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Recensioni di libri

Omicidi nell’Urbe di Walter Astori

Piemme, 2018 – Un serial killer nella Roma del 61 a.C.? Il primo di una serie di thriller storici con un giovane investigatore dell’Urbe, Flavio Callido e una brava collaboratrice, la proto-femminista Lutazia.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 23-10-2018

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Omicidi nell'Urbe

Omicidi nell’Urbe

  • Autore: Walter Astori
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Piemme
  • Anno di pubblicazione: 2018

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Fine I secolo avanti Cristo, ultimi decenni della Roma repubblicana: Flavio Callido è magistrato del popolo ed è l’investigatore, decisamente moderno e con una valida collaboratrice femminile, che svolge le indagini nel thriller storico di Walter Astori “Omicidi nell’Urbe”, pubblicato a giugno da Piemme (354 pagine 19 €).
È il primo romanzo del nemmeno quarantenne neo scrittore romano di gialli storici e la prima indagine di Flavio, questore non per le trame del padre, senatore Spurio, ma per meriti guadagnati sui campi di battaglia, al seguito del generale Pompeo. È stato proprio il condottiero a riconoscergli l’appellativo di Callido, “scaltro”, quando il giovane ufficiale ha sventato un complotto ai danni del grande Gneo.
A soli nove anni, del resto, da ragazzino si era distinto a Roma per la trappola escogitata allo scopo di cogliere in fallo il vero responsabile dei furti sistematici di rose dagli horti di Silla. Lo aveva fatto per scagionare i piccoli patrizi, che come lui giocavano in quei giardini bellissimi, ospiti ben accetti della generosa moglie del dittatore.

Per l’orgoglio di Spurio, da Flavio si reca il princeps senatus Lutazio Catulo. Il potente nobile romano mette il questore al corrente di orribili delitti in città e annuncia che farà in modo che il Senato conferisca poteri speciali a Callido e rinforzi per portare a termine le indagini.
Prima era stato trovato il cadavere del senatore Rabirio, un colpo di gladio al cuore, naso mozzato e dito medio della mano destra asportato, poi quello del figlio del liberto di Silla: orecchie recise e una ferita mortale da punta nel cuore. Erano entrambi in vista e con amicizie potenti. Lutazio teme che queste vicende possano danneggiare la sua scalata al Consolato. Il popolo vede evocati nelle uccisioni i sacrifici umani alla dea Ma, divinità orientale celebrata con riti orgiastici e violenti, accolta da Silla nel pantheon dell’Urbe ma entrata in contrasto con Bellona, la dea romana della guerra. Ispezionando il secondo cadavere, Flavio scopre che nell’orecchio destro di Crisogono è stato conficcato un aspergillum, rametto cilindrico in uso durante i sacrifici di animali agli dei. In bocca gli è stata deposta una moneta. È come se il crudele torturatore assassino abbia voluto purificarlo e assicurargli l’obolo per il traghetto di Caronte nell’aldilà.
Stringeva una statuetta di Mania, la dea etrusca della morte ed è stato lasciato col capo coperto da un panno, nei pressi dell’abitazione di Lutazio. Segnale sinistro, una chiara minaccia al capo dei senatori e alla sua famiglia. Così la considera Lutazia, la figlia ventenne, già compagna di giochi di Flavio da bambini.
La giovane patrizia affianca il questore Callido, tanto nei sopralluoghi che nell’ispezione dei cadaveri, altro tocco di modernità nelle indagini poliziesche di età romana raccontate affabilmente da Astori.

È lei ad offrire ai lettori una sintesi delle analogie tra i due delitti. Le vittime erano cittadini romani un tempo in vista ma finiti in disgrazia, per un processo che aveva destato scalpore. Le mutilazioni, l’aspergillum, le due statuette di Mania, non possono essere una coincidenza casuale. Ci sono chiare implicazioni religiose e sacrificali, ma perché scegliere vittime note, con tanti plebei a portata di lama?
A proposito di Lutazia, pensate che sappia solo far funzionare il cervello? Non l’avete vista impegnarsi nella lotta e nella scherma col pugnale. Deve la capacità di battersi ad Achillea, già gladiatrice ora lanista, impresaria di giochi nelle arene. È arrivata a Roma da Capua, dalla stessa scuola gladiatoria del ribelle Spartaco. Dicono che abbia sconfitto non pochi uomini, senza problemi.
Una guerriera imprenditrice e una fanciulla romana che frequenta una palestra: la dedizione ante litteram al fitness non è la sola curiosità, visto che stiamo per incontrare in circostanze insolite il principe del Foro Cicerone e il sommo poeta Catullo. Specie questi ci appare roso dalla gelosia, spende le sue qualità letterarie per ridicolizzare la dotazione virile di un rivale in amore. Va dicendo che il membro di Mamurra è più corto del naso della fidanzata Amenea.
Roma è sottosopra, come si temeva. Durante un assalto al tempio capitolino della dea orientale, scatenato da una donna misteriosa, assatanata come una Erinni, Flavio salva una giovanissima sacerdotessa, esile, dal volto spigoloso. Ermafrodita, con caratteri sessuali maschili e femminili. È Cerea, figlia del gran sacerdote di Ma.
Chi non ha più gli attributi è proprio papà Archelao. Evirato. Al posto dei genitali un aspergillum, al braccio è legata una statuina di Mania. Ha ricevuto un colpo di gladio al cuore. In bocca ha una moneta e i resti di un dolce al miele. Tutto come i delitti precedenti. La mano criminale è la stessa.
L’assassino ama ripetersi. Ha tutto del serial killer di oggi, in un thriller in peplo, un giallo antico in veste moderna. Astori è una bella scoperta per la scuderia Piemme. Un romanzo valido e originale. Si annunciano repliche per Flavio Callido.

Omicidi nell'urbe. La prima indagine del questore Callido

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Omicidi nell’Urbe

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