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Recensioni di libri

La ricerca di Michel Foucault di Hubert L. Dreyfus, Paul Rabinow

L’originale prospettiva filosofica di Michel Foucault illustrata in un saggio che ne individua le principali radici teoriche e delinea le coordinate fondamentali di un percorso che prendendo le mosse dallo strutturalismo arriva alla genealogia e all’analitica interpretativa.

Simone Casavecchia
Simone Casavecchia Pubblicato il 16-10-2014

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La ricerca di Michel Foucault

La ricerca di Michel Foucault

  • Autore: Hubert L. Dreyfus, Paul Rabinow
  • Genere: Filosofia e Sociologia
  • Categoria: Saggistica
  • Anno di pubblicazione: 2010

Riconosciuto come uno dei migliori studi dedicati all’opera del filosofo francese e tutt’oggi citato nel sempre più vasto panorama di ricerche a lui dedicate, La ricerca di Michel Foucault (La Casa Usher, 2010) di Hubert L. Dreyfus e Paul Rabinow illustra in una prospettiva diacronica il pensiero dello studioso francese, sorretto dall’intento dichiarato di leggere tale parabola concettuale alla luce di una specifica convinzione che si configura come la tesi portante del saggio: la ricerca di Michel Foucault sarebbe caratterizzata da uno netto spostamento che da un’iniziale vicinanza allo strutturalismo lo condurrà a elaborare un’originale approccio denominato analitica interpretativa.

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Da un’iniziale vicinanza all’ermeneutica heideggeriana, Foucault giunge ben presto, già nella Storia della follia e in Nascita della clinica ad analizzare specifiche istituzioni sociali, come il trattamento dei folli e la medicina e, soprattutto, le pratiche discorsive – ovvero gli atti linguistici seri, quelli aventi uno statuto scientifico - di taluni periodi storici che hanno dato luogo a un discorso sulla follia o sulla medicina. Come il filosofo chiarirà nell’Archeologia del sapere, il saggio metodologico che segna lo spartiacque della sua produzione, nella prima fase della sua riflessione l’interesse è concentrato sulle pratiche discorsive delle scienze umane, ovvero delle scienze dubbie, ritenute qui delle scienze autonome, dotate di un’autoregolamentazione interna e di cui non si indaga la veridicità dei loro enunciati, considerati, in prospettiva strutturalistica come dei discorsi-oggetto. Si tratta di una teoria ortogonale ad ogni disciplina, di cui si analizzano i concetti privilegiati, i soggetti legittimati a esprimersi e le strategie utilizzate per mettere in campo pretese di verità giustificate.

Come chiariscono Dreyfus e Rabinow, questa prospettiva metodologica viene a cadere per due ordini di ragioni:

“In primo luogo, il potere causale attribuito alle regole che governano i sistemi discorsivi non è intelligibile, e di conseguenza il tipo di influenza esercitato dalle istituzioni sociali, pur essendo sempre stata al centro degli interessi di Michel Foucault, risulta altrettanto incomprensibile. In secondo luogo, nella misura in cui Foucault considera l’archeologia come un fine in sé, egli si preclude la possibilità di sorreggere i propri interessi sociali, mediante il ricorso all’analisi critica”.

Proprio questi interessi sociali saranno tra le ragioni principali che porteranno Foucault a ripensare il proprio metodo, con un distacco dallo strutturalismo a cui farà da contraltare un avvicinamento a Nietzsche e alla genealogia che costituirà il presupposto metodologico per dar vita a quell’analitica interpretativa riconosciuta come il suo peculiare approccio teorico.

In Sorvegliare e punire e nei volumi della Storia della sessualità saranno esaminate e problematizzate le relazioni che intercorrono fra la verità elaborata dalle scienze umane, il potere come elemento onnipervasivo della modernità, soprattutto capitalistica e il corpo come teatro in cui questo potere si esercita. Se l’archeologia viene abbandonata come metodo generale, rimane comunque come un valido strumento utilizzato per isolare gli oggetti del discorso e per permettere di chiedersi in che modo sono utilizzati questi discorsi e che ruolo hanno nella società.

Foucault analizza storicamente fenomeni come le prigioni, la confessione, le architetture carcerarie, in altri termini

“concentra la propria analisi su quelle pratiche culturali nelle quali il potere e il sapere vengono a intrecciarsi, e all’interno delle quali viene prodotta anche la nostra attuale comprensione dell’individuo, della società e delle scienze umane (…) inizialmente occorre studiare quelle scienze dubbie, totalmente immerse nelle pratiche culturali, (…) e poi occorre analizzarle in modo da poter rivelare che anche la verità è una componente fondamentale del potere moderno”.

È questa la specifica posizione di Foucault – l’analitica interpretativa o dechiffrement – secondo la quale le pratiche sociali hanno un’intelligibilità radicalmente diversa da quella che ne hanno gli attori.

Il saggio, scritto da due allievi berkeleyani di Foucault quando il filosofo era ancora in vita, fu apprezzato per la per la sua chiarezza e per la sua profondità dallo stesso Foucault che arricchisce il volume in prima persona con due saggi brevi (Perché studiare il potere: la questione del soggetto e Come si esercita il potere?) e un’intervista in cui il filosofo delinea la traiettoria dei suoi ultimi scritti dedicati all’estetica dell’esistenza e alle tecnologie del sé.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La ricerca di Michel Foucault

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