Maria Antonietta e Axel von Fersen. Corrispondenza segreta
- Autore: Isabelle Aristide-Hastir, Benedetta Craveri
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Maria Antonietta è stata dipinta come una regina capricciosa, immatura, poco attenta alle esigenze del popolo francese, tanto da causare la rovina della Monarchia. Una verità, ad essere precisi, solo parziale. Quando la Rivoluzione busserà alle porte di Versailles dimostrerà un coraggio e una lucidità politica fino ad allora sconosciuta.
A contribuire alla sua parziale riabilitazione ha contribuito un lavoro durato ben tre anni che ha permesso di decodificare le sessanta lettere scritte da Maria Antonietta e Hans Axel von Fersen tra il 1791 e il 1972, un lavoro che ha permesso di conoscere i due amanti sotto un profilo inedito, quello della sfera politica.
Sessanta lettere, che in questo libro Maria Antonietta e Axel von Fersen. Corrispondenza segreta (L’Ippocampo edizioni, 2023) di Isabelle Aristide-Hastir vengono presentate nella versione originale, con a fianco il testo tradotto in italiano, la descrizione del lungo lavoro di decriptazione e interpretazione dei testi e un lungo saggio storico a cura di Benedetta Craveri.
Nata il 2 novembre del 1755 A Vienna, penultima dei 12 figli dell’imperatore Francesco di Lorena, Maria Antonia d’Asburgo-Lorena, andò sposa, appena quattordicenne, al delfino di Francia, il futuro Luigi XVI. Quel matrimonio, deciso da sua madre, l’imperatrice d’Austria Maria Teresa, e da Luigi XV, Re di Francia, doveva rafforzare i rapporti tra due potenze europee entrambe cattoliche ma fino a poco tempo prima rivali.
Il matrimonio, avvenuto il 16 maggio 1770, purtroppo, si rivelò fin dall’inizio decisamente problematico. Maria Antonietta, lontana dalla famiglia, abbandonata alla solitudine affettiva, sottoposta all’implacabile etichetta della Corte francese, decise di non piegare la testa. Capì che poteva sfidare le regole e divieti affidandosi alle proprie capacità di seduzione.
La Corte di Versailles le spalancò le braccia, portava una ventata di giovinezza in un ambiente stantio, ma ben presto dovette ricredersi. Priva del senso di responsabilità, dello spirito di abnegazione necessario per assolvere un compito così difficile e contraddittorio, Maria Antonietta si trincerò dietro un’obbedienza di facciata decisa non abdicare al diritto di essere se stessa e non dovette attendere a lungo per esercitare tale diritto.
Il 10 maggio 1774 la morte repentina di Luigi quindicesimo portò, infatti, il delfino sul trono col nome di Luigi XVI, e Maria Antonietta diventò regina. Ancora ventenni i due affrontarono nuove responsabilità con atteggiamenti ben diversi.
Luigi, timido e introverso, ma intelligente, colto, studioso altamente compreso dei propri doveri, aveva un’idea sacrale della propria missione e consapevole di essere impreparato a regnare, si affidò all’esperienza del Conte di Maurepas, un vecchio e navigato ministro di Luigi XV.
Il compito che intendeva Maria Antonietta era molto più semplice. In Francia la legge salica non consentiva alle donne di regnare in proprio e le Regine, escluse dell’esercizio del potere, non avevano altra identità se non quella di moglie di madre. Per il resto la loro funzione era essenzialmente decorativa e dovevano testimoniare con la propria condotta il rispetto dovuto al cerimoniale. Diventata regina, Maria Antonietta credette di poter decidere altrimenti. Non aveva fretta di diventare madre, voleva essere libera di impiegare il proprio tempo come meglio credeva. Cominciò a saltare cerimonie e intrattenimenti di Corte, ritenendo che fosse impunemente consentito di rompere il patto di reciprocità che impegnava il re di Francia e la sua nobiltà a vivere in funzione l’uno dell’altro; senza capire che per quanto obsoleta l’etichetta garantiva a ciascuno il tributo di onore che gli spettava.
Al bisogno di incessante di distrazione - balli, spettacoli, concerti -, che la inducevano a tralasciare sempre più spesso Versailles per Parigi, la sovrana affiancava una inedita esigenza di intimità e di raccoglimento, a contatto diretto con la natura e alla compagnia di pochi amici.
La nascita dell’erede al trono nel 1781 fece di lei una donna adulta, responsabile nonché una vera regina francese ma ciò non bastò a ricucire il rapporto con Versailles, che umiliata le aveva oramai dichiarato guerra a oltranza, incoraggiando scribacchini a divulgare le sue inadempienze di regina.
