Prima e dopo “Barbarossa”. La parabola discendente del III Reich
- Autore: Carlo De Risio
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Preparativi occulti germanici, ipocriti trattati di non ostilità tra il Reich e il Cremlino, sottostima staliniana delle intenzioni hitleriane, prima dell’invasione tedesca della Russia, il 21 giugno 1941. Dopo: errori strategici nazisti, un’impreparazione sovietica corretta in inverno solo a costo di perdite enormi e di sforzi bellici al limite del collasso.
Carlo De Risio, divulgatore storico e saggista, osserva a 360 gradi l’intero orizzonte della sfida iniziale tra la croce uncinata e l’orso russo, in un agile volume della collana “Pagine Militari” delle edizioni romane IBN Prima e dopo “Barbarossa”. La parabola discendente del III Reich (Istituto Bibliografico Napoleone, luglio 2022, 100 pagine), con la consueta collaborazione del fotografo e grafico Alessandro Santoni per la sempre abbondante documentazione iconografica in bicromia, a corredo del testo.
Il libro, tutt’altro che voluminoso, tratta temi insoliti in modo originale e propone contenuti pressoché inediti in un testo di grande divulgazione.
Due avvenimenti cruciali: la proposta di pace mai rivolta ufficialmente da Hitler all’Impero britannico e il patto di non aggressione Mosca-Berlino - che De Risio chiama pactum sceleris, accordo per un delitto. Questi fatti costituiscono i soli capitoli del volume, forte soprattutto delle appendici, ben sei, in pratica i tre quarti del lavoro del giornalista scrittore di Vasto.
Si parte dai precedenti del trattato Ribbetrop-Molotov. Viene proposto il testo del Patto con l’allegato Protocollo segretissimo di spartizione della Polonia. La terza è dedicata all’Operazione Barbarossa, l’invasione della Russia lungo l’intera estensione confinaria, dal mar Baltico al Mar Nero. La successiva definisce l’ordine di battaglia dell’Esercito tedesco, basato sulle unità corazzate.
Sotto appendici illustrano l’attività di Richard Sorge, spia al soldo dei Servizi sovietici, fissano la cronologia delle operazioni, smascherano la sottovalutazione delle perdite russe imposta da Stalin e mettono in rilevo il contributo degli aiuti USA all’URSS, trasportati dai convogli artici.
Le ultime due appendici si rivolgono una all’attività della Marina sovietica, arma trascurata nei piani quinquennali del regime, l’altra alle guerre separate di Germania, Italia e Giappone, le potenze del Tripartito.
Data addirittura 18 dicembre 1940 il memorandum segretissimo del Fuhrer ai vertici della Wehrmacht: già prima della guerra contro l’Inghilterra, le forze armate tedesche si dovevano preparare a schiacciare la Russia. Solo quindici mesi prima, il 23 agosto 1939, il plenipotenziario von Ribbentrop aveva firmato con il corrispettivo ministro degli Esteri sovietico Molotov il Patto di non aggressione tra la Germania e l’Urss.
Poche settimane dopo, entrambe avevano azzannato la Polonia e se l’erano spartita.
15 maggio 1941 la data stimata per il via delle operazioni contro l’Unione sovietica, la cui preparazione andava tenuta rigorosamente segreta. Ma la mossa contro la Grecia, azzardata in maniera dilettantesca da Mussolini per scimmiottare il potente alleato, mise le divisioni italiane in un mare di guai sul fronte albanese-epirota e costrinse Hitler a operare una non prevista e dispendiosa diversione nei Balcani, per arrivare ad Atene. Venne condotta nella primavera 1941 e obbligò l’Oberkomando Whermacht a ritardare l’operazione Barbarossa fino all’inizio dell’estate.
Curiosamente, il 1° settembre 1939, i primi colpi contro la Polonia erano stati esplosi dalla vecchia corazzata tedesca Schleswig Holstein, in visita a Danzica. Sei anni dopo esatti, la capitolazione del Giappone che sancì la fine della Seconda guerra mondiale, venne firmata il 2 settembre 1945 sulla corazzata americana Missouri, nella Baia di Tokio.
Von Ribbentrop era convinto che la Gran Bretagna non avrebbe mosso guerra alla Germania, accettando il fatto compiuto, ma le cose andarono molto diversamente. Comunque, solo il rigore eccezionale dell’inverno 1939 impedì alla Wehrmacht di attaccare la Francia a novembre. Seppure col senno di poi, il comandante del Corpo inglese costretto a reimbarcarsi a Dunkirk, Lord Gort, riteneva che l’esito della campagna non sarebbe stato diverso: l’esercito francese era l’ombra di quello della guerra mondiale precedente.
Hitler era convinto che solo la sconfitta dell’URSS avrebbe indotto la Gran Bretagna a negoziare la pace. L’Operazione Barbarossa iniziò però con le settimane insostituibili di ritardo perse nei Balcani. In Germania, il potente Rudolf Hess sosteneva un’intesa con l’Inghilterra.
Carlo De Risio si chiede se il volo in Scozia con proposte di pace non sia stato un colpo di testa del “delfino” di Hitler, ma seguisse un progetto concordato con il fuhrer, Del resto, in un discorso al Reichstag, il 19 luglio 1940, Hitler stesso aveva avanzato una specie di proposta di pace e rivolto un appello alla ragione. Tutto respinto con orgoglio da Churchill.
È una pagina decisamente attuale quella riservata alle perdite occultate da Stalin, per nascondere il cinismo con cui trattava la vita e la morte dei russi, militari e civili.
Solo nel 1995 fonti ufficiali della Federazione Russa hanno ammesso che l’Armata Rossa ha perso nella “Grande Guerra Patriottica” 10.730.400 uomini, otto volte i caduti dell’esercito tedesco. Feriti, congelati, ospedalizzati, raggiunsero l’allucinante cifra di 22.326.905, portando a circa 33milioni le perdite tra gli arruolati. Scomponendo il dato dei militari morti o messi fuori combattimento, si ottiene che in ognuno dei 1.417 giorni di ostilità l’Armata Rossa abbia perduto una divisione e mezza, tanto nelle fasi difensive che offensive.
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