Nel I libro delle Metamorfosi Ovidio narra la vicenda di Licaone, Re degli Arcadi, un episodio dal significato emblematico.
Zeus o Giove è detto “il Tonante”: è il signore degli dei, ma può trasformarsi in un uomo. E questo fa quando si accorge della malvagità umana.
Racconta agli altri dei durante il Concilio - introducendo come narratore di secondo grado un flashback - la storia di Licaone, re degli Arcadi, uomo empio e dissoluto, che non ha morale e neppure riconosce gli dei.
La storia di Licaone narrata da Ovidio
Nel suo soggiorno sulla Terra, Zeus viene onorato da tutti come un dio e della sua divinità tutti si accorgono, ma il Re arcade Licaone vuole mettere alla prova il suo status divino e, senza rispetto, imbandisce un desco di carni umane. A questo terribile banchetto invita l’ospite violando molti tabù: empietà verso gli dei, tradimento nei confronti dell’ospite (che era considerato sacro nella cultura mediterranea) e oltraggio a innocenti, come gli ostaggi uccisi per imbandire il convivio.
Su questo punto non tutti i critici sono concordi con Ovidio in quanto altri autori ritengono che Licaone abbia ucciso i propri figli come a suo tempo aveva fatto Tieste con i nipoti. Il problema non è questo, ma la malvagità dell’atto che non rimane invendicato. Adirato Zeus distrugge la reggia e trasforma in un lupo il re arcade.
La metamorfosi - la prima dell’opera ovidiana - avviene in modo istantaneo "fit lupus", "exolulat". L’essere non ha più nulla di umano, è una bestia selvatica che conserva la sua malvagità.
È il primo caso di licantropia nella letteratura occidentale. Non dobbiamo dimenticare che in una società pastorale il lupo era un nemico terribile che uccideva le greggi e di conseguenza rovinava economicamente i pastori.
Era però un animale sacro, che aveva poteri magici e l’uomo che si trasformava in lupo non tornava più alla forma umana e diventava un pericolo per la comunità se non con riti magici.
Il mito di Licaone: analisi e significato
Licaone non è solo un simbolo individuale di malvagità ma anche di un’umanità che si è macchiata di delitti terribili e che deve essere distrutta per rifondarla su basi nuove. È questo il decreto di Zeus.
Ovidio, se leggiamo con attenzione il passo, non dimentica la realtà di Roma: dietro Zeus c’è Ottaviano che attraverso la punizione dei suoi nemici ha restaurato Roma.
Ancora una volta oltre al valore poetico dell’opera delle Metamorfosi, che sempre più si comprende, è presente il valore encomiastico, che però disgraziatamente non renderà più felice la vita del poeta di Sulmona.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Licaone: il mito nelle "Metamorfosi" di Ovidio
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