Lo scandalo della collana (1784), che ebbe una rilevanza europea, finì per compromettere la sua immagine, quella dell’alta nobiltà di Corte e delle alte cariche ecclesiastiche. Rappresentò il preambolo della Rivoluzione francese ma il peggio doveva ancora arrivare ed è la corrispondenza con Axel di Fersen a mostrarci con quale spirito la regina affrontò l’ultima fase del suo regno.
Figlio di un ricco e influente feldmaresciallo di Gustavo III di Svezia, che lo aveva mandato in Francia per perfezionare la sua educazione, il Conte Hans Axel von Fersen aveva incontrato una prima volta Maria Antonietta il 30 gennaio 1774 a Parigi durante un ballo dell’Opèra. Incontrati di nuovo a corte otto mesi dopo, la Regina lo accolse presentandolo ufficialmente a Versailles come una vecchia conoscenza. I Polignac, il clan che esercitava sulla regina un controllo assoluto, non esitarono ad incoraggiare la relazione tra i due perché per loro era meglio un nobile straniero rispetto a uno francese che avrebbe potuto mettere in discussione il loro potere.
Partito nel 1780, per prendere parte alla Guerra d’indipendenza americana, Axel von Fersen tornò tre anni dopo in Francia, deciso a rimanervi, disdegnando ottime occasioni matrimoniali perché non intendeva prendere moglie, non potendo:
appartenere alla sola persona a cui avrebbe voluto appartenere, la sola che davvero lo amava.
Non è facile appurare la natura dei sentimenti che legava i due. La storiografia ottocentesca ha sostenuto a oltranza la teoria di un rapporto simile a quello della tradizione dell’amor cortese e i documenti analizzati in tempi più recenti sembrano essere in linea con questa teoria. Certamente mancano molte lettere scritte al conte tra il 1780 e 1788 che avrebbero potuto rivelare una realtà diversa; tuttavia, molti indizi fanno pensare che “lei si fosse interamente donata ad Axel von Fersen”.
Con l’avvento della Rivoluzione, 14 luglio 1789, il loro legame si cementò ulteriormente, acquistando una dimensione politica destinata a incidere sulle dinamiche che portarono tragica fine della famiglia reale. Mentre il sovrano si era rassegnato alla necessità di nuove istituzioni politiche ed accettava come inevitabile la costituzione, l’atteggiamento di Maria Antonietta era decisamente diverso. Quali che fossero le motivazioni, la rivoluzione rappresentava per lei un attentato inaccettabile e andava stroncata al più presto. L’attendismo e la prudenza e il marito la esasperavano, ma per sua fortuna poteva contare solo l’aiuto dell’uomo che amava.
Intransigente assertore dell’assolutismo regio, Fersen era diventato, con il beneplacito di Luigi XVI, il consigliere politico di Maria Antonietta fin dal trasferimento coatto della famiglia reale a Parigi (6 ottobre 1789). Investito da questa missione da parte del suo stesso sovrano, Gustavo III di Svezia, che aveva nel favorito della regina il suo agente diplomatico segreto, Axel non tardò a convincere l’amata che solo una guerra, civile o esterna, poteva restaurare l’autorità di Luigi XVI. Per questo era però necessario che il re ormai prigioniero alle Tuileries, ritrovasse una sua piena libertà d’azione. Di conseguenza il suo piano di fuga fu pianificato nei minimi dettagli. Tuttavia, il tentativo di evasione della famiglia reale nel giugno del 1791 si concluse miseramente a Varennes, minando in modo irrimediabile la credibilità del sovrano.
Fino al giorno della fuga, Maria Antonietta e Fersen avevano avuto la possibilità di incontrarsi spesso, in pubblico come privato, ma al ritorno da Varennes la sorveglianza sulla famiglia reale e sul suo modestissimo seguito si fece più stretta e i contatti con l’esterno divennero molto difficili. Inoltre, indentificato come il responsabile del piano di evasione, Fersen non poté tornare a Parigi per timore di essere arrestato.
Ai due amanti non rimase altra scelta che scriversi e sono appunto le lettere che riuscirono a scambiarsi tra il 21 giugno 1791 e il 2 agosto del 1792 a venire pubblicate in Italia in questo libro.
Inoltre, la scelta di affiancare al testo delle lettere, accuratamente decifrate e commentate, i facsimili dei manoscritti originali, permette al lettore di essere più vicino alle tensioni emotive, alle difficoltà pratiche degli amanti lontani.
