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Quarantamila di Cristiano Ferrarese

Scritturapura, 2022 - Un romanzo dove privato e politico si intrecciano e che si concentra giocoforza anche sulla macro-storia della sconfitta definitiva dell’operaismo italiano di quei giorni.

Mario Bonanno
Mario Bonanno Pubblicato il 29-03-2022
Quarantamila

Quarantamila

  • Autore: Cristiano Ferrarese
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2022

Nel 1969 l’autunno caldo della protesta operaia fa tremare la politica del padronato e delle forze di governo conniventi. Nel 1980 i quarantamila colletti bianchi della Fiat che marciano a Torino fanno invece il gioco dei capi industria. Cosa, se possibile anche peggiore, lo fanno sotto l’egida dei sindacati e di un Partito Comunista che ha già tradito la causa dei lavoratori. Autunno ‘69 - autunno ‘80: da questi periodi-emblema si risale all’acme e al declino della lotta sociale nella finta democrazia italiana: l’anticipo della fervida stagione contestataria del lungo Sessantotto e d’altro canto l’inizio della fine dell’impegno collettivo, con conseguente abdicazione degli ideali. Cristiano Ferrarese ha romanzato i fatti torinesi dell’ottobre 1980, attraverso la microstoria di un padre e di un figlio operai e militanti all’interno della Fiat. Il suo Quarantamila (Scritturapura, 2022) si concentra quindi giocoforza anche sulla macro-storia della sconfitta definitiva dell’operaismo italiano di quei giorni.

Josif (come Stalin) si mantiene gli studi universitari di Filosofia facendo l’operaio a Mirafiori. Suo padre a Mirafiori ci lavora da una vita; a lui che ancora ci crede le notizie che girano nelle officine, tolgono il sonno, richiedono un impegno e una mobilitazione immediata. Girano voci di licenziamenti di massa (15.000 operai) mentre il sindacato si limita ad auspicare che la FIAT accetti se non altro la proposta di cassa integrazione. L’azienda non molla, gli operai nemmeno loro, comincia la storia vecchia e sacrosanta degli scioperi, dei picchetti davanti ai cancelli.

Trentacinque giorni di resistenza fuori tempo massimo, perché il tempo è cambiato, non in meglio, e la lotta operaia è destinata a un epilogo quasi annunciato.
Sotto una patina sociale che si appresta al (finto) restyling, il 1980 inaugura il tempo mesto dell’individualismo, del benpensantismo da pavido travet, dell’inerzia passiva, della pochezza politica e sindacale. Le folle oceaniche delle proteste studentesche e operaie degli anni Settanta lasciano il passo alla protesta dei crumiri, dei servi dei padroni (si diceva una volta), che non si accorgono o addirittura sono orgogliosi di esserlo, in marcia verso il nulla della sudditanza.

“La marcia che attraversa Torino è fatta di persone provenienti da ceti sociali diversi e non tutti sono quadri o capi Fiat, hanno facce comuni e senza espressioni particolari. Ora i partecipanti trovano la forza di raccontarsi ai cronisti e di scaricare la tensione accumulata durante i 35 giorni. Un operaio si fa intervistare: “Io davanti ai cancelli della Fiat ci sono andato i primi giorni, adesso non ci vado più. Preferisco stare qua, bisognava far finire lo sciopero quando la Fiat ha ritirato i licenziamenti […] Viene poi intercettato un funzionario di banca: “Io, fino a due mesi fa, ero un funzionario di banca. Lei dice: ma allora che cosa ci sta a fare in questo corteo? Benissimo, mi spieghi chi la pagherà questa cassa integrazione: la paghiamo noi tutti, tutti i cittadini, con l’aumento della spesa pubblica e con l’aumento dell’inflazione. E io non ci sto a pagare per gli altri”. (pag. 89)

Da lì in avanti sarà una continua deriva. Come la storia più recente insegna ai più attenti andrà sempre peggio. Anche per ciò Quarantamila è un romanzo su cui riflettere. Un romanzo dove privato e politico (il privato è politico, qualcuno se ne ricorda?) si intrecciano in Italia forse per l’ultima volta.

Quarantamila. I 35 giorni della città di Torino

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Quarantamila

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