Il 4 settembre 1963 si concludeva, a Venezia sull’isola di San Giorgio, la prima edizione del Premio Campiello. Il prestigioso premio letterario, assegnato a opere di narrativa italiana, era stato istituito nel 1962 dagli Industriali del Veneto che intendevano così mostrare il legame tra l’imprenditoria veneta e il mondo culturale italiano. Ancora oggi è considerato uno dei premi più rinomati in ambito nazionale, nel corso degli anni ha premiato autori e romanzi che sono entrati nella storia della letteratura italiana.
Lo dimostra, del resto, già il nome del primo vincitore del Premio Campiello che di certo non è un illustre sconosciuto, ma un nome molto noto, non solo agli amanti dei libri. Stiamo parlando di Primo Levi che il 4 settembre 1963 vinse la prima edizione del Premio Campiello con il romanzo La tregua, edito da Einaudi. Non si trattava del più celebre tra i romanzi dello scrittore e chimico torinese, passato alla storia per Se questo è un uomo, il libro-memoir dedicato agli anni trascorsi nel lager nazista di Auschwitz. Scritto a quattordici anni di distanza dal suo capolavoro, La tregua ne rappresentava la continuazione: era il racconto del disperato ritorno a casa dopo la liberazione del campo. Levi era stato incoraggiato a scriverlo da un certo Italo Calvino, all’epoca editor di Einaudi, ed era stato spinto anche dal desiderio di continuare il racconto autobiografico concluso con l’arrivo dell’Armata Rossa ai cancelli di Auschwitz. Non si aspettava di essere premiato, eppure fu proprio quel secondo libro ha segnare il suo trionfo nel mondo letterario.
Scopriamo tutti i segreti della prima edizione del Premio Campiello.
Quando Primo Levi vinse la prima edizione del Premio Campiello
Quel lontano 4 settembre del 1963 Primo Levi fu premiato con la seguente motivazione:
Per l’importante testimonianza civile e per la straordinaria qualità letteraria dei suoi testi.
Gli altri finalisti di quella prima edizione erano, nell’ordine: Carlo Alianello con L’eredità della priora (Feltrinelli); Elio Bartolini con La donna al punto (Rizzoli) Fortunato Pasqualino con Mio padre Adamo (Cappelli); Giorgio Saviane con Il papa (Rizzoli).
Come potrebbero osservare alcuni non si trattava di un semplice premio all’opera, ma di un vero e proprio premio alla carriera; e non sarebbe neppure stato l’unico. Primo Levi avrebbe vinto il Campiello una seconda volta, nel 1982, con il romanzo Se non ora quando, che raccontava le vicende di un gruppo di partigiani durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1978 Levi avrebbe vinto anche il Premio Strega con La chiave a stella, coronamento della carriera letteraria che quindici anni prima il Campiello aveva consacrato.
Nel 1963 Levi aveva quarantaquattro anni e ricevette il premio secondo il verdetto unanime dei nove componenti della giuria tecnica e le lodi di quella popolare; ma non ci badò molto, non dava grande importanza ai premi letterari. Per lui l’opera più importante era già stata scritta, si trattava del suo primo libro, Se questo è un uomo, che ebbe un ben diverso destino: non fu premiato e fu persino rifiutato dalla casa editrice Einaudi, sarebbe stato pubblicato dalla piccola casa editrice torinese De Silva diretta da Franco Antonicelli.
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Allora Primo Levi non poteva saperlo, ma grazie a quel primo riconoscimento ufficiale il suo nome stava entrando nel canone della letteratura italiana del Novecento. Dal romanzo La tregua nel 1997 sarebbe stato anche tratto un film per la regia di Francesco Rosi.
Il premio Campiello, sin dalla sua origine, affondava le radici nella tradizione veneziana: il nome era infatti un omaggio al teatro di Goldoni - Il Campiello è il titolo di una commedia goldoniana - e alle calli e ai campielli della città di Venezia. Il vincitore fu premiato con la caratteristica vera da pozzo, la riproduzione in argento del pozzo veneziano, un tempo fondamentale per la città in quanto unica fonte di approvvigionamento dell’acqua potabile.
Il punto di forza del Campiello si rivelò essere da subito la sua doppia giuria: tecnica e popolare, la seconda composta da 300 lettori che variano di anno in anno. L’indipendenza del giudizio ha sempre fatto la fortuna e il prestigio del Premio Campiello, il cui meccanismo è rimasto pressoché invariato e quest’anno si prepara a disputare la sua sessantunesima edizione.
La tregua, il romanzo vincitore del primo Premio Campiello
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Nel libro di Levi troviamo, sin dall’incipit, un insegnamento profondo che non perde mai il suo valore. L’autore ci ricorda che la “follia nazista è sempre in agguato”.
La tregua narrava il lungo viaggio affrontato da Levi per ritornare in Italia, dopo la liberazione di Auschwitz, di cui fu tra gli unici venti italiani-ebrei superstiti. Scopriamo che il protagonista riesce a far ritorno alla città natale di Torino dopo mesi di spostamenti nell’Europa centro-orientale.
Nella prefazione alla prima edizione Levi spiegava anche il significato metaforico del titolo, “la tregua”, che legava strettamente al suo primo libro Se questo è un uomo. Entrambi i romanzi sono infatti introdotti da una poesia scritta proprio dall’autore: il primo da Shemà, il secondo da La tregua, che Primo Levi nella poesia racconta come il sogno del prigioniero, ma infine spiega nel suo significato più profondo:
La stessa vita umana è una tregua, una proroga; ma sono intervalli brevi, e presto interrotti dal “comando dell’alba”, temuto ma non inatteso
La tregua quello stesso anno fu candidato anche al Premio Strega, ma arrivò secondo dopo Lessico famigliare di Natalia Ginzburg, la vincitrice designata.
Il libro di Levi si componeva di diciassette capitoli strettamente autobiografici in cui narrava la sua vita a partire dal fatidico 27 gennaio 1945 in poi.
La tregua si concludeva con una predizione angosciante, che ora ci rimanda tristemente alla morte di Primo Levi; il narratore concludeva la storia con un sogno angosciante, in cui riscopriva di sentirsi ancora prigioniero del lager. Una parte di lui da quell’incubo del lager non si sarebbe mai liberata, sarebbe rimasta prigioniera per sempre. La “tregua” Levi la riservava alla letteratura, non alla vita.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Premio Campiello: la storia della prima edizione
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