Nel timore che la corrispondenza venisse intercettata, il Conte e la Regina furono costretti ad alternare alfabeti in codice, inchiostri invisibili e a miniaturizzare la grafia per occupare meno spazio sulla carta. In alcuni casi le lettere di Maria Antonietta figurano in una trascrizione probabilmente censurata di Fersen, mentre in quelle autografe le frasi da lui cancellate, coperte con strisce gli inchiostro nero ma leggibili grazie all’aiuto delle tecnologie più avanzate, sono dichiarazioni d’amore. Non meno drammatico è quanto i due amanti si scrissero nel corso di quei tredici mesi che precedettero il crollo della monarchia.
Convinto che solo l’intervento degli altri sovrani europei potesse salvare la corona francese, Fersen spinse Maria Antonietta, lettera dopo lettera, a chiedere aiuto al fratello Giuseppe II, Caterina II di Russia, la regina in Spagna, suggerendo gli argomenti da utilizzare. Il progetto era destinato a fallire perché i sovrani interpellati preferirono aspettare il momento loro più favorevole per invadere la Francia e farne terra di conquista, esattamente ciò che temeva Luigi XVI.
Ma via via che la rivoluzione si radicalizzava e gli eserciti nemici marciavano su Parigi, la situazione dei sovrani - sospettati non a torto di fornire informazioni ai nemici - si fece sempre più precaria. Il 10 agosto 1792 le Tuileries furono prese d’assalto dai sanculotti, il re e la regina costretti a chiedere la protezione dell’Assemblea Legislativa, per poi essere trasferiti nella prigione del Tempio. Ciò simboleggiò la fine della monarchia. Il 22 settembre venne proclamata la Repubblica e dopo il 2 agosto i due amanti non ebbero più modo di scriversi, né di comunicare per interposta persona.
Da allora in poi Maria Antonietta poté fare appello solo al suo coraggio per affrontare una prova cui nessuna regina francese era mai stata sottoposta, prova che affrontò con grandissima dignità.
Fortificata dall’eroismo mistico del marito anche Maria Antonietta cercò conforto nella fede e tra le mura della prigione riuscì a incarnare il paradigma della moglie devota, della madre cristiana.
Non mancò neppure di dar prova dei requisiti necessari ad una vera regina: la dignità davanti alle umiliazioni, la costanza in supportare le sventure, l’eloquenza davanti al tribunale ordinario, il coraggio davanti alla morte.
Né smise per questo di pensare a Fersen e nella lettera indirizzata alla cognata, scritta la notte prima di salire sulla ghigliottina, è certamente da lui che volle prendere commiato, ricordando gli amici da cui era stata separata per sempre e che non aveva mai smesso di portare nel cuore.
Il progetto Rex ha avuto come obiettivo la messa a punto di una strategia metodologica finalizzata a rendere leggibili gli scritti originali, liberandoli dalla censura mediante l’uso di tecniche in grado di differenziare inchiostri relativamente simili, senza distruggere ovviamente i documenti. In questa opera viene spiegato in modo esauriente le tecniche utilizzate per rendere leggibile il contenuto delle lettere e una loro successiva comprensione dei testi.
Le lettere pubblicate in questa opera sono innanzitutto la testimonianza di una forma di esercizio della politica. Sono documenti privati ma presentano campi di ricerca inediti per la storia politica, vista attraverso una prospettiva di genere. Questa corrispondenza assieme ad altri documenti, infatti, riesca ad evidenziare il ruolo delle donne durante la prima fase della Rivoluzione francese. Nel caso Axel von Fersen e Maria Antonietta nelle lettere coesistono, nel medesimo documento, argomenti di sfera pubblica e privata, formule affettuose e lunghi commenti sull’attualità politica.
Il rapporto epistolare è insieme una vibrante testimonianza di una storia d’amore e una tragedia nel cuore della Rivoluzione francese.
Nella sua corrispondenza intima, la Regina si mostra innamorata, ma insieme assolutamente padrona di sé, in grado di passare nel giro di poche frasi da una commovente confessione sentimentale all’analisi della situazione politica estera ed interna.
Una donna ben diversa da quella frivola di tempi della reggia di Versailles. I settanta testi riprodotti in questo libro costituiscono la quasi totalità delle lettere di Maria Antonietta conservate in Francia, altre sono state distrutte in più riprese dalla stessa regina per tutelare la sua incolumità.
Fersen, invece, è un uomo organizzato e meticoloso ed è grazie a questo modo di comportarsi che è possibile conoscere oggi il contenuto delle sue lettere a Maria Antonietta. Purtroppo, anche nel suo caso, lettere e altri documenti sono giunti a noi in modo incompleto, parte sono stati distrutti per evitare che finissero nelle mani dei rivoluzionari.
Da notare che le lettere erano criptate mediante una tavola di cifratura oppure ricorrendo all’utilizzo dell’inchiostro simpatico e sono state inviate tramite persone fidate, oppure utilizzando nomi di copertura o ancora venendo nascoste in alcuni oggetti.
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