Miti vaganti. Leggende metropolitane tra gli antichi e noi
- Autore: Tommaso Braccini
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2021
L’attuale epidemia di Covid-19? Un complotto ordito dal nuovo ordine mondiale in combutta con le lobby farmaceutiche. Le strisce bianche di condensa che si vedono talvolta nel cielo? Venefiche scie chimiche irrorate secondo il disegno di non meglio specificati enti governativi in accordo con altre (o le solite?) lobby di potere. L’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre? Un attentato “interno”, organizzato dai servizi segreti per screditare gli stati islamici. Aldilà degli esempi, il malpensantismo corre sul web e ci cascano in tanti, irretiti dal fascino irresistibile delle fake news. Le notizie false, declinate in varianti peggiori del virus, diventano patrimonio comune, contro-storia, post-immaginario collettivo, opinione comune sotto-sotto rassicurante (la colpa è sempre degli altri), fanta-risposta al nuovo che avanza e spesso nel peggiore dei modi.
C’è di mezzo il funzionamento del nostro cervello, e c’è di mezzo il tentativo di spiegarsi il casuale in agguato dietro l’angolo. Intendiamoci: non è che le lobby liberiste siano congreghe di angioletti a spasso nel paradiso del capitale (chi mi legge sa che non lo direi nemmeno sotto tortura), le loro strategie di azione sono però meno clamorose, più subdole di quelle ipotizzate dal complottismo internauta. Non è che sia impossibile imbattersi nottetempo in autostoppiste smarrite nella nebbia o in pantegane aggressive delle dimensioni di un gatto. Il fatto è che nel primo caso è assai improbabile possa trattarsi di un seducente fantasma; e nel secondo di razze di ultra-sorci sbarcati chissà come e perché dallo spazio profondo.
Leggo con estremo interesse e altrettanto divertimento Miti vaganti. Leggende metropolitane tra gli antichi e noi (il Mulino, 2021) di Tommaso Braccini, scoprendo, fra l’altro, che la tendenza alla bufala metropolitana non è prerogativa esclusiva di internet e dei nostri tempi. Di untori illustri (medici e politici anche in quel caso) si vociferava già nella Cosenza colpita dal colera nel 1855 e poi nel 1911 (per gli interessati diffondevano attraverso cosiddette “polverelle”), e molto tempo prima, in Mesopotamia, era addirittura il dio Enlil, adirato dal frastuono prodotto dagli umani (e non aveva visto le megalopoli attuali!) decide di sterminarli attraverso epidemie, carestie e diluvio. Di incontri ravvicinati con i revenant abbondava inoltre, già nel IV secolo d.C., il libro di Gan Bao tradotto con il titolo Ricordi di ricerche nel campo del soprannaturale.
Di fronte all’ignoto o alla novità destabilizzante, il ricorso alla risposta complottista o fantasiosa (o tutt’e due) è insomma una sorta di risorsa radicata alla specie.
Come scrive Tommaso Braccini a pagina 17 del suo puntualissimo excursus tra le bufale antiche, moderne e contemporanee del nostro immaginario ansiogeno:
“Tramite i nostri smartphone possiamo avere accesso istantaneo a pressochè tutto lo scibile umano, ma questo non basta per essere al riparo dal fascino malsano di racconti ancestrali ‘cuciti’ perfettamente sulle nostre inquietudini e dotati dell’inesauribile capacità di adattarsi ai tempi che cambiano senza mai venir meno, o ripresentandosi in occasione di quelli che vichianamente si potrebbero definire ricorsi storici”.
Il saggio abbonda di epifanie diacroniche e sincroniche di fatti clamorosi: polpi mostruosi e coccodrilli fognari in antiche città, guerre (quella di Troia in primo luogo) volute da dèi iracondi per decimare il genere umano, imperatori romani che detestano i loro sudditi più geniali e per ciò ordiscono ai loro danni. E ancora – saltimbancando avanti e indietro nel tempo – messaggi satanici dentro a canzoni rock, vangeli occultati di Cristo, memorie di Lazzaro, fantasmi d’amore, e quant’altro alimenta il contraltare chimerico-complottista alla scienza.
Da che mondo e mondo. Si salvano i Neanderthal, ma non ci è dato sapere con certezza: erano loro o no che già tracciavano sulla roccia i ritratti di antichi astronauti?
“Storie estremamente variegate, ma che, com’è proprio delle leggende contemporanee, hanno tutte in comune il fatto di costituire, a loro modo, una risposta a timori e inquietudini particolarmente sentiti e impellenti nei contesti in cui mettono radici”. (pag. 153)
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