

Paradigmi della complessità
- Autore: Silvia Elena Di Donato
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2024
Paradigmi di complessità (Di Felice Edizioni, Martinsicuro, 2024, pp. 95) è una raccolta di poesie che la docente Silvia Elena Di Donato ha voluto raccogliere in una silloge.
Innanzitutto cosa è una poesia? Lo scrissi in un’altra recensione, e qui volentieri lo riporto in quanto la silloge rispecchia più che mai ciò. La “poesia” è il termine di derivazione che deriva dal greco “πόιεσις”, sostantivo legato al verbo “ποιεῖν”, “fare, creare”. La nozione racchiude quindi in origine il concetto di creazione, dapprima congiunta all’idea che la poesia fosse dono degli dei (concezione non così distante da quella del Romanticismo di “ispirazione”) in seguito riferita all’abilità del poeta, alle sue doti di “facitore, costruttore”. Gli antichi greci attribuirono alla poesia la capacità di sollecitare gli affetti, di muovere l’animo, ma ne considerarono anche con attenzione gli aspetti “tecnici”, sia distinguendo diversi generi (epico, lirico, drammatico, elegiaco) con caratteristiche differenti, sia ponendo grande cura nella definizione delle conoscenze tecniche relative alla prosodia, e quindi alla metrica. Ma al di là di quanto sopra affermato e posto in evidenza, prendiamo sicuramente il significato di “fare, creare”, che ciascun poeta fa suo quando pone per iscritto alcune sue sensazioni, momenti di vita, ricordi di persone o di luoghi o anche semplicemente qualcosa che si prova.
Ed ecco che nella raccolta della Di Donato appare, e bene, tutto quanto sopra ho scritto. Nella silloge troviamo “Amore” come “idea e causa di sé, necessità” (Il verso totale) oppure l’“amare senza possedere” (Riflessi). È un susseguirsi di emozioni, di situazioni, di momenti della vita della poetessa, tutto quello che ti avvia a fare un’"opportunità” e soprattutto, fondamentale, guardare più al “come” che al “cosa”. Dopo che ciascuno di noi ha letto questa silloge, rifletterà di più sulle situazioni della vita, sul nostro io e su quello che siamo stati nella nostra esistenza.
La silloge della prof.ssa Di Donato la considero molto didattica, ponderata, storica e con un bellissimo filo conduttore che ha del filosofico. La poetessa cita Leopardi (l’Infinito), ma anche il Sommo Poeta Dante Alighieri nel ricordare l’incitamento di Ulisse (Inf., XXVI, 118-120) “considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza”, che fa proprio per i suoi studenti a cui dedica la poesia Produrre pensiero, costruire bellezza.
Bellissime le liriche dedicate al padre (Accamemè) ed alla madre (Operaia), persone semplici, lavoratrici, che erano orgogliosi del loro lavoro. E ancora i versi danteschi (Par. XXIII, 85-90, “Nel suo profondo vidi che s’interna” e ss.) che introducono la lirica Uno intuitu videre, dove ciascuno di noi comprende che vedere e dire sono certamente possedere il mondo. La silloge termina con la lirica Clairvoyance dedicata a Federico Leoni, il maestro della poetessa.
In questa silloge poetica di spunti di riflessione ce ne sono diversi e molto profondi. Tutta la silloge è un intrecciarsi di fili conduttori di vita, e ciò in uno stile molto lineare, in versi meditati, studiati, amati. Capto in questi versi un linguaggio vibrante, ricco e immaginifico. Paradigmi della complessità di tanto in tanto va ripreso e letto nuovamente e di ciò siamo grati alla professoressa Silvia Elena Di Donato.
Concludo ma che cosa è il paradigma? In grammatica è più che noto. Nel linguaggio filosofico è l’archetipo, cioè il primo esemplare assoluto ed autonomo. E ogni poesia della poetessa è senza dubbio così.

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