

Nata nell’acqua sporca
- Autore: Giuliana Vitali
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giulio Perrone editore
- Anno di pubblicazione: 2025
Nata nell’acqua sporca, in libreria dal 23 maggio 2025 per Giulio Perrone Editore, segna il debutto narrativo di Giuliana Vitali. Nata a Napoli, classe 1987, Giuliana Vitali vive a Roma; scrittrice e condirettrice della rivista letteraria “Achab”, collabora con numerose testate e riviste culturali.
A mio padre e mia madre, sicuri approdi.
Come suggerisce la dedica l’autrice, che ha potuto contare su genitori presenti, per il suo romanzo d’esordio scommette su chi questo porto sicuro non ce l’ha. Infatti le famiglie della vicenda sembrano avere abdicato al loro ruolo formativo oppure assecondano un’adolescenza prolungata e parassitaria alle loro spalle. È il caso di Alessio, che a trent’anni vive a casa dei suoi. A fare da coprotagonista in un legame strettissimo tra territorio e personaggi, incontriamo una Napoli fuori dai cliché narrativi e cinematografici. Monocorde, buia, smarrita e priva della grandiosità neorealista, barocca o malavitosa amata anche dal piccolo schermo. Giuliana Vitali scava nel vuoto di una città dove molti giovani ignorano speranza e progetti, i colori primari della vita, per tratteggiare una parabola anti consolatoria che trova la sua forza nella parola. La scrittura marca stretto i personaggi; li tallona con il dinamismo di dialoghi e descrizioni realistici e scarni, spigolosi come il corpo su cui la protagonista Sara misura il proprio sé alla deriva. Richiamando Anna Maria Ortese, nemmeno in questo romanzo il mare bagna la città partenopea, quel mare simbolo di apertura e riscatto. E la discesa agli inferi della tossicodipendenza esprime la crisi delle nuove generazioni che, depotenziando la droga di ogni carica trasgressiva, ne trasformano il consumo in abitudine.
Due parole sulla trama. Quando la fragilità è adulta e un individuo proprio non ce la fa ad essere genitore, la casa diventa una prigione per una figlia come Sara, diciotto anni in una famiglia di ordinaria disfunzionalità dove ascolto e condivisione non hanno cittadinanza. Cresce e soffre, sopraffatta da emozioni disturbanti che processa a modo suo. Un padre assente e lontano, il viso sfumato nel ricordo. Una sintesi di frustrazione e ambivalenza affettiva la madre, una giornalista sull’orlo di una crisi di nervi, centrata su sé stessa e le presunte ingiustizie subite dalla vita. Profondamente sola dopo una collezione di uomini inadeguati. Il tipo di persona attenta ai massimi sistemi politici e sociali, ma sorda ai bisogni della figlia, il che comporta una buona dose di presuntuoso egoismo:
Ma voi ragazzi come fate a essere così felici? Si vede che non ve ne fotte proprio niente di quello che succede intorno a voi.
Condannata all’invisibilità dell’indifferenza, Sara si aggrappa agli psicofarmaci, all’autolesionismo, a fantasie compensative di morte:
In una estenuante lotta tra corpo e mente, le si proiettavano davanti le sue mani che afferravano il manico del coltello immaginando di colpire la nuca della madre seduta alla scrivania. Quella oscura forza nel suo cervello, che le intimava di andare avanti nell’atroce esecuzione, veniva poi fermata dalla reazione dei muscoli che si pietrificavano: era così che il suo corpo si ribellava alla follia.
Un giorno dopo l’ennesimo litigio sceglie la fuga per unirsi a Gianni, Alessio, Christian e Anna, un quartetto eterogeneo che insieme alla tossicodipendenza condivide una solitudine da numeri primi, perché quando è la droga a fare da clessidra, l’ambiente perde ogni attrattiva, le emozioni si spengono, i rapporti fisici alla ricerca di sesso o amore alimentano quelle distanze che si illudono di accorciare. Nel corso della lettura si impone una fisicità insistita, prepotente e insicura, fisica e simbolica nello stesso tempo quasi un portale, un mezzo di conoscenza, la mappa delle proprie inquietudini e timori. Corpi desideranti o desiderati si cercano, si esplorano, si intrecciano con slanci febbrili, ma non riescono a comunicare davvero. Che la concretezza del corpo sia un asse portante lo dimostra anche la domanda in apertura affidata al fratellino della protagonista:
Ma perché Gesù vuole che lo mangiamo?
Qui un bambino legge alla lettera il Sacramento dell’Eucaristia di cui non capisce la dimensione spirituale. Anche questa visione infantile in fondo si interroga su un corpo.
Da un contatto sui social a frequentazioni sbagliate, è stato breve il passo verso la droga, un ottundimento dei sensi senza sballo, euforia, ribellione, nemmeno l’oblio dei paradisi artificiali. Il lettore assiste impotente allo smarrimento di Sara che, quando il fiume carsico del passato riemerge all’improvviso, confronta la bambina di ieri con la donna che sta diventando. Consapevole del proprio fallimento, troverà la forza interiore, quella capacità di autodefinizione che il mondo circostante sembra negarle?
Nata nell’acqua sporca di Giuliana Vitali è un romanzo duro, potente, incisivo sul malessere adolescenziale e sulla difficoltà degli adulti ad affiancare i giovani durante la crescita. Un romanzo che obbliga a guardare in faccia il dolore, la solitudine, il vuoto emotivo e identitario della Generazione Z che sembra in difficoltà a trovare il proprio posto nel mondo.

Nata nell'acqua sporca
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Nata nell’acqua sporca
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