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Recensioni di libri

Le parole della notte di Seamus Deane

Elementi romantici e un linguaggio poetico per narrare una storia personale di conflitti che attraverserà la storia d’Irlanda tra eroi, miti e vita quotidiana.

Teresa D'Aniello
Teresa D’Aniello Pubblicato il 30-08-2022
Le parole della notte

Le parole della notte

  • Autore: Seamus Deane
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Feltrinelli

Le parole della notte è il romanzo d’esordio dello scrittore Seamus Deane, scomparso lo scorso anno, compagno di studi di Séamus Heaney e docente universitario di letteratura americana all’University College di Dublino. Nacque a Derry nel 1940 e nei suoi racconti ripercorre la sua infanzia e la sua adolescenza negli anni ’50, di fine guerra, nella sua cittadina al confine tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord.
Il narratore ha solo dieci anni, scrive in prima persona, è il terzo di sette fratelli di famiglia cattolica e operaia e racconta in forma diaristica, dal febbraio 1945 al giugno 1961, le sue vicende personali e la sua terra ricca di miti e leggende.

Le parole della notte (Feltrinelli, 1997, traduzione di Vincenzo Mantovani) è il romanzo più noto di Seamus Deane, con il quale ha vinto numerosi premi in tutto il mondo. Nell’Irlanda post bellica la guerriglia per l’indipendenza irlandese non si era mai fermata e nella città di Derry, sotto il controllo britannico, la città dei falò con più festeggiamenti protestanti che cattolici, la vita era difficile, costretti dalla miseria a emigrare mantenendo vivo la speranza della libertà: chi aderiva all’IRA veniva allontanato dal lavoro e subiva continui controlli da parte della polizia.

Il nostro protagonista saprà raccontare della madre, un ombra che sembrava uscire dalle oscurità, schiacciata dal peso dei segreti di famiglia, convinta che la casa fosse infestata dagli spiriti per cui nella mente del bambino ogni rumore, ogni piccolo passo apparteneva a uno spettro. Del suo gemito di dolore nelle notti che non finivano mai, ricordando i figli non sopravvissuti alle malattie che ogni anno avevano un nome nuovo: difterite, scarlattina, polio, rosolia, meningite.

“Perché il passato non è passato?”

Del padre che lavorava come aiuto elettricista nella base navale britannica, “sulla sua tuta si sentiva l’odore delle banchine”, e dei racconti degli zii nelle sere degli inverni rigidi, storie di giocatori d’azzardo, bevitori, imbroglioni, uomini dell’IRA e dello zio Eddie, il fratello del padre che sparì nell’aprile del 1922. Forse un ribelle o una spia. La sua casa aveva alle spalle dietro nei campi i rifugi antiaerei che nessuno aveva mai usato durante la guerra, e le rovine della grande distilleria, quelle dove aveva combattuto lo zio Eddie, con le vie intorno che parevano soffrire di un’assenza lunga e dolorosa:

“con la distilleria se n’era andato via anche l’odore del whisky vaporizzato e del mattone rosso riscaldato”.

E dei racconti che si tramandavano sulle colline delle fate, dietro i monti di Derry nel Donegal, dei bambini con gli occhi verdi che erano considerati parenti stretti delle fate. E del Campo degli Scomparsi dove si raccoglievano le anime di tutte le persone scomparse o che non avevano ricevuto sepoltura cristiana. Il nostro piccolo protagonista narrerà di quando, accompagnato da un personaggio sorprendente, Crazy Joe, un uomo garbato che canterellava, sorrideva e si toglieva il cappello da passeggio davanti alle signore, entrò nella biblioteca pubblica dell’arte:

“Lo scopo era di dargli un po’ dell’educazione di cui era dolorosamente privo.”

E in biblioteca vide per la prima volta il dipinto di una donna nuda:

“il suo corpo giaceva sopra un velluto scuro ed era insieme scomposto e pudico, i colori delle sue carni erano mescolate come fragranza”.

Amava tanto leggere, la lettura era un modo per aprire le porte della sua immaginazione e lasciarla correre libera, ogni sera andava a letto con un libro e, a lume di candela, sognava un giorno di vedere la città di Chicago, mentre il fratello più grande lo esortava a vivere perché tutto sarebbe diventato solo un ricordo.

“Noi viviamo in un mondo che passerà. Le ombre che questa candela getta sulle pareti di questa stanza sono inconsistenti come noi. Ingiustizia, tirannia, libertà, indipendenza nazionale, anche queste sono realtà che svaniranno perché non sono realtà fondamentali, e l’unica vita che val la pena di vivere è una vita vissuta alla luce dei principi primi."

Elementi romantici e un linguaggio poetico per narrare una storia personale di conflitti che attraverserà la storia d’Irlanda tra eroi, miti e vita quotidiana. I segreti di famiglia, così terribili, e un passato schiacciante saranno i temi ai quali il nostro piccolo protagonista non vorrà sottostare, fuggendo dapprima con la fantasia che gli offriranno i libri, e poi con gli studi che lo porteranno all’università di Belfast,

“felice di aver creato una distanza tra me e i miei genitori che era diventata il mio unico modo di amarli”.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le parole della notte

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