La teologia del cinghiale
- Autore: Gesuino Nèmus
- Genere: Libri da ridere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2015
Terra misteriosa e irresistibile la Sardegna di Gesuino Nèmus che, nel suo romanzo d’esordio “La Teologia del cinghiale” (Elliot, 2015), ce ne regala un ritratto indimenticabile.
La storia inizia a essere raccontata all’indomani dello sbarco sulla luna, nel luglio del 1966, nel piccolo paese di Telèvras, nell’entroterra sardo. A partire da quel giorno, infatti, iniziano ad accadere degli avvenimenti alquanto strani, misteriosi, che coinvolgono soprattutto due personaggi, due ragazzini: Matteo Trudìnu, il figlio geniale di un delinquente latitante, e Gesuino Nèmus, un orfano che non parla e scrive soltanto, con qualche rotella fuori posto. A prendersi cura di entrambi è il prete gesuita del paese, don Cossu, che insieme al maresciallo dei carabinieri De Stefani, trasferitosi in quei luoghi dimenticati da Dio direttamente dal nord del continente, e al carabiniere scelto Piras, formano un trittico esilarante di personaggi che non lasciano un attimo di respiro al lettore, fra risate, spunti di riflessione e veri e propri momenti di commozione.
L’evento scatenante è il ritrovamento del cadavere del padre di Matteo, scomparso da settimane dopo essere stato coinvolto in un sequestro di persona, evento che non solo sconvolge l’intero paese, ma che da il via a tutta una serie di situazioni equivoche al limite dell’assurdo. Ad occuparsi delle indagini sono proprio il maresciallo piemontese De Stefani, don Cossu e Piras, i quali verranno risucchiati presto in una spirale di complicazioni che, con il loro ritmo battente, rendono “La Teologia del cinghiale” pari all’esecuzione di un’orchestra d’eccezione, al termine della quale tutti i nodi verranno al pettine, con tanto di colpo di scena finale. Un romanzo esilarante, questo del sessantenne Gesuino Nèmus, pseudonimo dello scrittore Matteo Locci, che mescola modernità e tradizione alla magia di una regione, la Sardegna, che sembra tanto immobile quanto in anticipo sugli eventi.
“Abbassare la serranda di un bar a Telèvras, senza dire niente a nessuno, alle otto del mattino, voleva dire due cose: la Russia aveva invaso la Sardegna e bisognava andare in piazza a festeggiare, o era successo qualcosa di veramente, ma veramente grave”.
La teologia del cinghiale
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