

Le parole non dette. Un racconto sulla demenza
- Autore: Giuseppe Bonavina
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giraldi Editore
- Anno di pubblicazione: 2025
Una persona malata di demenza perderà, durante la malattia, alcune facoltà come il poter parlare e tante altre; è infatti una patologia progressiva che pregiudicherà la memoria e le altre capacità cognitive. Assistere al declino di una persona amata è vivere quotidianamente un profondo dolore. Giuseppe Bonavina è medico specialista in Neurologia, nato a Tropea, vive ed esercita a Bologna. Nelle librerie dall’11 marzo Le parole non dette (Giraldi Editore, 2025), la storia della malattia della madre dell’autore, del suo lavoro di medico specialista, di coloro che dovranno in solitudine prendersi cura dei propri cari affetti da demenza, della mancanza di assistenza e diseguaglianza, della necessità di servizi sul territorio, di quali siano i diritti e di come garantire il benessere e una buona qualità di vita a chi ne è colpito.
Nel suo racconto della demenza, scrive nella prefazione Nicoletta Gosio, leggiamo tra le righe la personale storia dell’autore, l’alternanza dei ruoli, del pensiero e dell’animo del medico e del figlio, in un intreccio che si snoda di continuo tra informazioni fornite, spunti di riflessione e la profonda umanità che caratterizza il testo in ogni sua parte. Una costante attenzione alla persona malata mantiene aperto il canale di comunicazione, l’unico percorribile che rispetterà la sofferenza e la dignità della persona affetta, ricordando che il malato non sarà mai una tabula rasa. I legami sono la base di ogni cura per l’anziano.
L’autore, attraverso la sua personale vicenda, ci esorta a riflettere su molteplici questioni semplici e complesse legate alla demenza, che per quanto sia oggi la patologia più studiata e si abbiano a disposizione numerosi testi divulgativi, rimane per chi ne soffre e per chi è accanto al malato un’esperienza straziante a cui si può far fronte solo con amore e dedizione.
Le malattie neurodegenerative pongono oggi alla società innumerevoli sfide, in particolare quella dell’impatto socioeconomico dell’assistenza, le conseguenze per i familiari, i caregiver e tanto altro.
Racconterà della madre, dei ricordi legati a lei antecedenti la malattia: pagine che emozionano. Viveva a Tropea nella grande casa familiare dove aveva cresciuto i suoi figli, da dove non si era mai allontanata. Non aveva avuto una vita facile, aveva sempre lavorato in casa, prendendosi cura del marito medico e della sua agenda, e si era fatta carico degli anziani della sua famiglia, dal padre ai suoceri. Una casa che mai avrebbe lasciato, nella quale aveva ricevuto amici e ospitato parenti. Nella fase della sua nuova vita, con i primi segnali della malattia e la perdita di autonomia, si ritrovava a ricordare spesso la sua infanzia e a non riconoscere tempo e realtà, ed era stato difficile allontanarla dalla sua terra.
L’attaccamento alla casa era forte e succede spesso così a molti anziani. La casa è il simbolo del radicamento essenziale e indiscutibile.
Lei è adesso una bambina che trascorre il suo tempo in una struttura assistenziale, in un via vai di figli che sono diventati genitori delle loro madri e padri anziani.
Tutte le volte che vedeva me o qualcuno della famiglia, lei si commuoveva e non so quante delle cose che le ho detto abbia realmente capito, ma io ci ho provato, ho cercato comunque di esserle vicino e penso che in qualche modo sia arrivato tutto.
I legami sono alla base di ogni cura, e il palesarsi della demenza nel contesto familiare è a tutti gli effetti un’esperienza traumatica, una frattura. Le parole non dette racchiude la testimonianza unica e vera di un’esperienza con una malattia invisibile e insidiosa, narra della difficoltà di accettarla e di riconoscerla, una sfida di memorie perdute da affrontare con coraggio, e racconta con sensibilità una nuova realtà nella ricerca della propria madre nella persona malata.

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