

Marta la terza strega
- Autore: Mario Barale
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
I numeri di pagina sono preceduti e seguiti, in basso, da rombi piccoli e grandi; l’indice è impaginato in modo insolito; il titolo interno riprodotto a caratteri gotici, in neretto più intenso che mai; quelli dei capitoli, in corsivo, sempre total black; le intestazioni delle tredici parti più l’epilogo risaltano in negativo, su barra color inchiostro. Non troverete pagine con una grafica più ispirata dei tipi Pathos. I grafici della casa editrice torinese sono particolarmente impegnati a suggestionare i lettori, anche in uno degli ultimi nati tra i romanzi - con le caratteristiche d’impaginazione sopra indicate - Marta la terza strega (novembre 2024, 270 pagine), di Mario Barale, narratore e disegnatore non ancora sessantenne, da Moncalieri, che conosciamo per Il raspio della strega (ancora Pathos, 2022) e non solo.
Per dire: è sua l’illustrazione in copertina. E non sembra opera da poco. Sempre dell’artista piemontese anche quella del Raspio, nel quale dal 1669 si saltava a rimbalzo nel presente, mentre in Marta, invece, lo stesso... si va dal 1642 all’altro ieri e anche su e giù nel tempo.
Nel primo thriller esoterico, la Signorelli era pittrice all’opera (tra misteri, empi segreti, trame e maledizioni). Nel nuovo, viene al mondo ventisette anni prima, ma il contesto resta identico, anzi viene perfino esasperato fino al parossismo dell’iniquità. Luogo d’azione iniziale del romanzo è Sangrimale, in Firenze, stessa location d’avvio di questo prequel e sequel al tempo stesso, perché le vicende dell’uno sono nell’altro, ma il secondo è ancora più evoluto, inquietante, ribollente di un erotismo sanguigno e gravato da un male espresso in tutta la sua perfidia, compiaciuto di se stesso e dei suoi maligni obbiettivi.
Si ritorna al 1669 anche in questa nuova e più profonda discesa nella depravazione dei progetti più abietti. A Firenze, un potente uomo misterioso convoca il vescovo. Il colloquio è pura perversione cesellata. Oggetto dell’incontro è lei, la ragazza concepita nella notte del grande incendio del 1642 sotto le mura. Le voci sul suo talento sono vere: quello pittorico è incredibile, i maestri dell’Accademia non hanno più niente da insegnarle. “É tutta suo padre”, ch’è ormai impresentabile e consegnato alla fattucchiera perchè lo tenga recluso e ignoto al mondo, in una cantina piena di esseri anormali. L’unico modo per salvargli la vita.
Ha reso gravida una donna impura, ma è solo l’ultimo misfatto. Intanto l’hanno già sottratto a una brutta fine. Si può immaginare cosa sarebbe stato del già illustre Armando Firmani, detto il Vermiglio, se il Vaticano avesse scoperto cosa combinava di osceno nella sua bottega, con le modelle e i ragazzi affamati che adescava per la strada. Sarebbe morto tre anni prima. Farlo sparire al momento giusto, prima che impazzisse del tutto, ha consentito di far crescere la fama, elevarla a mito e incrementare il valore delle sue opere. Il pittore delle Signorie è scomparso, ma ora c’è chi saprà degnamente proseguire l’arte sublime.
Marta è stata concepita con l’inganno. La madre si era rivolta alla fattucchiera Vania, assodato che il marito Signorelli era sterile e la vecchia l’aveva fatta unire, in stato d’incoscienza, al grande artista reso dalla pazzia un bruto allo stato animale.
Noi siamo il male e quella giovane donna ci aiuterà a trionfare, partendo dall’interno della Chiesa stessa.
Sono partiti i lavori del cantiere. Già pronti villa e pozzo, se dovesse mai servire. C’è anche un nome: Chiesa delle Anime Perdute, la prima di una nuova era. Al resto penserà il tempo: l’acqua scava la roccia lentamente, in silenzio.
Un salto avanti. Tre secoli e mezzo dopo, Ludovica Elena Strozzi accarezza le pagine ingiallite del diario di Marta Signorelli, trattenendo a stento le lacrime. Come compagno prezioso, aveva accompagnato l’artista fiorentina nei lunghi anni di solitudine e la grafia elegante delle prime pagine, alternata a grafismi criptici e segni, si era ingobbita alle prime incertezze, per finire con gli scarabocchi quasi illeggibili, quando cecità e pazzia erano insorte. La nuova casa di Ludovica profuma di pareti imbiancate e libertà. Ora, tutto intorno è realmente suo, le antiche mura impregnate di storia e ricordi l’hanno finalmente adottata. È giunto il suo momento, quello che aveva atteso da tutta la vita. È tutto così bello.
Un altro salto. Nel 2019, Gemma, studiosa di storia dell’arte a Torino, viaggia verso Firenze. Ha con sé un libro sulla chiesa delle Anime Perdute, scritto dal professor Jacopo Orsini, deceduto nell’incendio dell’appartamento a Sangrimale. Un’altra vecchia conoscenza: tutti quelli indicati nel Raspio ritornano.
La ragazza intende assolutamente raggiungere quel sito. Di certo, Sangrimale è “un posto a parte”, che le resterà dentro, glielo dicono tutti. “Un luogo stregato”.
Il mistero e il soprannaturale non sono dei contenuti presenti a caso nel romanzo di Barale, pittore-illustratore di valore. E si vede, anche dall’importanza riconosciuta alle opere pittoriche, che hanno spazio e ruolo nel racconto. Ama essere presentato così: nasce a Moncalieri nel 1966, manifestando fin dalla tenera età l’avversione per la carta bianca, che riempie con immagini e parole. Terminati gli studi artistici, tiene una personale nel 1986 e lavora da freelance nel settore grafico e pubblicitario, fino a cambiare pelle, entrando prima nella grande distribuzione e poi nel settore tecnico automobilistico, senza mai smettere d’imprimere da qualche parte il proprio pensiero e di raccogliere idee. Mica male, quelle idee. Perverse il giusto.
Fatevi sotto, perciò, ma badate a non pronunciare mai il nome Marta, per nessun motivo. Ricordatelo. Mai!

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