di catastrofi delle quali credevamo di esserci lasciati alle spalle la portata; ma anche nel senso molto più letterale, per cui i tempi che viviamo sono precisamente, cronologicamente, quelli in cui i classici della fantascienza ambientavano la lo immaginazione del futuro".
Va rimarcato, in barba persino alla barba di Nostradamus: nella sue produzioni distopiche, pre e post apocalittiche, di denuncia sociale, la fantascienza è stata ed è “in grado di immaginare un futuro possibile, e attraverso questo futuro di ripensare il presente”. È poggiando su questo assunto che Raccontare la fine del mondo declina tesi e analisi – letterarie, interne al genere; ma anche relative ai contesti storici, ambientali e politici – secondo direttive diacroniche e sincroniche, approdando alla mappatura prevalente di una fantascienza “catastrofica” specchio oscuro del mondo contemporaneo.
Raccontare la fine del mondo. Fantascienza e antropocene
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