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Recensioni di libri

La notte è infinitamente vuota di Annemarie Schwarzenbach

Il Saggiatore, 2014 - Una raffinata scrittura che ci consegna un ritratto di una delle autrici forse meno conosciute della letteratura mitteleuropea, ma senza dubbio una delle protagoniste più rilevanti della vita culturale bohémien.

Teresa D'Aniello
Teresa D’Aniello Pubblicato il 06-11-2014

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La notte è infinitamente vuota

La notte è infinitamente vuota

  • Autore: Annemarie Schwarzenbach
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Il Saggiatore
  • Anno di pubblicazione: 2014

“Passo metà delle mie notti a leggere… I lampioni illuminano la mia stanza come il chiaro di luna. No, non mi rendono sonnambula, ma combinati con i diversi rumori della strada mi tengono sveglia per qualche ora fino a che le cose lette e i pensieri non si mescolano per formare un sogno più o meno bello.”

Quando mi reco in libreria non mi soffermo quasi mai a guardare i libri nelle collocazioni centrali, per intenderci quelle ben allestite dei primi venti bestseller in classifica, bensì mi aggiro con molta curiosità altrove, negli angoli meno visibili. Si possono trovare sparsi gli uni sugli altri romanzi di giovani autori, saggi storici, libri d’arte e di musica, e si scopre per caso in un punto nascosto di un ripiano un libro bellissimo come questo. Mi accade, nello scegliere, di rimanere colpita dal titolo o dalla foto in copertina, ed è ciò che mi è successo: sono stata attratta dal titolo e dal bel viso dell’autrice.
Annemarie Schwarzenbach è una scrittrice del primo Novecento, nata nel 1908, laureatasi giovanissima in Letteratura all’Università di Zurigo e alla Sorbona. Un’autrice che amava leggere e scrivere e che ha viaggiato ovunque, in America come in Asia e in Africa, alla scoperta di terre, colori, gente e suoni. La sua passione per la fotografia e per il giornalismo le farà intraprendere viaggi impossibili, come quando alla guida della sua automobile, in compagnia della sua cara amica, si diresse lungo le strade di sabbia dell’Afghanistan, da Herat a Kabul (così tristemente note per noi), un tempo meta di esplorazioni geografiche.
Una donna bellissima, passionale e piena di talento, ma fragile e tormentata, che morirà a soli trentaquattro anni per i postumi di un incidente.

“Tutte le nostre sofferenze le patiamo in segreto per qualcuno che ci amerà. Tutto ciò che facciamo lo facciamo in segreto per questo qualcuno.”

Annemarie Schwarzenbach, figlia di un ricco industriale della seta, la cui madre era una lontana cugina del cancelliere Bismarck, ha conosciuto e frequentato fin da piccola, nella residenza di famiglia in Svizzera, artisti di grande fama come Arturo Toscanini, Hermann Hesse, Richard Strauss, spesso ospiti nella sua casa. Amò scrivere fin da giovanissima, ma la sua passione era in antitesi con la volontà della madre che riteneva il suo solo un passatempo che non l’avrebbe portata da nessuna parte.
Non sapeva opporsi, la giovane Annemarie, alla volontà genitoriale, anche quando, dichiarando la sua omosessualità, la madre contrastò la sua relazione con Erika Mann, figlia dello scrittore Thomas Mann. Tutta la sua breve esistenza è stata sempre votata alla ricerca di una sua personale affermazione e di una propria indipendenza.

La notte è infinitamente vuota (Il Saggiatore, 2014) è un suo racconto, molto autobiografico, degli anni vissuti a Parigi, quando era studentessa alla Sorbona. Ursula, la protagonista, narra in prima persona delle mattinate trascorse all’università per seguire le lezioni, dei sogni di quando si è studenti con il futuro alle porte, e del suo amore per Jacqueline. Racconta le passeggiate notturne sui boulevard, sedersi al tavolino di un caffè, le corse in automobile e le sere al Coupole a vedere lo spettacolo della bella Lena, la femme fatale che con la sua danza incantava tutti. Descrive l’incontro con l’affascinante Hochberg, un uomo elegante e colto, che amava parlare lungamente dei suoi viaggi: l’Asia, le traversate oceaniche e la Valle dei Re in Egitto. Ursula raccoglie i suoi pensieri e scrive della notte, di un tempo inesorabile e ciclico che attende di essere trascorso fino al momento in cui non arriva il giorno, e degli irrealizzabili desideri che si mostrano come ombre notturne in attesa di nuova luce che li farà svanire.

“Un giorno è passato, seguito da una notte di luci su strade e piazze e di silenziose ombre sul mondo che riposa. Dopo aver dormito, all’alba del nuovo giorno ci si alza, ci si veste e ci si mescola come sempre alla gente. Nessuno nota niente di particolare. Salvo il fatto, forse, che da oggi si sorride di meno, ma è un dettaglio appena percepibile. Forse si sono prodotti altri cambiamenti, lo sguardo è un po’ più fisso, ci si perde nei propri pensieri o si stringe più forte il volante, come se si fosse presa una decisione."

Un racconto appassionante di memorie, fatti e personaggi. Uno scrigno che racchiude l’intimità di una donna, vissuta tra la prima e la seconda guerra mondiale, che vivrà le nostalgie di un secolo fortemente segnato da luci e ombre. Una raffinata scrittura che ci consegna un ritratto di una delle autrici forse meno conosciute della letteratura mitteleuropea, ma senza dubbio una delle protagoniste più rilevanti della vita culturale bohémien. Una lettura consigliata.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La notte è infinitamente vuota

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